Atterraggio Con Sorpresa

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Dopo sei ore di volo, un brusio incessante risvegliò gli "Spaziali" dal pisolino che si stavano concedendo per recuperare il sonno perso durante il mattino

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Dopo sei ore di volo, un brusio incessante risvegliò gli "Spaziali" dal pisolino che si stavano concedendo per recuperare il sonno perso durante il mattino. Con le facce schiacciate ai finestrini, i passeggeri stavano indicando con entusiasmo l'approcciarsi all'orizzonte di una lunghissima striscia di terra completamente circondata dall'oceano: il Giappone.

Già ad un primo colpo d'occhio dall'alto, il territorio risultava nettamente diverso da quello del Nepal: immense distese boschive di color verde scuro, si alternavano a giganteschi agglomerati urbani che dalla costa si spingevano fino all'entroterra. Avvicinandosi sempre di più, si poteva scorgere la presenza di complessi collegamenti autostradali che, componendo precisissime linee geometriche, attraversavano il Paese collegando ogni singola zona all'altra. Il monte Fuji, illuminato dai raggi del sole, compariva all'orizzonte in tutta la sua iconica bellezza. Nonostante la sua altezza fosse appena la metà dell'Everest, la sua collocazione geografica centrale ed isolata da altre catene montuose che potevano offuscarne la visuale, lo rendevano un vero e proprio gioiello di roccia incastonato nel suolo.

La meraviglia dei viaggiatori venne però presto interrotta dal comportamento sospetto di alcuni membri dello staff tecnico della trasmissione. Nello specifico, con la coda dell'occhio Nicolas notò che alcuni cameramen avevano acceso le loro telecamere e confabulavano stando attenti a non farsi sentire.

"Che stanno facendo con le telecamere?" – Bisbigliò Nicolas a Dario e agli "Improbabili".

"... Lavorano? Che devono fare quei poveracci? Stanno tutto il giorno attaccati alla cinepresa... Almeno quelli con i quali lavoro io normalmente si divertono!" – Commentò Max per nulla stupito.

"Cretino!" – Ribatté Nic – "Da contratto non possono riprenderci al di fuori delle registrazioni legate alla gara... Non lo hanno mai fatto! E' contro il regolamento!"

"Abbiamo il Tenente Colombo tra noi e non ce ne eravamo accorti! Ma dai, staranno solo testando gli strumenti!" – Scosse le spalle Dario.

"A me sembra che stiano puntando gli obiettivi verso di noi e le altre coppie..." – Insistette Nicolas.

"Beh, effettivamente gradirei essere informato se venissi ripreso al di fuori del gioco. Nicolas non ha tutti i torti! Già ci distruggeranno in tutti i modi con le ore e ore di girato fin dalla prima puntata... Ci manca solo che mandano in onda filmati di noi che ci scaccoliamo o che dormiamo sui sedili come barboni!" – Gli diede ragione Parenzo.

L'aereo iniziò la fase di discesa, e, conformemente alle regole di sicurezza, i cameramen misero via le telecamere tornando a sedersi compostamente ai loro posti. Appena il mezzo atterrò, tuttavia, i macchinisti tornarono ad accendere la loro apparecchiatura e a seguire con circospezione i movimenti dei concorrenti.

"E' palese che ci stanno riprendendo!" – Esclamò Nicolas spazientito dopo essersi messo in coda per raggiungere il portellone di sbarco.

"E vabbè Nic! Ma anche se fosse? Che paranoie ti fai? Mi stai mettendo ansia!" - Rispose Dario non capendo dove volesse arrivare.

"Ho un brutto presentimento..." – Replicò Nicolas mentre il portellone iniziò ad aprirsi.

"Non sto davvero capendo a cosa tu ti riferisca! Hai preso qualche vuoto d'aria nel cervello?" – Si innervosì Dario.

Nicolas non rispose, poi, appena varcata la porta dell'aereo, scrutò l'orizzonte cercando di catturare con lo sguardo ogni angolo dell'aeroporto. Infine, puntando il dito verso un punto preciso, affermò con terrore:

"Non possono riprenderci quando non stiamo gareggiando... Non sono così scemi da rischiarsi una denuncia dalla Mosetti! Se le telecamere sono accese, significa che stiamo già giocando... E ad occhio e croce, credo proprio di avere ragione..."

Incredulo, Dario alzò lo sguardo: in prossimità dell'entrata che garantiva l'accesso all'interno dell'aeroporto, una gigantesca bandiera di Pechino Express sventolava minacciosa sballottata da una leggera brezza. Sotto di essa, l'inequivocabile silhouette di Costantino Della Gherardesca li osservava con un binocolo, sbracciandosi in segno di saluto.

"Oh cazzo!" – Esclamò Dario restando a bocca aperta.

Immediatamente, da sotto le scalette automatiche che avrebbero permesso ai passeggeri di raggiungere il suolo, un gruppetto di hostess giapponesi vestite di rosso, nero e bianco come il logo del programma, spuntò attirando l'attenzione dei concorrenti:

"Konnichi wa! Konnichi wa! Pechino Express? Follow us, follow us!" – Agitavano le manine in maniera sincronizzata, invitando il cast a seguirle.

A mano, a mano che le coppie sbarcarono dall'aereo, la reazione di stupore e disperazione fu sempre la stessa:

"No vabbè, ma scherziamo? A me i voli ed il jet lag fottono il cervello! Non esiste che ci fate ripartire con la gara!" – Tuonò la Mosetti con il volto tumefatto dalle occhiaie e dal sonno, supportata dalla figlia.

"Sì, ciaone proprio! E' inutile che ci mandate queste cretinette giapponesi a salutarci! Mi auguro che sia uno scherzo di pessimo gusto! Voglio parlare subito con gli autori!" – Si infuriò Roberto Alessi passando oltre le hostess senza dare loro confidenza.

Percepito il malumore, la Produzione intervenne prontamente, facendo presente ai concorrenti che era loro discrezione stabilire le tempistiche delle riprese. Il contratto non specificava in alcun modo quale dovesse essere il tempo minimo di "riposo" tra una tappa e l'altra o tra uno spostamento da una nazione ad un'altra nazione. In poche parole, il cast non aveva alcuna possibilità di uscire dalla trappola che era stata organizzata ad arte dagli autori. Una trappola destinata ad infuocare ancora di più gli animi ed esasperare la competitività delle coppie.

Dopo il disorientamento iniziale, l'unico ad essere tutto sommato contento della ingegnosa trovata degli autori fu proprio Nicolas: concentrarsi immediatamente sulla gara lo avrebbe sicuramente aiutato ad impegnare la testa con qualcosa di diverso. Fuori da quell'aeroporto c'era una nuova cultura da scoprire, fatta di genti e luoghi che, fino a quel momento, aveva potuto ammirare solamente attraverso qualche documentario o vlog online.

"E' il momento giusto per fregarli tutti! Saranno così stanchi e incazzati che non sarà difficile guadagnare terreno!" – Esclamò con determinazione afferrando il braccio di Dario.

Seppur visibilmente seccato, Dario sorrise:

"Mi fa piacere vederti di nuovo combattivo come nelle prime puntate. E pensare che solo tre giorni fa abbiamo fatto di tutto per tornare a casa..."

"Tre giorni fa... sono tre giorni fa. Inutile guardarsi indietro Dario, abbiamo un futuro tutto nuovo da costruirci... e vincere Pechino Express sarà solo il primo di tanti successi che ci aspettano. Quindi forza e coraggio, facciamoli neri!" – Rispose Nicolas avanzando a passo spedito verso la bandiera rossa.

Un vecchio proverbio dice che quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. Gli "Spaziali" non potevano certo essere definiti dei "duri", ma la voglia di giocare, fortunatamente, era tornata più forte di quanto probabilmente non lo fosse mai stata fino a quel momento.

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