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Mi sentivo dannatamente bene pur avendo i muscoli del corpo indolenziti ma era un dolore piacevole da avvertire.

Mi preparai per uscire e mi diressi in ospedale per il mio turno e restai sorpresa quando la signora Lee mi comunicò il mio ritorno in reparto di Oncologia, sapevo che sotto sotto ci fosse stato lo zampino di Harry, come sempre.

Appena salii in reparto andai a cambiarmi ed a riporre i miei oggetti personali nell'armadietto e mi recai fuori con un sorriso sulle labbra che mi accompagnava da quella mattina ma, non appena uscii, mi venne incontro la dottoressa Stone per assegnarmi vari compiti da svolgere nelle stanze dei pazienti.

Corrucciai la fronte tra me e me, chiedendomi a questo punto dove fosse Harry e così, con la scusa di chiedere alla Stone dove fossero determinate medicine, decisi di togliermi la curiosità.

"Mi scusi dottoressa, il dottor Styles oggi ha la giornata libera? Doveva mettermi al corrente di una cosa e non l'ho ancora visto in reparto." Ero una pessima bugiarda ma cercai di mantenere un tono normale, senza farmi prendere dall'ansia.

"Ha preso qualche giorno di ferie, costringendomi a rientrare prima." Disse quasi con tono arrabbiato e scocciato, procedendo poi per il lungo corridoio, da sola.

Ferie? Ed allora perché era andato via così presto da casa mia?

E così passai tutta la giornata con la testa piena di sé, ma e forse, non riuscendo a trarre nessuna conclusione.

Pensai di passare da Anne ma finii tardi e non volevo recarle disturbo, così lasciai l'ospedale con l'intenzione di andare a trovarla l'indomani.

Arrivai a casa con la testa che mi pulsava per i troppi pensieri e paranoie e cominciai a cucinarmi qualcosa da mettere sotto i denti anche se lo stomaco era chiuso.

Sul cellulare nessuna notizia e così andai a dormire dopo qualche puntata di Lucifer, con ancora l'odore di Harry impregnato sulle lenzuola.

Harry's pov

Quella mattina lasciare l'appartamento di Jolie mi costò caro e mi dispiacque infinitamente andar via senza salutarla ma non volevo disturbarla e non volevo nemmeno darle troppe spiegazioni prima del tempo. Decisi di uscire con lei perché se mi fosse andato male l'intervento, potevo dire di essermi goduto il mio penultimo giorno di vita.

Con la testa tra mille pensieri, passai a casa a ritirare il mio bagaglio già pronto e lo caricai in macchina, guidando per un tempo che mi parve infinito fino al Royal London Hospital.

Non potevo nascondere di essere in ansia e spaventato, era pur sempre un intervento a cuore aperto e considerando la fortuna che mi accompagnava dalla nascita ad oggi, potevo essere quella piccola percentuale al quale andava male.

Parcheggiai la macchina nel parcheggio sotterraneo e mi recai presso l'ufficio accettazione per potermi far dare la camera e pagare la costosa parcella di 10.000 sterline.

Fortunatamente non potevo lamentarmi dello stipendio al St.Mary's ma provavo ad immedesimarmi in coloro che dovevano magari subire lo stesso intervento senza avere chissà che disponibilità economica.

Dopo aver svolto le varie pratiche burocratiche mi venne assegnata la camera singola 503 e non appena entrai dentro la stanza pulita, bianca e con un leggero odore di disinfettante, gettai l'occhio sull'orologio appeso alla parete che segnava le quattro del pomeriggio.

Iniziai a spogliarmi dei miei vestiti per poter mettere il pigiama, iter che richiedevano tutti gli ospedali e vietai a me stesso di prendere il cellulare in mano, certo di un mio stesso cedimento.

Il pomeriggio passò in modo lento ed estenuante, tra prelievi, ecografie ed altri mille accertamenti prima di poter avere un colloquio con il dottor Di Mario, esperto cardiochirurgo italiano.

La sua nomea inspirava fiducia e nel campo era davvero uno dei migliori, una chicca sfuggita al St.Mary's ma anche lì ne avevamo di buoni, iniziò a spiegarmi con termini tecnici e specifici tutta la prassi dell'intervento per poter sostituire la mia valvola aortica difettata con una realizzata in carbonio pirolitico che, purtroppo, portava all'assunzione di una terapia anticoagulante a vita o quasi.

Ero troppo giovane per poterla sostituire con una valvola biologica proveniente da un bovino, significava ritrovarmi tra 15 anni di nuovo a ripetere lo stesso intervento con gli stessi rischi ed un'ulteriore apertura del torace.

Quando finii il colloquio, mi diressi nuovamente in camera per potermi riposare e mi gettai a peso morto sul letto, afferrando il telefono per poter scorrere le varie notifiche.

Dopo aver risposto a qualche e-mail di pazienti ed aver chiamato mia madre fingendo un brutto raffreddore, restai deluso all'assenza di notifiche da parte di Jolie. Non era la tipa da farsi problemi per scrivere o mandare un messaggio e non seppi proprio come interpretarlo quel silenzio anche se, alla fine, ero io quello sparito senza dire nulla.

After you. ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora