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Dopo un suo sorriso per la mia battuta e dieci minuti, arrivammo finalmente davanti casa.

Il viaggio fu tranquillo e silenzioso, forse per la stanchezza di entrambi.

"La ringrazio dottore, ci vediamo domani. Buonanotte" esclamai, fermando uno sbadiglio ed aprii la portiera dell'auto.

"Non mi inviti per un caffè?" disse con lo sguardo puntato su di me ed un sorrisetto divertito.

"Abbiamo entrambi bisogno di una sana dormita, non di un caffè.." Scrollai le palle, scendendo finalmente dall'auto.

"A domani, Jolie" disse divertito e, dopo aver chiuso la portiera, alzai la mano e mi diressi verso casa.

Non appena entrai dentro, sentii la sua macchina partire e chiusi la porta alle mie spalle, notando dei fogli a terra, chiusi a mo' di lettera.

Mi abbassai per afferrarli e potevo riconoscere da subito la scrittura di Peter che implorava il mio perdono ed in una mi accusa perfino di trascurarlo. Alzai gli occhi al cielo e gettai quella povera carta sprecata nel cestino, decisa con tutta me stessa a passare su questa storia. La giornata era stata piena ed impegnativa e ciò mi aveva permesso di non pensare a Pet e forse era meglio così. Ero a Londra per la mia carriera e sarei andata avanti per la mia strada, non potevo farmi abbattere dal primo coglione che mi aveva spezzato il cuore.

Mi diressi in bagno per una doccia rilassante ed uscii solamente quando il vapore caldo prese il sopravvento sulla stanza. Mi asciugai in fretta, lasciando i capelli umidi ed infilai il pigiama, pronta a dormire.

Un altro giorno ed un altro raggio di sole pronto a colpirmi, prima o poi avrei riparato la tapparella o sarei morta.

Mi stropicciai gli occhi ed afferrai il telefono per controllare l'ora, erano le dieci e la notifica di un'e-mail mi fece pregare di non essere in ritardo. Prima ancora di scendere dal letto, aprii la posta per poterne leggere il contenuto.

"Da:

Signorina Makha, le lascio in allegato i turni e le anticipo che quest'oggi dovrà essere in ambulatorio per le 14. Si prepari ad una lunga giornata e mi porti un caffè macchiato, se è di strada.

Dott. Styles Harry

Responsabile del reparto di Medicina Oncologica."

Decisi di rispondere per non essere scortese.

"A:

Buongiorno dott.Styles, le posso assicurare che il caffè delle macchinette non è male. A dopo.

Solo Jolie Makha, x."

Risi da sola per l'ultima riga ed aprii il file che conteneva i miei turni, fortunatamente erano quasi tutti di pomeriggio e ciò mi permetteva di seguire tranquillamente l'ultimo corso.

Quella mattina cominciava alle undici e quindi mi sbrigai a fare colazione, vestirmi ed uscire da casa per raggiungere l'Università. Nel tragitto telefonai a Kosta per raccontarle della mia giornata e scoprii che era malata, probabilmente l'unica persona a prendersi la febbre a giugno. L'unica.

Una volta arrivata in aula, mi fermai alla cattedra per prenotarmi l'appello d'esame per il lunedì successivo e corsi a prendere posto, reprimendo ancora una volta una serie di sbadigli.

Come al solito, la lezione passò in fretta e mi fermai alla mensa per mangiare qualcosa al volo, prima di dirigermi presso l'ospedale. Chissà se oggi ci sarebbero state Amande e Brooke, avevamo in sospeso ancora quel famoso caffè per conoscerci meglio.

Arrivai nell'atrio dell'ospedale e, dopo aver salutato la receptionist, salii al quarto piano che stranamente era affollato. Mi guardai intorno per qualche secondo e mi diressi nello spogliatoio femminile per potermi cambiare. Non appena misi piede fuori, andai a sbattere contro un camice bianco che potevo dire di conoscere già a memoria.

"Dott. Styles" Lo salutai, alzando il viso per poterlo vedere meglio.

"Miss. Canadese, il mio caffè?" Chiese, appoggiandosi con un braccio allo stipite della porta.

"È infondo al corridoio!" Scrollai le spalle, indicandogli il distributore e mi avviai lontana dagli spogliatoi per immergermi nei corridoi.

"Questo è un tipo di umorismo canadese? Perché non è molto simpatico. Venga con me, oggi giro per le stanze dei pazienti e poi lasciamo entrare i visitatori." Disse superandomi e cominciammo il nostro giro di visite. C'erano persone ricoverate per tutte le età, tranquille e silenziose e continuammo così per circa un'oretta, prima che venni invitata in modo non del tutto gentile ad allontanarmi, prima di arrivare nella famosa stanza proibita.

Indietreggiai leggermente e mi girai per ritornare nell'altra ala dell'ospedale quando, dopo aver sentito Harry entrare dentro, cambiai direzione e mi avvicinai alla porta. Cercai di origliare con l'orecchio appoggiato al legno freddo ma sentii solo il riccio dire qualcosa di incomprensibile. Decisa a non farmi sgamare nuovamente, mi allontanai e mi avvicinai alle due ragazze che erano appena arrivate.


"Amanda, Brooke!" le chiamai per attirare la loro attenzione.

"Ehilà bellezza, dura la nottata?" disse la bionda, sorridendomi.

"Un inferno è dire poco" alzai gli occhi al cielo e sbuffai divertita.

Restammo a parlare per un po' dei nostri programmi fino a che non vidi Harry uscire dalla stanza, così, approfittando della sua lontananza, mi girai verso le due ragazze.

"Chi c'è nella 320?" chiesi, cercando di reperire qualche informazione da loro.

"Non lo sappiamo nemmeno noi, è come se fosse una camera riservata e non abbiamo visto nessun altro entrarci oltre il dott. Styles" sussurrò Amanda per non farsi sentire.

"Non vi nascondo che provai ad entrare ma è chiusa a chiave, non capisco perché tanto mistero in un ospedale. Forse sarà qualche amante che tiene nascosta." Scrollai le spalle e vidi i loro occhi sbarrarsi, ma ormai il danno era stato fatto.

"Signorina Makha non penso siano cose che le riguardano. Faccia ciò per cui è venuta a fare o non perderò un secondo in più prima di farla ritornare da dov'è venuta." Harry pronunciò quelle parole in modo brusco e con tono rauco, facendomi appena rabbrividire. Possibile mai che non riuscivo a farne una buona? 

After you. ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora