ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 38 𝑳𝒆𝒈𝒂𝒎𝒊 𝑺𝒆𝒈𝒓𝒆𝒕𝒊

302 28 196
                                    

Luke calò la spada in un turbinio di foglie e polvere

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Luke calò la spada in un turbinio di foglie e polvere. Le braccia si tesero, i muscoli caldi e pulsanti coperti da qualche goccia di sudore. Il fendente vibrò nell'aria come il rombo di un tuono, non c'era un bersaglio, ma danneggiò lo stesso l'aiuola sottostante, sferzando i rami.

Un colpo, poi un altro e un altro ancora.

L'effetto catartico di quell'azione, prima appena sufficiente, era sparito già da una decina di minuti. Ormai non era nemmeno più in vena di usare la spada.

Distrattamente lanciò l'arma, quasi fosse stata un semplice pugnale, e la lama penetrò nel tronco dell'albero più vicino, affondando nel legno.

Tirò un sospiro e si asciugò la fronte.

Diamine, era a pezzi.

Si sgranchì una spalla facendo roteare il braccio. Mentre camminava calciò la giacca che poco prima aveva indossato per la cerimonia, spedendola nel cespuglio di rose ai lati del sentiero. La camiciola di sottoveste aveva fatto la stessa fine.

Che cosa gliene importava di girare a torso nudo in quel posto, tanto nessuno l'avrebbe mai disturbato.
Quello era il suo giardino, dopotutto. Poteva farci quello che voleva, anche radendolo al suolo, su ordine di Aeterno gli sarebbe stato riconsegnato nuovo di zecca nell'arco di una giornata.

Arrivò a uno snodo tra i sentieri, decorato da una piccola ma estremamente rifinita fontana zampillante, sui bordi del muretto due statue di cherubini.

Il principe si fermò.

Con la punta dello stivale sferrò un colpo secco al volto della scultura. I fini lineamenti fanciulleschi vennero subito cancellati dalla violenza dell'urto, scagliando in aria una nuvola di schegge di pietra.

Grugnì e infierì ancora, finché con un calcio la testa non venne tranciata di netto dal collo e spedita a rotolare nel sentiero di fronte. Guardò quella roccia ormai informe fino a quando non si fermò.
Per un momento desiderò tanto che fosse la sua di testa, o quella del padre se non altro. Come da programma la cerimonia era stata uno strazio, lui aveva sofferto tantissimo.

Ma quanto poteva mai valere il suo dolore se confrontato con quello della principessa, la ragazza che doveva essere sua moglie.

Se si considerava che lui stesso ne era la causa, allora la faccenda prendeva una piega totalmente differente.

Proseguì lasciando fluire i ricordi.

Natalia nonostante tutto era bellissima, graziosa come la gemma d'un fiore appena spuntata. Non l'aveva mai vista così fragile, non l'aveva mai vista così piccola.

Durante quella ridicola funzione in cui una parente della racchia che suo padre aveva sposato veniva formalizzata a qualcosa che non gli interessava, i suoi occhi verdi erano cascati più volte in direzione dei seggi.

Ma che stava dicendo, non si erano mai staccati da lì.

Ovviamente lei aveva cercato d'ignorarlo al massimo delle sue possibilità, si aspettava che facesse così. Ma poi quando aveva avuto l'erronea impressione che la principessa avesse sbirciato nella sua direzione, frazione d'istanti, si era accorto delle condizioni in cui l'aveva ridotta.

L'Ombra dell'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora