14/10
Ore 21:26Erano ore ed ore che i due fratelli si trovavano di fronte al grande edificio.
Avevano visto uscire dipendenti, clienti, addetti alle pulizie e centinaia di altre persone, ma sembrava non esservi traccia del signor Big.
In compenso, però, nelle ultime ore trascorse in quell'auto Otto aveva avuto la possibilità di ascoltare il fratello conversare animatamente con Dolores, il manichino.
In tutti gli anni che avevano passato intrappolati in quel mondo post-apocalittico, la castana aveva passato parecchio tempo a cercare di capire come mai Cinque preferisse di gran lunga fare conversazione con quel pezzo di plastica piuttosto che con lei; certo, erano poche le volte in cui parlavano senza litigare, ma almeno lei era una persona vera!
<Sì, lo so che mancano solo sei giorni> esclamò frustrato Cinque, "parlando" con Dolores <hai per caso un'idea migliore? Ecco, come pensavo.>
Otto in quel momento perse la pazienza, per cui alzò gli occhi al cielo e sospirò frustrata.
<Io sì.> Disse secca, afferrando il manichino e lanciandolo nella parte posteriore del van.
Si sistemò la giacca blu scuro con lo stemma ricamato dell'accademia e riprese tranquillamente a guardare fuori dal finestrino, il tutto sotto lo sguardo sconcertato del fratello.
<Smettila di guardarmi così.> Disse, lanciandogli un'occhiataccia, per poi continuare, fingendo un tono dolce <L'ho lanciata delicatamente, non si farà male.>
Cinque alzò gli occhi al cielo e concentrò lo sguardo sulla porta d'ingresso dell'azienda, indicando una figura che stava uscendo proprio in quel momento.
<Eccolo lì> disse fiera Otto <Grant Big, non è cambiato proprio per nulla.>
Il fatto che fossero stati lì solo il giorno prima, e che quello non era nemmeno il nome corretto dell'imprenditore, non sfiorò per niente la mente della ragazza, che stava pensando solo a quanto la sua frase ad effetto fosse geniale.
Prima che i due potessero fare qualunque cosa, il signor Big si avvicinò ad una macchina in stile anni ottanta, aprì la portiera e infilò nell'auto una sacca di colore nero, prendendo al suo posto una bustina arancione ben chiusa, che si affrettò a nascondere nella tasca interna del cappotto.
<Ma che sta facendo?> Chiese Cinque, più a sé stesso che alla sorella.
<Sono... soldi, quelli?> Domandò lei, indicando con l'indice la busta.
<Non lo so, credi che io abbia la vista a raggi X?> Rispose Cinque, quasi frustrato.
Otto sospirò alzando gli occhi al cielo, poi i due decisero di sfruttare i loro superpoteri, e in un attimo scomparvero dal camioncino.Qualche tempo dopo, più precisamente dopo molte ore, i due erano nuovamente alle costole dell'uomo, che in quel momento si stava dirigendo a passo veloce verso la sua auto, con il suo cane tra le braccia e un cappellino di lana per ripararsi dal freddo.
<Quel cappellino è orribile.> Decretò Otto, nascosta, assieme al fratello, in un vicoletto angusto a pochi metri dall'uomo.
<Sta' zitta, o ci farai scoprire.> La rimproverò Cinque, provocando uno sbuffo da parte della castana.Proprio in quel momento, l'uomo entrò nell'auto.
<Ora.> Decise Cinque, e i due sparirono all'istante, teletrasportandosi all'interno della macchina.
Non appena il signor Bing vide due ragazzini in divisa scolastica apparire nella sua auto, emise un leggero urlo poco virile.
I due non gli diedero tempo di dire nulla, perché Otto, dai sedili posteriori, tirò fuori il suo coltellino svizzero e lo puntò alla gola dell'uomo, che deglutì.
<Hai un solo tentativo, uno solo, per dirci tutta la verità su ciò che succede in quel dannato laboratorio.> Gli intimò Cinque, a denti stretti e in tono minaccioso.
Otto era abituata a sentirlo parlare così, ma ebbe ugualmente l'impulso di ritrarsi, però resistette e tentò di ostentare sicurezza.
<Ecco, produciamo protesi per pazienti che non esistono, per poi venderli a prezzo alto al mercato nero.> Confessò l'imprenditore, con la voce che tremava.
Otto fece un po' più di pressione sulla gola dell'uomo con il coltellino <E cosa sai dirci del numero di serie che ci serviva?>
L'uomo esitò, evidentemente incerto sulla risposta <Beh, potrebbe essere già stato comprato sottobanco, i bulbi oculari vanno via come il pane, ho una lista di venti compratori in attesa.>
Otto lo fermò <abbiamo bisogno di quella lista, ora.>
<Sì, certo, ce l'ho. Cioè, non qui, ma in laboratorio.> Rispose frettolosamente l'uomo, gli occhi che sfrecciavano ininterrottamente da Otto a Cinque.
I due fratelli si scambiarono un'occhiata d'intesa, e Otto tolse il coltello della gola dell'uomo, che sospirò profondamente, come se avesse trattenuto il respiro per tutto quel tempo.
<Bene, allora metti in moto> concluse Cinque, sistemandosi sul sedile e allacciando la cintura <stiamo andando a fare una bella gita.>Spazio autrice:
Heilà! Come state?
Spero tutto bene :)
Dato che voglio farvi qualche bella domandina, ma non ho idee originali, vi chiedo una cosa scontatissima: cosa ne pensate della storia?
(Sì, lo so, mi chiedo ancora perché non mi abbiano conferito il premio nobel all'originalità.)
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I Love You|| Eight Hargreeves×Five Hargreeves
FanfictionPRIMA FANFICTION ITALIANA su T.U.A a raggiungere le 100K LETTURE* FANFICTION ITALIANA su T.U.A con PIÙ LETTURE* *Immagina, humor e raccolte sfondi non sono calcolate [I CAPITOLI REVISIONATI AVRANNO UN OMBRELLO ACCANTO AL TITOLO] "sta zitto" disse...