ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 40 𝑰𝒏 𝑽𝒊𝒏𝒐 𝑽𝒆𝒓𝒊𝒕𝒂𝒔

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Dopo quelle che erano sicuramente delle ore, sollevò la schiena dal divano solo per sporgersi verso il tavolino

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Dopo quelle che erano sicuramente delle ore, sollevò la schiena dal divano solo per sporgersi verso il tavolino.
Prese una bottiglia, la prima che le sue dita riuscirono ad afferrare. La stappò con un movimento secco della mano e l'odore del vino stuzzicò immediatamente le sue narici.

Il tappo lo lanciò a un lato della stanza.

Riempì il bicchiere per metà e si lasciò di nuovo sprofondare nei cuscini.

L'avvicinò alle labbra e bevve un sorso.

Era disgustoso, ma non era colpa della qualità del vino.

I suoi occhi blu, di norma così brillanti, erano come due vetri opachi. Un po' per l'umore, un po' per l'influenza dell'alcol.

Cosa poteva essere andato storto?
Proprio non capiva. Per giorni si era sforzato, ma rimaneva un quesito a cui non riusciva a venirne a capo.

Si concesse un altro sorso.

Lo saggiò un po' nella bocca, rimescolandolo con la lingua. Deglutì.

Proprio non gli piaceva quel vino.

Vuotò il bicchiere e ne riempì un altro. Sbatté la bottiglia sul tavolo, facendo tremare il cristallo.

Con una mano si massaggiò nervosamente le palpebre stanche. Se pensava a quanto c'era andato vicino...

Proprio non riusciva a farsene una ragione. Cosa aveva sbagliato?

Con la bocca di nuovo piena ripercorse passo passo l'accaduto, tentò di ricordare tutto nei dettagli. Mando giù e liberò i polmoni in un sospiro esausto.
La testa aveva iniziato a farsi pesante già dopo i primi tre bicchieri, era ben oltre la sua soglia di tollerabilità.

Non c'era verso. L'aveva avuta nel palmo delle sue cinque dita, in quel momento credeva si fosse finalmente calmata. Non aveva mai fallito prima.

Era riuscito a condurla alla condizione emotiva più prossima al perdono. Aveva calcolato ogni cosa, ogni sfumatura. In parole povere, lo aveva reso reale. Cosa diamine aveva sbagliato?

Poi c'erano gli occhi di Natalia che lo guardavano in quel modo...

Un conato di vomito gli risalì la gola, acido di bile. Lo rimandò giù.

Doveva esserci una soluzione.

«Balder!»

La porta si aprì e una dama entrò nella stanza ondeggiando nelle pieghe dell'abito lilla.
Gigliola si tolse i guanti e li posò sul mobile accanto all'uscio, prima di dirigersi verso il centro del soggiorno.

Quando lo vide non proseguì d'un passo, alzando le mani per il disgusto.

«Oh mio Dio! Guarda in che condizioni ti ritrovi!»

Lui le rivolse un'occhiata scocciata dal divano. Portò il bicchiere alle labbra e ingurgitò un altro po' di vino.

Lei guardò con disappunto la camicia sgualcita che indossava, tenuta insieme da due soli bottoni sullo stomaco, aperta sul petto, lasciava scoperto il torace scultoreo. Le maniche erano arrotolate in modo disordinato fino ai gomiti e il tessuto, che una volta doveva essere bianco, era impregnato da diversi schizzi violacei di bevanda.

L'Ombra dell'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora