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"Oh, ehm.. mi scusi dott.Styles" sussurrai guardandomi le punte dei piedi, in attesa di qualche sua parola.

"Non ho intenzione di perdere tempo con le ragazzine, quindi mi segua ed impari ogni cosa che faccio. Stasera, se non mi ucciderà con il suo entusiasmo, le invierò i miei turni che lei dovrà seguire scrupolosamente. Ah, se si reca qui a piedi, mi porti anche un caffè macchiato la mattina." Disse in modo serio, guardandomi con un sorrisetto soddisfatto mentre pronunciava le ultime parole.

"Guardi che io sono qui per il tirocinio, non per il posto di assistente personale." La figura del vecchietto simpatico sparì dalla mia testa. Come poteva essere così antipatico? Ovvio che sarei stata sempre puntuale ma del caffè, no, non se ne parlava proprio.

Alle mie ultime parole, si alzò dalla sedia e si avvicinò a me, portando due dita sotto il mio mento per permettermi di guardarlo dritto negli occhi.

"Le ricordo che il suo futuro è nelle mie mani, proprio quelle che vorrebbe sentire addosso, signorina Makha." Disse serio, continuando dopo aver preso un respiro profondo. "Le è permesso seguirmi ovunque, anche al bagno se lei desidera, tranne nella stanza 320, sono stato chiaro?"

Il suo sguardo poteva uccidere con le ultime parole pronunciate e poi, che c'era nella stanza 320? Perché non potevo entrare? Dio, sono una donna e si sa che la curiosità è femmina.

Annuii leggermente ed uscii dalla stanza insieme a lui, seguendolo verso le prime camere del piano.

Mi fece cenno di entrare non appena mi accorsi dello spogliatoio femminile e lo guardai con un'espressione confusa.

"Deve cambiarsi, signorina Makha, dentro ci sarà sicuramente qualcosa che andrà bene per le sue gambe da spilungona."

Spilungona a me? Guarda chi parla! E poi, mia nonna diceva sempre che l'altezza è mezza bellezza ed il mio metro e settantatré non mi sembrava poi così esagerato.

Onde evitare di perdere la calma, annuii senza dire nulla ed entrai nello spogliatoio femminile. Era abbastanza piccolo, con qualche armadietto ed un paio di panche. Nulla di eccezionale ma per ciò che serviva, andava bene così. Mi affrettai verso l'unico armadietto aperto e posai la borsa, scartando il camice che poteva andarmi bene.

Mi guardai allo specchio posto lateralmente e mi acconciai i capelli leggermente spettinati, compilai il cartellino con il mio nome e lo appesi al taschino superiore a destra del camice.

Potevo farcela, ero emozionata e nemmeno un antipatico dottore avrebbe rovinato il mio umore.

Non appena aprii la porta dello spogliatoio, notai due ragazze che stavano entrando. Mi spostai leggermente per evitare un faccia a faccia e salutai, sussultando leggermente.

"Buongiorno cara, c'è Harry che ti aspetta e noi ti aspettiamo a fine turno per un caffè! Abbiamo sentito che sei la nuova tirocinante e sappiamo come qualche faccia amica può esserti di conforto in questo posto!" Disse la ragazza più bassina, bionda e con gli occhi scuri ma con un sorriso smagliante e rassicurante.

"Certo, mi farebbe piacere! Harry, intendi il dott.Styles?" chiesi, non volendo fare figuracce oltre quella di qualche ora prima.

"Si, proprio lui e ti conviene sbrigarti, non è un tipo paziente." Rise insieme all'altra ragazza, più alta e più in carne della prima.

"Oh, l'ho notato eccome! A dopo allora, ragazze!" Dissi correndo fuori e rimproverandomi mentalmente per non aver chiesto nemmeno i loro nomi. Harry, quindi il dottor Styles aveva un nome ma mai mi sarei sognata di chiamarlo, dio solo sa come potesse reagire.

Lo notai fuori allo spogliatoio che controllava delle cartelle cliniche e quando mi intravide con la coda dell'occhio, alzò due dita per farmi segno di avvicinarmi.

"Oggi è martedì e ciò significa che è la giornata delle chemioterapie. Nella sala 2 ci sono 4 pazienti, avviati ed aspettami lì." Disse autoritario e mi indicò la direzione da prendere. Annuii leggermente e mi incamminai, non prima di aver studiato il suo volto rilassato. Sembrava essere stato disegnato dal miglior pittore di tutti i secoli, ma la gentilezza proprio l'aveva lasciata a casa.

317, 318, 319.. 320

Eccola, la stanza a me proibita e l'unica con la porta completamente in legno, senza nessun intaglio in vetro che permettesse di guardare al suo interno.

Diedi una veloce occhiata nel corridoio e non vidi nessuno, allora provai ad abbassare la maniglia ma nulla. Era chiusa a chiave. Era legale chiudere qualcuno a chiave in una stanza d'ospedale?

Riprovai di nuovo ma sentii due mani enormi appoggiate alle mie spalle.

Cominciai a sudare freddo, non avendo coraggio di girarmi per vedere il soggetto.

"Cosa non ti è chiaro del non entrare nella stanza 320, piccola ficcanaso?" Mi sussurrò all'orecchio e deglutii istintivamente, sapendo bene a chi appartenesse quella voce.


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Ciao! Oggi avevo un po' di ispirazione ed ho pubblicato due capitoli. 

Cosa si nasconderà in questa famosa stanza 320? 

Sarei felice di leggere qualche vostro commento per sapere se la storia vi interessa o è meglio cancellarla ahhahah

x.

After you. ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora