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14/10
Ore 10:11

All'interno del sudicio camioncino della ditta "Rocco & Family" regnava il silenzio; nessuno, tra Otto e Cinque, aveva voglia di parlare.
Gli unici rumori udibili erano quelli prodotti dal traffico dell'ora di punta: automobilisti frustrati che sfogavano tutta la loro ira sul clacson, semafori che segnalavano ai non vedenti il passaggio dal verde al rosso, auto che sgommavano o incappavano in tombini mimetizzati con l'asfalto.
I due ragazzi in divisa stavano guidando verso l'azienda produttrice del famigerato occhio di vetro su cui stavano tanto investigando, aspettandosi di poter scoprire qualcosa di più grazie a una bella e pacifica chiacchierata con il manager che li aveva precedentemente quasi denunciati.
Ovviamente, non avevano nemmeno preso in considerazione l'idea che il loro piano avrebbe potuto fallire.

Dopo cinque minuti buoni, il furgoncino si fermò nel parcheggio di fronte all'azienda, e subito videro il loro obiettivo scomparire dietro alla porta d'ingresso dell'enorme edificio.
Otto decise di rompere il silenzio, così distolse lo sguardo dal finestrino e sospirò, voltandosi verso il fratello.
<Quindi, in sintesi, il nostro grande piano sarebbe quello di aspettare qui fino a che quel tizio non uscirà e poi noi potremo placcarlo per estorcergli informazioni?> Chiese, con un sopracciglio alzato in segno di scetticismo.
Cinque sospirò, con uno sguardo frustrato: <Tu hai forse un'idea migliore?>
La ragazza decise di non rispondere, ma si limitò semplicemente a scrollare le spalle e riportare il suo sguardo al finestrino, vedendo che il fratello era già nuovamente immerso nei sui pensieri.
Dopo circa mezz'ora, i due non avevano notato alcun cambiamento nella posizione dell'uomo, ma in compenso erano passati vari gruppetti di "ridicoli ragazzini", almeno dal punto di vista di Otto.
La ragazza stava per proporre a Cinque di andarsene e tornare l'indomani, quando sentì una voce conosciuta chiamarli.
<Cinque? Otto? Ragazzi, siete qui?> La ragazza si voltò, confusa, e vide Luther osservarli dall'esterno del camioncino.
Cinque aprì la portiera, e Otto si fece un po' più in là per permettere al fratello di entrare, seppur faticosamente, date le sue dimensioni corporee.
<Come hai fatto a capire che eravamo qui?> Chiese un Cinque parecchio confuso.
Luther esitò, per poi indicare con un leggero cenno del capo la parte posteriore del furgone, dove Klaus stava mettendo in scena un balletto alquanto patetico assieme al manichino Dolores (no, l'idea di portarla con loro non era stata di Otto).
<Hei, un po' di privacy, ci stiamo dando dentro qui dietro!> Esclamò scherzoso Klaus, provocando una risatina divertita da parte di Otto.
Purtroppo, Cinque non prese la cosa con altrettanta leggerezza, per cui lanciò una pallina di carta al fratello e, con espressione seria in viso, gli intimò di uscire dall'automobile.
<Eddai, Cinque, rilassati! È solo un manichino!> Gli ricordò la sorella, rivolgendogli uno sguardo tanto fermo quanto tranquillo, senza lasciar trapelare qualunque emozione stesse provando in quel momento.
Klaus decise finalmente di lasciar perdere Dolores, giusto in tempo per evitare di far scoppiare una lite, e si avvicinò ai tre.
<Allora, ragazzi, siete riusciti a trovare il misterioso uomo con un occhio solo?> Chiese con un sorrisetto, il quale fece ben intendere che il giovane adulto non fosse poi così sobrio.
<Ma di cosa sta parlando?> Chiese Luther, con un cipiglio confuso.
Otto rivolse uno sguardo impanicato a Cinque, prima di riuscire a salvare entrambi in extremis uscendosene con la frase, alquanto scontata: <Ma dai, Luther, è Klaus! Non lo saprà nemmeno lui quello che sta dicendo!>
Dato che nessuno pareva aver intenzione di replicare, Cinque continuò la conversazione.
<Come mai sei qui?> Domandò a Luther, rivolgendogli uno sguardo interrogativo.
<Beh, ecco, credo che Grace abbia qualcosa a che fare con la morte di papà.> Rispose semplicemente, in tono grave.
<Ho bisogno di voi per capirci qualcosa di più.> Aggiunse, deciso <È importante.>
I due stavano probabilmente per ribattere qualcosa, ma Klaus si intromise nella conversazione tirando fuori qualcosa a proposito di budino al cioccolato e sederi, lasciando tutti e tre a dir poco sconcertati.
<Klaus, credo che tu debba andartene, stiamo parlando di cose serie.> Disse Luther al fratello, che rispose con uno sguardo offeso.
<Ma come? Perché? Credete forse che io non possa essere serio? Io...> Non riuscì però a terminare la frase, perché Cinque chiuse il circolo con un secco: <Klaus, esci.>
Dopo che, con un sonoro sbuffo, il poco sobrio fratellino se ne fu andato, Luther riportò la conversazione a un argomento di cui sicuramente i due non avevano intenzione di parlare: <Di cosa parlava Klaus?>.
<Non capiresti.> Rispose secca Otto, guardando dritto di fronte a sé.
<Beh, almeno provateci> disse Luther con un alzata di spalle <se non sbaglio, sono ancora a capo di questa famiglia.>
<E se non sbaglio noi due insieme abbiamo cinquantasei anni più di te.> Rispose duramente Cinque, osservando il fratello con uno sguardo di superiorità.
Luther ridacchiò sarcasticamente.
<Sapete qual è il vostro problema? Avete sempre pensato di essere migliori di noi, fin da quando eravamo piccoli, solo che non è così. Noi siamo tutto ciò che avete, e non provate a fingere il contrario.>
Otto fece una risatina amara, sistemandosi la giacca della divisa.
Si girò poi verso Luther, incrociando le braccia al petto.
<Oh no, caro fratellino, credo proprio che tu abbia frainteso: noi non ci crediamo migliori di voi, né abbiamo mai avuto il bisogno di pensarlo. E lo sai perché? Perché noi siamo migliori di te, Numero Uno.>
Fece una breve pausa, poi riprese: <quindi direi che ti conviene mostrare un po' più di gratitudine, dato che ci siamo fatti il culo solo per poter tornare qui e salvare il vostro.>

Spazio autrice:
Beh signori, che dire, Otto e Cinque sono tornati, più "badass" di prima!
Domandina: cosa ne pensate del nostro duo alquanto disfunzionale?


I Love You|| Eight Hargreeves×Five Hargreeves Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora