Gli uomini.
Per quanto potesse considerarli degli esseri di una semplicità quasi sgradevole, c'è ne erano alcuni inevitabilmente più complicati. Altri invece, sembravano solo essere usciti dallo stesso, identico stampo.
«Dov'è la mia vestaglia?»
Gigliola roteò gli occhi al soffitto, picchiettando spazientita il piede sul pavimento.
Nell'attesa storse il naso, annusando la seta candida che scendeva morbida sulle spalle. C'era odore di tabacco.
«Dio, voglio solo levarmi di dosso questo vestito...»
Si voltò verso le trine del paravento.
«Alloraaa! Quanto devo aspettare ancora?»
L'inefficienza della sua servitù la lasciava troppo spesso allibita. Alla residenza della madre era stata abituata ad un trattamento mille volte migliore.
«Ecco a voi, Altezza.»
Lei liberò un sospiro all'arrivo della solita cameriera.
Mosse un cenno veloce del capo.
«Posala lì e poi aiutami con i nastri del corpetto. Per il resto faccio da sola.»
Ascoltò il fruscio del tessuto mentre la serva snodava le stringhe. Finalmente i polmoni ebbero un po' di più spazio per respirare. Poi, fece scivolare con riluttanza un braccio attraverso la manica.
«Quanto puzza questo coso...»
Ecco perché odiava i festini privati, dove ogni troglodita di rispetto teneva in bocca uno di quegli orrendi sigari.
«Lavalo o brucialo, non lo voglio qui» toltasi l'abito, lo consegnò alle mani della cameriera senza pensarci un secondo di più. Era tardi ma doveva assolutamente farsi un bagno.
Ebbe, però, a malapena il tempo necessario per allentare la sottoveste.
Alla porta risuonarono dei colpi sicuri e svelti. La principessa si sbilanciò in un sibilo.
«Uugh~ che altro c'è adesso!»
Ma sapeva esattamente chi fosse. Il suo arrivo era stato scritto da tempo. Aveva solo aspettato che rientrasse negli appartamenti per palesarsi.
Qualcuno fece scattare la maniglia.
«Gigliola, sono io.»
Un volto noto fece capolino nella stanza, sbucando con cautela dall'uscio socchiuso.
Neanche facendolo apposta si sarebbe potuta sbagliare.
«Gigliola?»
Ad accoglierlo, il silenzio. Era troppo irritata per rispondergli.
«Lei dov'è?» domandò, probabilmente rivolto alla cameriera.
«In questo momento si sta cambiando, Altezza.»
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L'Ombra dell'Oro
RomanceLo sentiva chiaramente, c'era qualcosa di strano in quell'immensa gabbia dorata, la reggia di Eniteo. Ogni cosa in quel luogo era così dannatamente bella e sfarzosa da far girare la testa. Tuttavia, se pensavano di ingannarla con tutto quel luccichi...