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Odio i lunedì.

Odio il caldo afoso.

E quindi, odio oggi.

La sveglia al lato sinistro del mio letto segnò le 7:05, fortunatamente mi svegliai anche in anticipo così da prendermela con calma.

Dopo cinque minuti passati a fissare il vuoto, afferrai il telefono per mandare un messaggio a Peter.

A Peter:

"Buongiorno amore. x"

Dopo tappa fissa del bagno, scesci a fare colazione con la mia cara spremuta d'arancia e corsi a vestirmi. Oggi è l'ultimo giorno dell'ultimo anno universitario, manca solo quest'esame e dopo potrò vedere che fare. Purtroppo, il corso di Medicina e Chirurgia pretende le frequenze obbligatorie e ciò non mi permette di lavorare, quindi devo affidarmi al mantenimento dei miei genitori anche se mi sento dannatamente in colpa. Loro vivono a Vancuver ed io sono a Londra per gli studi ma conto di restare qui una volta terminati, sperando di essere assunta al St.Mary's Hospital.

Infatti, ogni anno l'ospedale assume 2 laureati della Queen Mary dopo un mese di tirocinio, in base al proprio rendimento scolastico e non, quindi devo assolutamente farcela.

Alle 8:00 ero già seduta al mio solito posto, il telefono non presenta nessuna notifica ed il professore tardò ad arrivare come al solito. Tipo simpatico ma rompiballe, pretendeva puntualità e perfezione da tutti ma lui era il primo a cascarci.

Dopo una mattinata intensa di lezione, incrociai per i corridoi dell'università la mia amica Kosta che mi stritolò fino a farmi mancare l'aria.

"Kosta! Mi stai uccidendo e mi porterai sulla coscienza!" la punzecchiai sui fianchi così da farla spostare, ridendo.

"Non è colpa mia se mi sei mancata così tanto! Allora, novità del St.Mary's?"

Lei era l'unica persona con il quale legai tantissimo, gli altri erano semplici conoscenti o colleghi universitari, come li vogliamo chiamare.

"No, oggi pomeriggio dovrebbero inviare l'e-mail per l'accettazione del posto. Spero fili tutto liscio!" dissi, incrociando le dita e regalandole un sorriso sincero.

"Aggiornami, devo scappare a lezione" Mi urlò mentre correva. Kosta era fatta così, un uragano.

Nella pausa pranzo mi fermai a mangiare un panino prima di entrare in biblioteca per ultimare il mio saggio. Lunedì prossimo avrei avuto l'ultimo esame e non stavo più nella pelle.

Una vibrazione mi fece distrarre dallo studio.

Da: Peter

" "

Messaggio vuoto? Forse gli si era bloccato il telefono, così provai a chiamarlo.

Uno, due, tre squilli.

Stavo per staccare quando sentii un Peter con il respiro affannato e la voce smorzata.

"Stai bene Pet?" chiesi curiosa.

"Si, stavo solo corr-no, fermati!" Mentre mi stava rispondendo lo sentii bisbigliare.

"Sei da solo?"

"Si certo piccola, adesso ti devo lasciare, ciao."

Chi capisce gli uomini è bravo, ma davvero.

Così passarono le successive quattro ore ed il cuore mi schizzò in gola non appena il mio cellulare si illuminò di nuovo, indicando l'arrivo di un'e-mail.

Cominciai ad andare in iperventilazione, così chiusi tutto riponendo i libri in borsa e schizzai fuori.

So che magari mi aveva risposto frettolosamente ma ehi, era il mio fidanzato e volevo aprire quell'email con lui.

Così mi incamminai verso lo studio di suo padre, lui era un praticante avvocato che presto sarebbe diventato socio e fortunatamente non distava lontano dalla mia università.

Il caldo afoso ed umido di Londra mi appiccicava tutti i capelli, rendendoli davvero inguardabili ma ormai avevo imparato a conviverci.

Dopo dieci minuti arrivai al piano dello studio, le luci erano spente stranamente ma c'era un bagliore che proveniva dalla stanza di Peter. Me lo immaginavo lì, con la testa sulle scartoffie e gli occhi arrossati per la stanchezza, così sorrisi e mi incamminai senza fare troppo rumore, volevo fargli una piacevole sorpresa ma, appena mi avvicinai alla porta semi-aperta, la sorpresa la fece lui a me.

After you. ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora