Capitoli 12

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Alexander pov.

Avevo trascorso una serata bellissima.
Hope si era presentata alla mia porta, portando le pizze. Aveva avuto il pensiero per me.
Ultimamente passavamo molto tempo insieme. Avevamo trascorso alcune settimane a conoscerci come amici. Ma le mie sensazioni e sentimenti verso di lei andavano ben oltre. Il suo corpo e la profondità dei suoi occhi mi incantavano sempre. La sua voce era musica per le mie orecchie. Averla vicina, mi faceva sentire libero. Libero di essere me stesso. Libero di essere quel ragazzino che voleva scoprire il mondo. Mi faceva sentire John Trevor, il vero me.
Mi spaventavano queste emozioni anche perché non potevo averle per lei, per la piccola sorellina di Robert. La stessa di cui lui, mi parlava sempre. La stessa ragazzina che lui aveva cresciuto e poi era piccola per me aveva 21 anni io quasi 32 . L'età era solo un numero, questo lo sapevo, ma ero bloccato. Bloccato perché ero costretto a mentirle in parte, non potevo coinvolgermi in un sentimento, forse più grande di me..
Provavo qualcosa per lei, ormai ne ero consapevole,ma non potevo metterla a rischio ed era per questo motivo, che avevo deciso che da quella sera in poi, avrei messo le distanze da lei, ma non riuscivo a non pensarla.

La pensavo e la ripensavo, era fisso nella mia mente quel bacio sulla mia guancia. Mi aveva salutato così quella sera. Era un bacio innocuo eppure mi aveva trasmesso , tante di quelle sensazioni che non riuscivo a capacitarmene. I miei pensieri però si bloccarono al suono del campanello di casa. Controllai la videocamera all'entrata . Era Hope sconvolta e con il viso pieno di lacrime.
Corsi giù per le scale e come apri il portone, si fiondò completamente tra le mie braccia. Il suo corpo era tremante, i suoi occhi rossi e gonfi, il labbro era leggermente tagliato all' angolo, segno che se l' era torturato dal nervoso.

" che è successo Hope.."

Non rispose era troppo agitata e frastornata. Decisi così di prenderla a mo di sposa e di portarla nella mia camera.
Adagiai il suo corpo con calma sul letto, e io insieme a lei di fianco. Portai la sua testa sul mio petto e iniziai ad accarezzarle il viso per poi toccare i suoi bellissimi capelli, giusto il tempo per tranquillizzarla.

" Sei più calma adesso?"

Alzò il suo busto e si mise difronte a me, mise le mani nelle tasche, sfilando dei fogli per poi mostrarmeli.
Iniziai a leggere. Erano dei documenti di adozione da parte della famiglia Miller, la sua famiglia. Adozione di una bambina nata il 16 aprile del 1999 nel Children's Hospital.

"Sei stata adotata Hope?" Chiesi quasi in un sussurro.

La vidi trasalire, forse temeva proprio quel pensiero.

" Non lo so Alex, io sono nata il 7 Maggio, non penso sia io.."

" Dove hai trovato questi documenti..?"

" Domani devo recarmi in ospedale , per una visita di controllo e mi servivano le mie vecchie analisi, frugando nel casetto ho trovato queste.."

Restai fermo a pensare, per un attimo pensai ai documenti che mi aveva rilasciato Robert. In quei file la bambina di Isabel era nata proprio il 16 Aprile del 1999 lo stesso anno in cui era nata anche Hope e nello stesso ospedale . Troppe cose coincidevano. Troppi dubbi.

" Alex, mi devi aiutare, sei un poliziotto giusto? Allora aiutami a scoprire la verità voglio sapere, ho una sorella? O sono io quella bambina? Ti prego aiutami.. Aiutami a capire la verità.."

Rimasi in silenzio, mentre nella mia mente elaboravo il tutto facendomi mille ipotesi.

" Hope ti aiuterò, però devi promettermi una cosa.. non devi dire nulla ai tuoi genitori di questi documenti.. adesso farò delle fotocopie, dopo di che rimetterai i documenti originali dove li hai trovati e farai finta di nulla ok?"

Pianse di nuovo e poi mi abbracciò, restammo così per un tempo indefinito ognuno nei propri pensieri.
Forse ero vicino alla verità, avrei scoperto cosa si nascondeva dietro quei documenti e forse quella volta era la volta buona, che riuscivo a capire il perché Hope si trovava in pericolo. Perché Rob la controllava e la proteggeva perennemente, ma soprattutto da chi?

Si addormentò tra le mie braccia. Cosi decisi di adagiarla sul cuscino, in modo tale che si trovasse più comoda, mentre io mi recai nella stanza di fianco per prendere il mio portatile. Avevo fatto delle fotocopie in più anche delle foto che poi trasferì nel microchip. Ad un tratto mi venne in mente di quel filmato. L'unico filmato presente nei file che mi aveva affidato Rob. Lo vidi una decina di volte, e poi mi resi conto che in basso sulla destra compariva una piccola data .

16 aprile 1999 .

Quindi quella bambina fu presa lo stesso giorno della sua nascita. Poi rividi di nuovo quell'uomo e la sensazione che io lo avessi già visto si fece strada di nuovo.
Erano ormai le sei passate, decisi di svegliare delicatamente Hope, doveva ritornare a casa, posare i documenti al proprio posto e non doveva far sapere ai suoi che non aveva dormito nella sua stanza. Dopo averla consolata e coccolata per poi rassicurarla che avrebbe saputo la verità la lasciai andare.
Io invece, crollai sul divano. Non avevo dormito, ero stanco.

Mi svegliai di soprassalto avevo sognato i miei genitori il giorno in cui chiusero definitivamente il processo.
Ero sudato, agitato. La mia mamma e il mio papà non erano mai apparsi nei miei sogni, mai li avevo sognati.
Decisi di farmi una doccia fredda, giusto per schiarirmi le idee.
Dopo essermi vestito e mangiato qualcosa, mandai i documenti di adozione ad un mio collega fidato, lo stesso che avevo chiesto di aiutarmi le volte precedenti .Diciamo che aveva un grosso debito con me, e avrebbe avuto la bocca chiusa, visto che conoscevo molte cose sul suo conto che per nessun motivo voleva che venissero scoperte.

Più che debito era un ricatto.

Ripresi il computer e per la milionesima volta vidi il video e poi ricordai, ricordai quel volto.

Flashback

Mamma perché devo venire con te? voglio giocare con i miei giochi..

" John non puoi oggi è un giorno importante, se fai il bravo da oggi resteremo più tempo con te sia io che papà, ma mi devi promettere che te ne starai buono in tribunale nel tuo posto preferito, e non ti farai vedere da nessuno come sempre d'accordo?"

La mamma voleva sempre che io fossi con lei aveva paura, paura che durante i suoi processi, io fossi in pericolo. Quel giorno era importante per i miei genitori, mi avevano spiegato che quello stesso giorno tutto sarebbe finito e io non sarei più ritornato qui su, su questo balcone che mi permetteva di vedere i miei genitori lavorare.

Un tonfo e delle grida, mi fecero spaventare. I miei occhi erano fissi su quegli uomini che entrarono dalla porta sinistra della sala, erano ammanettati e delle guardie li accompagnarono alle piccole celle che si trovavano nella parte ovest del tribunale. Erano più o meno una decina e solo uno mi colpì :aveva un taglio profondo lungo la guancia e guardava fisso un uomo seduto, in mezzo alle altre persone . Vidi un piccolo cenno del capo, dopo di che lo stesso uomo si alzarò girandosi verso l'uscita e fu li che vidi il suo volto.

Fine flashback

Ecco dove avevo visto quell' uomo.

La stessa persona che quel giorno uscì dall'aula dopo aver avuto il consenso dall'uomo scheggiato.

N

Beyond appearances - Oltre le apparenzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora