ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 32 𝑳𝒆 𝑶𝒓𝒊𝒈𝒊𝒏𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝑷𝒐𝒕𝒆𝒓𝒆

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Soraya era esausta, attendeva seduta su una seggiola del grande salotto silenzioso, rischiarato dai bagliori dei lumi accesi

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Soraya era esausta, attendeva seduta su una seggiola del grande salotto silenzioso, rischiarato dai bagliori dei lumi accesi.

In quell'attimo di pausa, si passò lentamente una mano nei capelli bruni, arruffati per la fatica, e tenne gli occhi bassi sul pavimento, lontani da quella porta bianca con le due ante spalancate da cui non proveniva alcun rumore.

Sette giorni, sette giorni durante i quali la principessa non si era affatto mossa dal suo letto.

La situazione rimaneva stabile, sebbene molto critica. Nessuno di loro era ancora riuscito a scoprire la causa di quelle vivide chiazze rossastre che le deturpavano i polsi. L'unico passo avanti era che esse stesse parevano contribuire all'aggravarsi della malattia.

Dai piani alti non aveva più ricevuto notizie, i sovrani le avevano abbandonate. Il re non si era più fatto vedere da quella prima e unica volta.

Iniziava seriamente a temere il peggio. Forse stavano tutti aspettando che avvenisse, così a breve si sarebbe ritrovata su una carrozza verso casa, con un convoglio funebre alle spalle. Rabbrividì al solo pensiero e sospirò, massaggiandosi le tempie con poca delicatezza.

Aveva voglia di urlare, possibile che non ci fosse nessuno che potesse aiutarle?

Le decine di medici all'interno del palazzo erano davvero del tutto inutili o c'era qualcosa sotto?

Lì, sembravano tutti prendere con troppa leggerezza la faccenda.

Scosse il capo e corse nella toilette affrescata, un recipiente ed alcuni panni sporchi tra le braccia. Per la prima volta da quando si erano trasferite, Natalia necessitava veramente del suo aiuto, ma lei non capiva come fornirglielo. Si sentiva la serva più inutile del mondo.

Rovesciò parte del contenuto di una boccetta nell'acqua ed iniziò a sfregare con forza sulla stoffa, sommergendo i cattivi pensieri sotto una coltre di bolle.

Il forte profumo di lavanda le pizzicava il naso ma la ragazza non vi badò più di tanto, concentrò tutta sé stessa nello strizzare i panni. Gli schizzi che fuoriuscivano dal bacile non erano un problema, li avrebbe asciugati alla prima occasione.

Solo quando distrattamente le sue orecchie captarono un rumore insolito, si alzò, scambiandolo per un richiamo. Forse si era dimenticata di portare la caraffa nella camera della principessa.

Nel frattempo, due nobildonne assistevano con aria crucciata la fanciulla, vegliando su di lei da due sedie poste in prossimità del talamo su cui riposava.

Erano in silenzio, come per la maggior parte del tempo. Solo di tanto in tanto si scambiavano diversi sussurri, ma poi tutto tornava a tacere.

Entrambe perdevano la voglia di chiacchierare non appena mettevano piede in quegli alloggi. C'era un qualcosa di mesto nell'aria e le sofferenze patite dalla giovane facevano sembrare le frivolezze un insulto alla sua persona. Per cui, rimanevano mute a guardarla anche per delle ore, impartendo solo qualche ordine a Soraya in caso di necessità, attendendo il minimo cambiamento.

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