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Ore 17:08

Numero Cinque e Numero Otto erano rientrati all'accademia con non pochi pensieri in testa.
Il primo era tormentato dall'idea di non riuscire a fermare l'apocalisse e tutto quello che ne sarebbe derivato, compresa la morte della sua intera famiglia.
La seconda non riusciva a pensare ad altro se non al secondo sogno che aveva fatto, giusto poche ore prima.
Perché ora? Perché non prima? Perché mi hai abbandonata? Perché non sei mai tornata a cercarmi?
Erano così assorti nei loro pensieri che, se in quel momento non si fossero soffermati a guardare il suolo, non si sarebbero mai accorti della scia di macchie di sangue che percorrevano il corridoio dal bagno alla stanza di Klaus.
Si avvicinarono di soppiatto alla porta e sentirono il fratello chiacchierare animatamente da solo.
Si scambiarono un'occhiata perplessa e poi Cinque batté un paio di volte al portone in legno, per "annunciare" il loro ingresso.
Non appena il fratello si girò verso di loro, Otto partì con l'interrogatorio.
<Dove sei stato?> Chiese diretta.
<Oh, un po' un giro, diciamo che è stata una lunga notte.>
Otto lo squadrò per bene: era visibilmente molto stanco, si grattava di continuo il collo e si tastava la fronte, come per mandare via un mal di testa da sbornia.
<Tu hai viaggiato nel tempo.> Decretò.
Klaus la guardò, sorpreso: <Come... Come hai fatto a capirlo?>
Cinque la osservò, dapprima stupito, poi pian piano si convinse sempre più di quello che la sorella stava dicendo.
<Diciamo semplicemente che si capiva, presenti tutti i sintomi del viaggio del tempo.> Continuò Otto tranquillamente.
A quel punto interevenne Cinque: <Dove sei stato? O meglio, quando sei stato?>
Klaus sospirò: <sono stato via quasi un anno.>
<Non ti ho chiesto questo, non sviare.> Il quasi quattordicenne aveva assunto un tono decisamente più duro, segno che cominciava già a perdere la pazienza.
<Guerra del Vietnam, 1968.> sentenziò dopo poco il più grande.
<Oh mio dio.> Cinque riuscì a dire solo quello, ancora sconvolto e con molte informazioni da elaborare.
<Hei gente> parlò a quel punto Otto: <mi dispiace interrompere questo bel momento commovente e strappalacrime, ma credo che nessuno qui si sia posto la domanda più importante: come diamine hai fatto a viaggiare nel tempo?>
Il maggiore scoppiò in una fragorosa risata: <Avete presente quei tizi dalle buffe maschere? Ecco, cercavano voi, ma immagino già lo sappiate. Peccato che non vi abbiano trovati, quindi hanno pensato che tanto valeva rapire il fratello maggiore più bello, così hanno preso me.>
Otto se ne uscì con una delle sue: <Forse volevi dire che cercavano qualcuno di abbastanza stupido di modo che non gli creasse problemi.>
Lei e Cinque si scambiarono un'occhiata complice, poi Klaus continuò il suo racconto.
<Ad ogni modo, mi hanno portato in una sorta di hotel veramente orribile. Sul serio ragazzi, ve lo sconsiglio vivamente, servizio pessimo.>
<Taglia corto.> Sì, il quasi quattordicenne stava seriamente cominciando a perdere la pazienza.
<Ok signorino, ma ricordati chi è che ha finto di essere tuo padre; almeno un po' di gratitudine da parte tua dovrebbe esserci. Comunque, non mi soffermo sulla mia permanenza lì perché è stata veramente terrificante, assolutamente da non riprovare. Però a quanto pare quei due non sono troppo intelligenti per essere degli assassini, poiché si sono distratti anche troppo facilmente e sono riuscito a liberarmi dalle corde con cui mi avevano legato. Poi mi sono silenziosamente avvicinato a un condotto dell'aria da cui proveniva uno strano rumore, anche se non mi sono soffermato troppo su quel piccolo dettaglio, perché avevo trovato una strana valigetta nera.> Indicò con un cenno svogliato della mano un punto casuale sulle coperte. <Pensavo contenesse tanti bei soldi,  così ho provato ad aprirla e... e ora eccomi qua.>
Klaus scoppiò in una fragorosa risata: <Ora, che ne dite di andare a prendere un bel panino? Conosco un locale qui vicino che fa hamburger molto buoni, non è neanche troppo illegale quindi non dovrebbero esserci problemi.>
<Tu non ti rendi conto del disastro che hai combinato, vero?> Parlò Otto, visibilmente innervosita. <Tu non conosci Hazel e Cha Cha, non conosci la commissione, non conosci Handler, non conosci niente di questo mondo. Loro faranno di tutto per riavere quella dannata valigetta e... A proposito: Klaus, dov'è la valigetta, per Diana?>
Il maggiore si alzò in piedi stiracchiandosi e rispose tranquillamente: <L'ho buttata via.>
Cinque aveva un'espressione a metà tra il nervosismo e una crisi ipertensiva, decisamente nulla di buono. <Tu hai fatto cosa?> Digrignò i denti e strinse i pugni, e Otto intuì che se non fosse intervenuta la situazione sarebbe potuta degenerare al più presto: <Ok ragazzi, direi che non è il momento per fare scenate, abbiamo cose più importanti a cui pensare e siamo tutti abbastanza maturi da non fare a botte per uno stupido errore, giusto Cinque?> Concluse lanciando al fratello un'occhiataccia.
<Giusto.> Borbottò lui sbuffando, senza smettere di fissare Klaus in maniera insistente, quasi minacciosa.
<Io me ne vado, fine dell'interrogatorio.> Disse il maggiore uscendo dalla stanza.
Otto avrebbe tanto voluto farlo a pezzettini e gettare i resti del suo corpo nell'acido, ma si trattenne e al posto di inseguirlo con un machete si lasciò cadere sul letto, accasciandosi lentamente; un buon miglioramento per un'assassina.
Cinque accanto a lei preferì accomodarsi su una sedia in legno abbastanza logora e scricchiolante, per poi prendere un foglio e una matita e iniziare a scarabocchiare qualcosa di non precisamente definito.
<Che fai?> Gli chiese la sorella, giocherellando con un ciuffetto dei capelli del moro.
<Calcolo.> Rispose Cinque. <Potrei aver trovato un modo per venire a capo di questo labirinto.>

Spazio autrice:
Oh mio Dio, mi sembra impossibile essere riuscita finalmente ad aggiornare. Mi mancava così tanto questa storia, così come mi mancavate voi, miei adorati lettori. Stiamo aumentando parecchio e non posso far altro che ringraziarvi per continuare ad apprezzare e leggere la mia storia. Mi scuso per la mia assenza ma faccio il secondo anno al liceo classico e la scuola sta pretendendo molto da noi nonostante questo periodo difficile.
Spero che voi stiate tutti bene, se non vi sentite bene potete scrivermi in ogni momento e farò tutto il possibile per tirarvi su di morale.
Ricordatevi di stare al sicuro, siete validi e meravigliosi, vi voglio bene♡︎

I Love You|| Eight Hargreeves×Five Hargreeves Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora