Fortunatamente la signora Lee mi diede il permesso per andare via una decina di minuti prima e così arrivai a casa con calma per potermi lavare e preparare con calma.
Mi piaceva fare le cose con calma ed essere sempre puntuale anche perché io per prima odiavo aspettare.
Alle otto meno qualche minuto sentii il clacson di Harry risuonare fuori dall'abitazione e, onde prendermi sgridate dai vicini, corsi fuori afferrando la borsa e le chiavi.
Non appena entrai in auto, si girò verso di me con un sorriso sornione e mi afferrò la mano destra, portandosela all'altezza delle labbra.
"Madame." Disse con fare roco e sensuale, scoppiando a ridere subito dopo per il momento troppo serio.
"Harry sai che post sbronza di 24 ore sei più sopportabile?" Chiesi aggiustandomi la cintura di sicurezza.
"Ehi, io sono sempre sopportabile e tu stasera sei bellissima." Mi guardò per qualche secondo, prima di portare la sua concentrazione sulla strada davanti a noi.
Arrossii leggermente alle sue parole e portai l'attenzione sulla sua figura, notando un sorrisetto aleggiare sulle sue labbra.
"Dove andiamo?" Chiesi, restando con il volto girato nella sua direzione.
"Vedrai, in realtà è la prima volta che ci vado anch'io ma in questi giorni ho origliato un po' di inciuci in reparto e quando ho sentito di questo posto, mi sei subito venuta in mente tu e sapevo di dovertici portare obbligatoriamente." Si voltò per qualche secondo nella mia direzione e posò una mano sul mio ginocchio, voltandosi nuovamente sulla strada.
"E dai, un minuscolo indizio!" Enfatizzai stringendo una piccola parte d'aria tra il pollice e l'indice, portandogli all'altezza dei suoi occhi.
Lui scosse la testa e rise, cercando di mordermi le dita ma fallendo grazie ai miei riflessi.
"Siamo quasi arrivati, sta' buona ancora per un po'." E cominciò a picchiettarmi le dita dal ginocchio alla coscia mentre la strada scorreva sotto i nostri occhi.
Non potevo nascondere a me stessa che le sue mani ed il suo tocco leggero sulla mia pelle non avessero nessun effetto sul mio povero stomaco già in subbuglio per i vali svolazzamenti delle farfalle.
Entrò in un parcheggio costituito da sassolini e poche auto, parcheggiando nel primo stallo libero.
Si voltò verso di me facendomi l'occhiolino e scese dall'abitacolo, venendomi incontro dal lato del passeggero.
Mi prese la mano distrattamente e strinse le due dita intorno alle mie mentre percorrevamo un viale contornato da piante, fiori e candele profumate.
Se l'aspetto dell'interno rispecchiava almeno un po' l'atmosfera del viale, potevo affermare che il locale già avesse rubato il mio cuore ma, una volta varcata la soglia, restai con lo sguardo incantato e sognante su tutto ciò che ci circondava.
Non si trattava di un ristorante vero e proprio ma era un delizioso locale costruito dentro una struttura dalla forma di una serra, realizzata in vetro e legno.
I tavolini chabby-chic contornavano il posto mentre altre piante ed altri fiori riempivano l'ambiente con l'aiuto di candele poste in piccole lanterne che conferivano al locale un aspetto intimo e riservato. Il tutto era reso ancora più magico dal sottofondo di musica jazz che non creava alcun disturbo per i commensali.
Harry sorrise soddisfatto alla mia espressione stupefatta e comunicò il suo cognome alla gentile ragazza che ci era venuta incontro all'entrata.
Ci fece accomodare in uno dei favolosi tavolini ed accese una candela più piccola al centro, rendendo l'atmosfera ancora più intima.
"Harry è favoloso questo posto, davvero." Dissi con aria sognante e mi guardai ancora una volta intorno, prima di concentrare la mia attenzione sul ragazzo di fronte a me.
"Sono felice che ti sia piaciuto, piace tanto anche a me." Mi rispose con un sorriso che mostrava entrambe le sue fossette e, mentre stava per aggiungere altro, arrivò il cameriere che cominciò ad elencarci i piatti del giorno.
Alla fine, optammo per due piatti di pesce ed il ragazzo fu così gentile da spiegarci che tutti i loro piatti erano arricchiti da aromi naturali e fiori che potevamo vedere intorno a noi.
Una volta servito il vino vidi Harry afferrare il suo cellulare, puntandomi la fotocamera contro.
"Voglio immortalare questo momento così da potertelo rinfacciare quando uscirai con qualche dottorino ingessato." E subito dopo sentii lo scatto, segno di essere riuscito nella sua missione.
Scossi la testa e feci lo stesso, realizzando quanto fosse fotogenico una volta che portai lo sguardo sul mio display.
"E questa invece servirà a me quando ti comporterai nuovamente da stronzo." Dissi, abbassando notevolmente la voce sull'ultima parola e gli regalai una delle linguacce più infantili, posando nuovamente il telefono in borsa.
Dopo qualche minuto, arrivarono le nostre ordinazioni e cominciammo a mangiare mentre ognuno di noi faceva notare un particolare diverso di quel posto magico.
Non potevo nascondere quanto mi piacesse Harry e quanto stessi bene con lui a parlare di tutto e di niente, mi sentivo leggera, felice, me stessa.
Non avevo nessun problema a parlare con lui di qualche figuraccia ed amavo ascoltare la sua voce per ore, quando raccontava qualcosa aveva l'abitudine di parlare in modo molto lento e controllato.
Probabilmente se si fosse trattato di un'altra persona avrei odiato la lentezza ma Harry era Harry e gli calzava a pennello anche quella caratteristica.
Quella sera aveva un aspetto spensierato e mi sembrò solo un lontano ricordo il ragazzo antipatico e scorbutico e non potei che essere più felice, beandomi di quel momento di pace con lui.
°
Ciao a tutti i miei lettori, cercherò di pubblicare qualche capitolo in più in questi giorni prima delle mie vacanze estive, spero di non deludervi. x
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After you. ||h.s.||
Fanfiction[COMPLETA.] La terza legge della dinamica, o principio di azione e reazione, stabilisce che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.