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 Chiusi in fretta la porta di casa e mi avviai verso la macchina, facendo un lungo sospiro prima di entrare ed accomodarmi al posto del passeggero.

"Ciao Harry." Lo salutai con una punta d'imbarazzo e mi infilai la cintura di sicurezza.

"Ciao a te, Jolie. Preparati mentalmente perché abbiamo molto da dirci." Disse con un sorrisetto e mise in moto la macchina, sfrecciando per le vie di Londra.

Mi girai ad osservarlo, notando quanto fosse perfetto il suo naso che nemmeno nelle migliori riviste si vedeva, forse era rifatto.

"Fidati, sei tu quello che avrà molto da dire. Ti sei rifatto il naso?" Chiesi, davvero decisa ad andare infondo alla questione ma, non appena finii la mia domanda, scoppiò a ridere e si mise a scuotere la testa. Forse no, non era rifatto.

"Sei uno spasso quando non infili il tuo di naso nelle cose che non ti riguardano!" Disse tranquillo, ancora con il sorriso sulle labbra e svoltò l'angolo su una strada più trafficata.

"Sai, magari tra dottori vi scambiavate questi favori." Alzai le spalle anche se avrei voluto sotterrarmi per la brutta figura e lui rise ancora, anche se in modo più contenuto.

Dopo una decina di minuti, tra traffico e canzoni canticchiate alla radio, arrivammo davanti ad uno dei ristoranti più belli di Londra, il Coppa Club.

Restai estasiata dalla sua scelta e, non appena fermò la macchina, mi affrettai a scendere insieme a lui.

"Se questo non è un appuntamento, dove le porti le ragazze con cui esci? Ci sono sempre voluta andare in questa meraviglia di posto!" Dissi estasiata e lo seguii all'entrata.

"Chi ti dice che do appuntamenti alle ragazze?" Rispose con nonchalance e mi sorrise, proseguendo all'interno del ristorante e dando il suo cognome alla ragazza addetta.

Il posto era fantastico, si affacciava sul Tower Bridge ed i tavoli consistevano in delle bolle leggermente rialzate ed arricchite all'interno con piante, luci, candele e tavoli intimi. Era fantastico e mi venne quasi voglia di stritolargli la mano dalla felicità ma mi contenni.

Ci fecero accomodare nella nostra bolla magica e, quando ci lasciarono soli, Harry si schiarì la voce.


"Sono contento che ti piaccia e, anche se non lo dici, te lo si legge in faccia che adori questo posto." Disse, appoggiando la schiena ai numerosi cuscini presenti.

"Felice di questo non appuntamento, almeno per il posto." Lo stuzzicai, restando solo per qualche secondo seria prima di sorridere.

Fece per rispondermi ma fu interrotto dal cameriere che cominciò ad elencarci i piatti del giorno ed i vini abbinati.

Alla fine, ordinammo entrambi un piatto di pasta e del vino rosso.

"Allora, di cosa dovevamo parlare?" Dissi, cercando di colmare la mia curiosità.

"Di tanto, Jolie. Sai, ero arrabbiatissimo quando ho scoperto che ti sei trattenuta a parlare con mia madre ma, Dio, lei ha cominciato a parlare di quanto tu sia simpatica e piacevole e addirittura voleva impormi di chiamarti per scusarmi dell'essere stato antipatico e burbero." Disse con calma, perché si, Harry parlava in un modo così lento e piacevole che sarei stata ore ad ascoltarlo.

"Non sapevo ci fosse tua madre in quella famosa stanza 320 e no, non mi pento di essere rimasta. È una donna squisita e vorrei farle visita più spesso, prova a capirla, a volte ha bisogno di distrarsi e parlare come solo due donne sanno fare."

"Ci penserò su, tanto, qualsiasi sia la mia risposta tu farai sempre di testa tua." Alzò gli occhi al cielo, ben consapevole della verità.

"Vedo che iniziamo a capirci!" Risi dandogli un leggero pizzico sul braccio coperto dai soli tatuaggi e lui, di tutta risposta, cacciò la lingua.

Quella lingua che avevo già provato con la mia.

Scossi mentalmente la testa e ritornai a guardarlo, sembrava sereno ed appagato e non come in ospedale che schizzava da una stanza all'altra. Era piacevole vederlo così.

I miei pensieri vennero interrotti dal cameriere che ci servì i piatti e fece provare il vino ad Harry prima di versarlo in entrambi i calici.

Lo ringraziammo e lui fece un veloce cenno prima di andar via.

"Harry, forse noi.. cioè appurato che ormai sono una causa persa e che lunedì se sarò di buon umore per l'esame andrò da tua madre, forse dovremmo parlare anche di altro." Mimai l'ultima parola con le dita, prima di immergere la forchetta nel piatto di pasta e cominciare a mangiare.

"Hai l'ultimo esame? Fantastico, così potrò poi sfruttarti anche la mattina in ospedale!" Disse contento e prese a mangiare, defilando il mio discorso alla grande.

La cena proseguì in modo piacevole e tranquillo, parlando di tutto ciò che ci passava per la mente mentre ci apprestavamo a dividere un tiramisù. Mi sentivo bene e dannatamente a mio agio, forse anche per merito del vino abbastanza forte.

Quando il cameriere ritirò i piatti, lasciandoci soli e con due calici di Ruinart, delizioso champagne francese, Harry fece segno di avvicinarmi a lui per godere meglio della vista notturna del Tower Bridge.

"Jolie, so che ho evitato l'argomento ma.." Incalzò Harry con voce seria e profonda, guardandomi dritta negli occhi.

"Ma..?" Chiesi, ancora più sicura e curiosa di voler sentire la sua risposta.

"Mi sembra poco professionale quello che ho fatto e rischierei davvero di metterci nei guai ma.." fece una lunga pausa, prima di proseguire. "Non voglio che tu ti illuda perché non sono un tipo da relazioni e stronzate varie. L'unica donna che ho avuto sempre al mio fianco sta in un letto d'ospedale." Finì il suo discorso con un tono più basso di voce, restando poi in completo silenzio.

"Non mi sto illudendo di nulla, Harry, volevo solo chiarire, è stato uno sbaglio da principianti e niente più." Lo dissi più per convincere me stessa che lui. Infondo, non potevo farmi film mentali su un bacio o forse due.

"Bene, ne sono felice." Sorrise e portò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio. Restammo a guardarci per minuti che parvero infiniti, prima che il cameriere ci interrompesse per il conto a tavola.

Presi la mia borsa per tirare fuori il portafoglio ma Harry poggiò una delle sue grandi mani sulle mie e tirò fuori varie banconote, chiudendole nel libretto di pelle.

"Grazie ma non dovevi." Gli pizzicai leggermente la mano ancora ferma sulle mie e posai nuovamente la borsa tra i cuscini.

"Vieni, ti riaccompagno che si è fatto tardi." Si alzò ed allungò una mano per aiutarmi a sgusciare via da quel posto magico.

Rientrammo in auto e, con un silenzio piacevole ed un po' imbarazzante, arrivammo davanti casa mia dopo vari minuti.

"Grazie per questo appuntamento non appuntamento, è stato piacevole passare del tempo con il dottore non burbero." Dissi spontaneamente e mi slaccia la cintura di sicurezza.

"Non sono burbero e grazie a te." Alzò gli occhi al cielo e non appena aprii la portiera, mi tirò indietro con una presa sul braccio, facendomi voltare per assicurarmi che stesse bene.

Nel momento in cui aprii la bocca per parlare, posò le sue labbra calde sulle mie, facendo scorrere le mani lungo i miei capelli.

Restai un attimo imbalsamata, lasciandomi infine trasportare, ancora una volta, in quel bacio che avevo pensato, immaginato e chissà che altro.

Le sue mani vagarono dai miei capelli ai miei fianchi, fermandosi per qualche secondo in più all'altezza laterale dei seni.

Mi ritrovai quasi seduta sul suo corpo, fino a che non ci staccammo entrambi per riprendere fiato.

"Poco professionale." Disse con l'affanno e riprese a baciarmi, trasportandomi volontariamente sulle sue cosce. 

After you. ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora