ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 22 𝑮𝒆𝒍𝒐𝒔𝒊𝒂

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«Però lo avete pensato

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«Però lo avete pensato.»

Lei gli sorrise, un sorriso di puro disprezzo, che per poco non scadeva nel canzonatorio. Reazione sufficiente ad ammutolirlo più di ogni altra parola detta fino a ora.

Luke sbiancò e si morse la lingua, costringendosi a lasciar andare la ragazza. Subito lei raccolse in fretta i veli di quell'esagerato vestito e si allontanò. Sparì in mezzo alla calca di parrucconi incipriati, l'uno addossato all'altro.

Rimase a osservare la massa per qualche secondo, poi si passò una mano sulla fronte, asciugandone le goccioline di sudore con un misto di tristezza e frustrazione.

Inutile, ecco come si sentiva, un essere schifosamente inutile e solo.

Chiedersene il motivo sarebbe stato sciocco e scontato, autocommiserarsi per questo, ancora di più.

Eppure, una parte di lui non poteva farne a meno. Quel minuscolo pezzo del suo animo che non era né il principe né il disgustoso sputasentenze che sapeva essere, ma semplicemente un ragazzo diciottenne con una voglia di amare troppo grande per un cuore troppo piccolo.

Era l'insieme di un sacco di contraddizioni, la prova vivente che c'era chi non nasceva perfetto.

Davvero guadagnarsi l'odio della altre persone era la sua unica qualità?

Non possedeva altro oltre all'aspetto esteriore?

Senza pensarci due volte, ficcò le mani nelle tasche della sua giacca e si allontanò dal centro della sala, passando in mezzo ai gruppetti di nobili che meccanicamente si separarono per lasciarlo passare.

Tanto ormai, nessuno si sarebbe avvicinato per parlargli, ora che la principessa non si trovava più in sua compagnia.

Triste a dirlo ma privato di lei, i cortigiani lo schivavano come se avesse la peste più tremenda. Tutti troppo intimiditi o schifati dalle voci circolanti sul suo conto, per potersi avvicinare con intenzioni amichevoli.

Lui fingeva costantemente che non gli importasse, ma alla fine, tutto ciò che gli rimaneva erano solamente gli allenamenti quotidiani di scherma nei giardini della reggia. Come se scagliare qualche fendente contro un maestro della spada potesse bastare a sfogare la valanga di emozioni negative, accumulate giorno per giorno.

Si piazzò senza indugio vicino alla parete, circondato solo da qualche aristocratico solitario che, come lui, preferiva l'isolamento alla folla.

Si ritrovò a sospirare malinconico, maledicendo tutto e tutti.

Il gorgoglio tiepido, che gli aveva scaldato il petto fino a poco prima, si era ormai spento in un gelo quasi lacerante e ogni particella del suo corpo bramava che il gradevole contatto con la fanciulla venisse ripristinato il più in fretta possibile.

Ridicolo, ma saperla così distante nella stessa stanza lo stava facendo impazzire.

«Accidenti a lei e alla sua insensibilità!» Masticò furioso tra i denti, rendendosi più ridicolo che mai.

L'Ombra dell'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora