38. Jungkook

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Jimin sta cercando di comportarsi normalmente quando invece avrebbe davvero bisogno di sciogliersi un po'. E mi dispiace dirlo, ma purtroppo l'alcol è l'unico che lo può aiutare. Ecco perché quando mi chiede cosa voglio da bere non protesto dicendo che è ancora presto per iniziare ad alzare il gomito, ma rispondo tranquillamente facendo la mia ordinazione e rimanendo seduto.

Tuttavia mi pento di averlo lasciato da solo, perché qualche minuto dopo lo vedo fermarsi in mezzo alla pista dove qualcuno sta ballando. 

Si avvicina a quel ragazzo per sentire meglio cosa sta dicendo, data la musica alta, e poi sorride. Che cazzo ha da sorridere? Ad un altro ragazzo, oltretutto appena conosciuto. Anzi, non lo conosce neanche, probabilmente non sa neanche il suo nome.

Sento il sangue ribollire a causa della rabbia, quindi mi alzo senza pensarci e mi dirigo verso di lui.

Io: "Holaa!" dico una volta arrivato. "Jimin, chi è il tuo amico?" domando sorridendo in modo falso, cercando di nascondere la rabbia che sta crescendo dentro di me.

"Mi chiamo Kim Namjoon, piacere" risponde lui porgendomi la mano. Gliela stringo diffidente, sempre col mio sorriso falso stampato in faccia, e lo sento aggiungere: "Tu sei...?"

Io: "Il migliore amico di Jimin" rispondo fissandolo con uno sguardo di sfida.

J: "Jungkook, Namjoon-Hyung è un mio amico di infanzia, eravamo vicini di casa."

Capisco... beh, non mi interessa il fatto che già si conoscessero, anche se questo cambia leggermente le cose. Fatto sta che per me è un rivale, siccome ha fatto sorridere Jimin e io quel sorriso l'ho visto, l'ho sentito... l'ho sentito bruciare.

Io: "Strano, non ho mai sentito parlare di lui..." dico. So che non è vero. Mi ricordo, molto vagamente, di un certo Namjoon... solo non voglio che pensi di essere importante, o alla mia altezza.

J: "Te ne avrò parlato mille volte" dice lui esagerando al contrario. Jimin, non mi sfidare.

Devo cambiare argomento. Assolutamente. Adesso.

Io: "Piacere di averti conosciuto. Però ora, se non ti dispiace..." cingo la vita di Jimin con un braccio per poi camminare verso il nostro tavolo.

Jimin si volta verso il suo amico, sicuramente per scusarsi, ma cammina insieme a me senza obiettare. Beh, almeno finché non si siede.

J: "Si può sapere cos'hai ogni santa volta? Stavo parlando con un mio vecchio amico, di cui sicuramente ti ho parlato. Più volte."

Io: "Lo so, me lo ricordo anche io, ma non mi piaceva come ti stava guardando e dovevo annullare le sue speranze. Inoltre avevo programmato di passare questa serata io e te, non io, te e l'amico d'infanzia."

J: "Uno: non mi stava guardando in nessun modo strano, paranoico del cavolo. Due: tu non sei nessuno per annullare agli altri le loro speranze su di me. Ammesso che ce ne fossero di speranze, dato che Namjoon-Hyung è sempre stato un amico ed è fidanzato da anni. Forse tra poco si sposa pure. E tre: stasera - ed è l'ultima volta, sia chiaro - te la faccio passare, mi sento buono."

Io: "Ma grazie mille!" rispondo come se davvero mi avesse fatto un favore.

J: "Che palle, perché fai così? Sembra che tutto ti sia sempre dovuto!"

Io: "Questa serata sì, perché ripeto: ti ho chiesto di uscire per stare con te, e basta."

J: "E cosa faresti se arrivasse qui il tuo amico? Lo cacceresti via perché devi 'stare con me'?" chiede mimando con le dita delle virgolette in aria.

Io: "Lo saluterei e gli chiederei cortesemente di andarsene."

J: "Beh, anche io lo stavo salutando, ma tu devi sempre fraintendere ogni cazzo di cosa. Sempre, ogni volta. Pensi che ogni volta che parlo con qualcuno quella persona ci stia provando. Come se fossi capace di andare a letto col primo che mi parla. Sei geloso di ogni singola persona, anche delle ragazze tra un po'. Non puoi impedirmi di parlare con chiunque. Come tu puoi parlare con me senza provare assolutamente niente, così possono farlo anche altre persone."

Io: "Okay, hai finito?" chiedo, cercando di mandare giù l'ultima frase senza perdere la calma o strozzarmi con la saliva.

J: "Non dirmi che ho parlato a vuoto per tutto questo tempo!" dice sbuffando una risata isterica.

Io: "Non puoi pretendere che io ascolti ancora, dici sempre le stesse cose!" lo accuso.

J: "Perché tu fai sempre le stesse cose" ribatte lui deciso. Penso che stasera torneremo a casa litigando. "E il fatto che tu mi abbia fatto parlare a vuoto senza ascoltarmi neanche per un secondo mi fa incazzare ancora di più."

Io: "Non hai parlato a vuoto... ti ho sentito."

J: "Tu non mi devi sentire, mi devi ascoltare. Perché se senti solo quello che dico, senza ascoltarlo, allora smetto direttamente di parlare con te" dice premendo sul mio punto più debole. Sa quello che sta facendo e lo so anche io, sono consapevole che sta premendo quel tasto per far sì che io ceda. Ma anche se lo so, cedo. Perché mi fa sempre male, mi uccide ogni dannata volta quando mi dice che non riesce a parlare con me. Ogni santa volta.

Io: "Okay, okay... hai ragione" rispondo. "Lo so che sono troppo geloso e che fraintendo, sempre."

J: "Almeno so che mi hai ascoltato davvero."

Io: "Io ti ascolto sempre..." ed è vero. Io lo ascolto, solo che molte volte faccio comunque di testa mia. Il che non equivale proprio alla definizione esatta di 'ascoltare', però lo ascolto. Sì, lo ascolto.

Io: "Adesso ci possiamo bere il drink insieme? E passare una bella serata dimenticando quello che è successo finora?"

J: "Credo di sì" risponde distogliendo lo sguardo dal mio e mandando giù il suo drink velocemente, senza neanche lasciarmi il tempo di prendere in mano il mio bicchiere. Prima pensavo che un po' di alcol gli avrebbe fatto bene, ma ora ho cambiato idea: stanotte l'alcol rovinerà tutto.

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Spazio Autrice:

Hola, finalmente sono riuscita a postare sto capitolo!!! Ora posso eliminare l'avviso ahaha
Lo so che questi sembrano solo capitolo di passaggio e un po' lo sono, ma portate pazienza ancora un pochino, per favore.

Grazie per le 2.3k views, siete la mia gioia <3

&quot;heaven in hiding&quot; ~ (KookMin) ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora