ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 35 𝑰𝒏𝒇𝒆𝒓𝒏𝒐

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Che puzza

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Che puzza.

Quella sala odorava di chiuso e legno vecchio.

Luke non voleva stare lì, perché diamine lo avevano costretto?

Presenziare alle nomine dei nobili era la cosa più noiosa del mondo, che cosa sarebbe cambiato in sua assenza?

Principe in più, principe meno.

E invece no, era bloccato lì, su un piccolo trono posto accanto a quello più imponente di suo padre, il quale voleva a tutti i costi tenerlo d'occhio.

«Quando arriverà la Principessa.» Gli disse Aeterno all'orecchio «Tu, non ti sposterai di una virgola, chiaro?»

Come altre cento volte prima di quella.

«Sì, sì, lo so.» Brontolò in risposta, ormai meccanico.

In realtà le sue viscere si agitavano come anguille, ma non voleva che suo padre presagisse il nervosismo. L'avrebbe di sicuro utilizzato contro di lui.

I suoi fratelli maggiori si trovavano in piedi, al centro della stanza e attendevano che le personalità più illustri arrivassero, scambiando diverse parole con chiunque.

Vederli tenersi a distanza faceva sempre male, non importava quanto tempo passasse. Ogni occhiata che si rifiutavano di rivolgergli lo faceva sentire peggio di un emarginato e forse era proprio ciò che era diventato.

Dopo la disastrosa serata nella Sala del Trono, aveva preferito non farsi vedere più in giro per un po', nella speranza che gli animi si calmassero.

Non aveva più mangiato con la famiglia ma in solitudine, chiuso nei suoi alloggi come un bambino in castigo.

Era uscito solo per allenarsi, sempre furtivamente, sempre da solo.

Suo padre non aveva nemmeno cercato di imporre nuovamente la sua presenza a corte, magari convinto che, l'anonimato del rosso, forse proprio la scelta migliore.

Nell'atmosfera qualcosa cambiò.

Il nutrito gruppetto di persone che si era formato con l'andare dei minuti si silenziò in un battito di ciglia. Gli sguardi chiaramente rivolti all'ampia porta d'entrata, ancora aperta.

Il cuore di Luke scandì i battiti come una cavalleria improvvisamente lanciata all'assalto.

Doveva essere arrivata.

Anche sforzandosi non riuscì a scorgere nulla. Non la lasciavano mai sola e c'era sempre una schiena a mettersi in mezzo tra lui e la ragazzina.

Dopo un po' iniziò a spazientirsi.

«Dannazione!»

Storse il naso maledicendo quegli ostacoli viventi, era troppo distante e anche allungare il collo serviva a ben poco.

Senza neanche accorgersene, stava già per alzarsi facendo leva con le mani sui braccioli, il corpo teso per vedere il più possibile.

Aeterno lo rispedì contro lo schienale distendendo un braccio davanti al suo torace, gli diede una spinta che non si poteva proprio definire delicata.

L'Ombra dell'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora