ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 3 𝑨𝒍 𝒅𝒊 𝒍𝒂̀ 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝑴𝒖𝒓𝒂

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Alle prime luci dell'alba, il suo precario sonno senza sogni venne interrotto da uno stuolo di serve che invase gli appartamenti per rassettare, pulire e preparare le valige della sua partenza imminente

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Alle prime luci dell'alba, il suo precario sonno senza sogni venne interrotto da uno stuolo di serve che invase gli appartamenti per rassettare, pulire e preparare le valige della sua partenza imminente.

Dopo essersi destata in malo modo fu quasi gettata di forza nella vasca da bagno, riempita all'orlo con acqua tiepida, saponi e oli di fragranze floreali.

Rimase del tutto immobile mentre le cameriere presero a strofinarla, strigliarla e pettinarla fino all'inverosimile.

Una volta asciugata o per meglio dire, tamponata con morbidi lenzuoli di lino, le porsero la biancheria di candido pizzo. Successivamente l'aiutarono a indossare il pesante e costosissimo vestito verde foglia, scelto appositamente per la sua partenza.

Fu fatta sedere dinanzi alla specchiera e mentre alcune laboriose donne le cospargevano il viso di cipria, tingendo poi le labbra con un pigmento rosso ciliegia, le altre misero mano ai suoi lunghi e fluenti capelli, intrecciandoli con perle e nastri colorati.

Natalia assistette impotente alla sua trasformazione e più si accorgeva di quanto si stesse abbellendo, più il cuore le procurava delle fitte di dolore indescrivibile.

Quando, ore dopo, le serve finirono di trattarla come una bambola, fu libera di alzarsi in piedi, sentendosi in qualche modo ostacolata da tutto quell'ingombro a cui non era abituata.

«Questo la proteggerà dal vento, Vossignoria.» Gracchiò una vecchia donna, fissandole saldamente sulla testa uno sfavillante copricapo di pizzi e piume. Era munito di un leggero velo che calava dolcemente sul viso.

La fanciulla non ebbe nulla da ridire al riguardo, anche se detestava indossare quel genere di accessori.
Tuttavia, preferì godere di quella protezione in più che le celava parzialmente lo sguardo dagli estranei.

«Sono pronta.» Mormorò pacata. Infilò alle mani due graziosi guanti di velluto, per poi stringere tra le dita il ventaglio che le era stato preparato sopra la cassettiera.

Avanzò qualche passo verso l'uscita della camera, passando in mezzo alle due file in cui si era ordinatamente disposta la servitù.

«Lucille, vieni?» Chiese in un sussurro, voltandosi verso la dama. Ella però, la guardava con occhi dispiaciuti, le mani congiunte all'altezza dello stomaco.

«Signorina, a dire la verità io non ho il permesso di venire con voi.» Ammise piegando il capo mortificata «Devo presenziare qui fino al ritorno del Principe Ardeo.»

Un tuffo al cuore, altro dolore.

«Non puoi proprio fare altrimenti?» Domandò Natalia con aria smarrita, ritenendo impossibile che non le fosse concessa la presenza della sua dama da compagnia.

«Questi sono gli ordini.»

Abbassò il capo, affondando le unghie nel ventaglio che impugnava.

«Capisco.»

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