Il Teorema Del Cuscino

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"Certo

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"Certo... Poveretto questo qui! Si capisce che non ha nessuno con cui parlare!" – Commentò Dario intristito dalla storia del vecchio Bibek.

"Vero, per fortuna almeno sembra abbastanza tecnologico e può sentire i nipoti via telefono. Altrimenti c'è da impazzire a stare tutto il tempo da soli in questa casa isolata dal mondo!" – Ribatté Nicolas armeggiando con il sacco a pelo.

"Ma che stai facendo Nic?" – Lo interruppe Dario.

"In che senso? Mi preparo per dormire!" – Rispose stendendo il sacco sul pavimento.

"Ma dai, mi ci metto io per terra, tranquillo! Vai nel letto che oggi mi sembri più stanco del solito!" – Si offrì volontario Dario.

"No, no! Non preoccuparti. Tu sei più lungo, io invece entro bene nel sacco a pelo. Mi chiudo tutto ed è fatta. Grazie comunque!" – Rifiutò.

In qualche modo, a Nicolas era sempre piaciuto sentirsi sottomesso psicologicamente a Dario nelle piccole cose del quotidiano. Piccole attenzioni come lasciargli l'ultimo boccone di una pietanza, assicurarsi che avesse il posto migliore in macchina o che comunque potesse usufruire della posizione più agiata in un determinato contesto, era un modo per esprimergli affetto e farlo sentire importante.

"Come vuoi!" – Alzò le spalle Dario.

Quando le luci si stavano per spegnere, tuttavia, la fragorosa risata di Dario rimbombò sulle pareti della stanza:

"Nic, ma ti rendi conto di come ti sei conciato?" – Chiese tra le lacrime.

Effettivamente, al fine di proteggersi dal freddo, Nicolas aveva tirato su la cerniera del sacco a pelo fino al naso, circondandosi poi il corpo di maglioni fino a sopra la testa, con i soli occhi che sbucavano da una piccola fessura.

"Eeeh! E che devo fare? Non è che posso trasformarmi in un ghiacciolo!" – Rispose Nicolas attraverso gli strati di lana.

"Ma scusa... Vieni anche tu nel letto no? Tanto sei formato tascabile, ci stiamo in due!" – Propose Dario.

Quelle parole suonarono come musica per le orecchie di Nic, che, tra le sue innumerevoli fantasie elaborate prima di partire per Pechino Express, aveva proprio quella di finire sotto le lenzuola con Dario per questioni di emergenza dovute alla scomodità degli alloggi di fortuna trovati lungo il percorso di gara.

"Ma non importa, davvero... Se poi stiamo scomodi non riusciamo a dormire e domani stiamo rincoglioniti tutto il giorno!" – Fece finta di essere scettico per non dare l'impressione che, in realtà, non stava aspettando altro.

"Ma valà, non stiamo scomodi!" – Non volle sentire ragioni Dario – "... Poi scusa, ti sei prestato come "cuscino" per qualcun altro... Per mezza volta puoi essere anche il mio di cuscino!"

Fu in quel preciso istante che Dario si tradì. Nicolas capì immediatamente che la scelta del termine "cuscino", utilizzato da Max Felicitas per descrivere la sua pancia durante il viaggio in aereo, non poteva essere casuale. Impossibile capire se si trattasse di semplice gelosia amicale o di una gelosia più strutturata, tuttavia, quella frase, aveva inequivocabilmente messo in evidenza che le attenzioni del pornoattore non erano passate indifferenti agli occhi del suo principe azzurro.

"Sembra che io abbia trovato un nuovo mestiere!" – Osservò Nic riemergendo dal sacco a pelo – "Allora ne approfitto... La mia schiena ringrazia!" – Aggiunse dirigendosi verso il letto mentre Dario spostò il bacino per fagli spazio.

La sensazione di calore mista all'inconfondibile odore della pelle di Dario pervase immediatamente i sensi di Nicolas non appena si infilò sotto le coperte. Una percezione di pace interiore che raramente aveva provato nella sua vita.

"E' Nic, ma ho detto cuscino... Non pesce surgelato! Mi fai impressione così, sembri un cadavere!" – Scherzò Dario vedendolo steso come un baccalà irrigidito lungo il bordo del letto.

"Sto cercando di adattarmi alla mia metà!" – Rispose Nicolas, attento a non invadergli lo spazio vitale.

"Sei proprio incorreggibile!" – Ridacchiò Dario, poi, con un rapido gesto del braccio, afferrò il busto di Nic e lo trascinò verso di sé dandogli un pizzicotto sulla pancia: "Ecco, questo è il livello di morbidezza che intendevo!" – Aggiunse cingendolo in una sorta di abbraccio, come se fosse un orsacchiotto di peluche.

In un attimo, la schiena di Nicolas si trovò a contatto con il petto di Dario, mentre, con le gambe, poteva avvertire le sue ginocchia che gli sfioravano i polpacci. In condizioni normali, quella posizione gli avrebbe immediatamente causato un'eccitazione irrefrenabile, tuttavia, l'emozione di sentirsi in qualche modo protetto e coccolato dal suo amato prese il sopravvento su qualsiasi pensiero impuro.

"Dimmi se sono troppo freddo o se devo cambiare posizione..." – Si preoccupò Nic, dopo essersi goduto quella sensazione per qualche minuto.

"No, no... anzi!... Lo conosci il teorema del cuscino?" – Mormorò Dario a pochi centimetri dal suo collo, con la voce già appesantita dal sonno.

"Il teorema del cuscino?" – Chiese Nic perplesso.

"Sì... Non troverai mai un uomo che reputi perfetto lo stesso cuscino. C'è a chi piace spesso, a chi piace morbido, a chi piace ripieno di piume... Se ci pensi, le combinazioni sono infinite. Quindi, un po' come le bacchette magiche di Harry Potter, c'è un solo cuscino perfetto per ognuno di noi. Dopo aver constatato e giudicato morbidezza, consistenza e calore, posso affermare ufficialmente che il mio cuscino perfetto sei tu!" – Farneticò Dario mentre le palpebre stavano ormai per chiudersi.

Il cuore di Nicolas iniziò a battere a mille. Spesso, quando la mente cede al sonno o a qualche bicchiere di troppo, le persone sono portate a tirare fuori le loro vere emozioni, facendo cadere le maschere con le quali si proteggono normalmente dalla società nella loro quotidianità. Per quanto si sforzasse a rimanere concreto, quella metafora suonava fin troppo realistica per essere una semplice battuta di spirito.

"Cosa devo fare? Cosa devo rispondere? Devo dirgli che anche lui è il mio cuscino perfetto? Però cazzo, se invece stava scherzando... risulterebbe decisamente controproducente, visto che il cuscino sono io e non lui. Devo mantenere la calma, come al solito mi sto facendo mille seghe mentali! In fin dei conti è lui che ha usato una frase sdolcinata... Non ha il diritto di stranirsi se replico nella stessa maniera. Devo dire qualcosa..." – Pensò mentre una vampata di calore lo avvolse fino al collo.

Poi, corroso dall'indecisione, decise di portare la sua mano sopra a quella di Dario che lo stava stringendo, e, dopo averla accarezzata, riuscì ad emettere dalla bocca semplicemente un banalissimo "Grazie".

Dario non rispose, tuttavia, prima di cedere definitivamente le armi a Morfeo, ricambiò quella carezza strofinandogli due o tre volte il pollice sul dorso della mano.

Gli "Spaziali" trascorsero tutta la notte in quella posizione senza muoversi di un centimetro. Nel frattempo, l'orologio immaginario del destino che scandisce inesorabilmente le vite di ciascuno, iniziò con prepotenza a riattivare i suoi ingranaggi: in meno di cento ore, tutto sarebbe cambiato.

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