La lama del coltello calò incontrando una resistenza pressoché nulla e la bistecca si divise in due pezzi. Ne infilzò uno con i denti della forchetta e se lo mise in bocca quasi senza pensarci.
Masticò, assorto.
La carne di quella sera era davvero tenera, si scioglieva in fretta sul palato liberando un gustoso sapore. Ma non era di certo la qualità del cibo a tenergli impegnata la mente.
I suoi fratellastri e sorellastre mangiavano in silenzio come dei perfetti ed educati commensali. Era da molto tempo che non li vedeva partecipare così numerosi a una cena, all'appello ne mancavano soltanto due.
Nessuno gli aveva rivolto la parola dall'inizio del pasto ma era una cosa abbastanza comune. Quando Asperno non era in vena di chiacchierare, quella era la sua realtà. Non che avesse molta voglia di conversare del più e del meno, in effetti.
Le gemelle lo irritavano a morte, erano due personalità di cui non avrebbe mai sentito la mancanza in caso di assenza.
Iralia sapeva sempre ciò che aveva da dire la sorella, per cui piegava spesso il capo per bisbigliarle le risposte all'orecchio, con il risultato che Arania appariva costantemente zitta. Le loro intere conversazioni non erano che una manciata di sussurri dell'una e ammicchi dell'altra. Eppure, si capivano alla grande, senza lasciare intendere agli altri convitati il soggetto dei sommessi brusii.
Lui le teneva sotto controllo con la coda dell'occhio, aspettandosi un loro attacco in qualsiasi momento. Sospettava però, che preferissero non insinuare nulla pubblicamente. Erano due mocciosette infide a cui piaceva divertirsi prima di finire la preda.
Tra un boccone di carne e l'altro rivolse loro un'occhiataccia che, a suo dire, passò inosservata.
Iralia doveva già essere al corrente di tutto, in anticipo come sempre. Quella che lo preoccupava di più però, era Arania. Aveva il presentimento che la gemella silente avesse sbirciato nel passato quanto avvenuto. Nel dettaglio.
Non poteva vivere con tutta quella frustrazione in corpo.
Balder, seduto al suo fianco, non era da meno. Sempre adombrato da una smorfia turbata, aveva ricominciato a giocare con le posate invece di mangiare e sembrava coltivare in sé un qualche oscuro sospetto.
Non gli importava affatto. Il malumore del Principino rappresentava per lui una piccola felicità.
La comare di sua sorella parlottava concitata come al solito, a volte con la madre, a volte persino col fratello minore che non le dava ascolto.
Luke sapeva che l'aspetto esteriore non era tutto e Gigliola rappresentava il classico caso in cui tutto ciò che c'era d'interessante in una persona rimaneva confinato nell'involucro di pelle che la rivestiva.
Le iridi verdi si spostarono automatiche verso la figura che sedeva davanti alla principessa, l'unica in tutta la sala che fosse in grado d'indisporlo al pari delle gemelle.
STAI LEGGENDO
L'Ombra dell'Oro
Lãng mạnLo sentiva chiaramente, c'era qualcosa di strano in quell'immensa gabbia dorata, la reggia di Eniteo. Ogni cosa in quel luogo era così dannatamente bella e sfarzosa da far girare la testa. Tuttavia, se pensavano di ingannarla con tutto quel luccichi...