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Ore 08:00
Quella mattina, quando Vanya si svegliò, la prima cosa che fece fu chiamare a gran voce Otto e Cinque, ma non ricevette risposta.
I due se ne erano andati.
Tante domande frullavano nella testa della ragazza, ma credo che sia ora di raggiungere i nostri due tredicenni.
Vi ricordate quella misteriosa protesi di occhio che i due avevano trovato?
Bene, lo avevano scovato nell'apocalisse, stretto nella gigante mano del fratello Luther.
Ora, era chiaro che quell'occhio potesse centrare qualcosa con l'eliminazione di tutta la popolazione mondiale, ed ovviamente, i due avevano intenzione di scoprire tutti i segreti riguardanti quel mistero, alquanto intricato.
Ed era proprio lì che si trovavano: nel fulcro di tutto quel gran casino chiamato "apocalisse", una fabbrica di protesi.
Osservarono per l'ultima volta quel bulbo oculare posto nella mano di Cinque, sospirarono e si diressero a passo sicuro verso la lunga scrivania laccata in bianco lucido.
La donna di pelle scura, apparentemente bassa di statura, sembrava una bambola dietro a quel possente blocco lattescente.
<Vi serve qualcosa, ragazzi?> aveva una voce così dolce ed innocente, ora era chiaro perché l'avessero assunta: chiunque con una voce del genere avrebbe potuto convincere i clienti a non denunciare la ditta in caso di problematiche.
<Vogliamo delle informazioni su questo> disse il moro posando la sfera di plastica sul lungo tavolo, con un leggero tonfo.
<Vogliamo sapere il nome del proprietario> continuò la sorella, appoggiando il gomito sinistro sulla superficie biancastra.
<Mi dispiace ragazzi, ma non posso darvi delle informazioni del genere> si scusò la ragazza, con un sorriso pieno di scuse e un po' di tenerezza nei confronti dei due, apparentemente, tredicenni.
Proprio mentre i due Hargreeves stavano per insultare pesantemente la minuta segretaria, fece il suo ingresso un uomo di mezza età, alto di statura, con pochi capelli e un camicie bianco, con il logo della ditta ricamato in alto a destra <Posso aiutare?> chiese ai due.
<Abbiamo bisogno di sapere a chi appartiene questo> rispose decisa la castana, prendendo la protesi dalla scrivania e agitandola in aria.
<E quello dove l'avete preso?> chiese incuriosito, e anche un po' inquietato, l'uomo.
<Che le importa?> ribatté secco Cinque, per poi correggersi <Ehm... L'abbiamo trovato in un parco, a dire la verità. È semplicemente spuntato fuori> concluse facendo schioccare la lingua sul palato.
<Vorremmo restituirlo al legittimo proprietario> continuò Otto, accennando un piccolo sorriso.
<Che giovanotti educati> commentò la segretaria, con un tono disgustosamente sdolcinato.
<Già, ci cerca il nome?> tagliarono corto i due, osservando la donna.
<Mi dispiace, ma i dati dei pazienti sono confidenziali, non possiamo darveli> si scusò, se così si può dire, il signore <ma ecco cosa posso fare per voi: prenderò l'occhio e lo darò al proprietario, sono sicuro che ve ne sarà riconoscente>
Lui cercò di strappare l'occhio dalle mani della tredicenne, ma lei gridò <No, lei non toccherà quest occhio>
<Ascoltami bene, ragazzina-> provò a ribattere, ma non riuscì a completare la frase perché i due fratelli lo presero per il colletto della camicia <No, ascoltami tu stronzo. Ne abbiamo passate tante per questo, cose che il tuo cervello di merda non può nemmeno immaginare> sbraitò <Quindi dacci le informazioni di cui abbiamo bisogno e ce ne andremo via contenti! E se la chiami "ragazzina" solo un'altra volta ti ritrovi la testa in quella cazzo di parete> concluse Cinque.

Spazio autrice:
Ho candidato la storia ai Watty's :)
~Marty


I Love You|| Eight Hargreeves×Five Hargreeves Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora