ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 25 𝑳𝒂 𝑭𝒖𝒈𝒂

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«Se per voi non è un problema vi chiederei

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«Se per voi non è un problema vi chiederei...» Balder tentennò, gli occhi zaffiro scrutavano la fanciulla con un leggero imbarazzo «Sarei felicissimo di godere della vostra compagnia per un'altra canzone.»

«Oh...»

La principessa lanciò un'occhiata vacua alla folla.

«Va bene.»

Aveva confermato al principe dai capelli rossi che sarebbe tornata da lui il più in fretta possibile e il suo tempo era già scaduto al termine della prima ballata.

Aveva garantito due volte e due volte sarebbe tornata in ritardo.

«Qualcosa vi preoccupa?» Chiese gentilmente il giovane, notando l'incertezza di quest'ultima, ancora immobile davanti a lui.

«No.»

Natalia si raddrizzò e unì le proprie mani a quelle del principe, ricomponendo la posa corretta per danzare.

La melodia era più allegra della precedente, non troppo impegnativa da seguire. Passi che conosceva piuttosto bene, per nulla difficili da mettere in pratica.

Fece un saltello e compì un giro su sé stessa, passando sotto il braccio alzato del suo partner, che assecondava i suoi movimenti in silenzio.

Poi sollevò lo sguardo verso il volto del ragazzo per esaminarne l'espressione, allarmata dal rigido tocco che sentiva di avere addosso.

Le iridi blu di Balder erano rivolte altrove, quasi le avesse distolte di proposito a causa di un motivo ben preciso.

Lei si morse il labbro inferiore. Seguì con gli occhi il profilo della mascella tesa, le labbra assottigliate fino a sbiancare.

«Solo non vorrei che mio marito ne avesse a male per le mie azioni. Gli avevo assicurato che sarei tornata subito da lui.» Aggiunse cauta.

Doveva cercare di dissimulare una certa naturalezza, benchè il cuore avesse già iniziato a correrle nel petto.

Lui sbatté le palpebre, sorpreso dal suo intervento improvviso.

«Per caso l'ho fatto di nuovo?»

Più che una domanda fu una constatazione personale.

«Come dite?»

La principessa arrossì, colpita dalla ritrovata serenità di Balder, il quale si strinse più volte nelle spalle con rammarico.

«Vi ho fatto pesare la vostra bugia, non è così?» Chiese dolcemente e una linea di amarezza cominciò a prevalere sul suo ghigno.

«Oh, non è...» Si ammutolì quando lui inarcò le sopracciglia.

«Mia sorella Gigliola mi accuserebbe di essere un incurabile so-tutto-io.» Per quanto si sforzasse di rimanere allegro, la voce gli usciva più grave del dovuto.

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