Capitolo 2

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"In realtà la mia vita non è così interessante" appuntò Sibilla ad un'osservazione del signor Conte conosciuto un paio di ore prima, stringendosi nelle spalle. L'inverno a Roma era decisamente più tiepido rispetto a quello umido e penetrante di Bologna, la sua amata città natale, eppure lo sbalzo di temperatura da dentro il forum a fuori lo aveva sentito tutto, e mancava poco che iniziasse a tremare. Era già buio e le luci della città illuminavano la strada affollata di turisti e abitanti impegnati nelle loro personalissime faccende, quasi come in un quadretto malinconico.

Il signor Conte era stato così gentile da affiancarla fino alla stazione Termini quando avrebbe potuto prendere senza troppi problemi un taxi per raggiungerla, al posto di quella scarpinata.

Sibilla, per quanto poco le fosse concesso e consentito, cercava di mantenere quanto più contatto possibile con la vita reale, quella semplice e disseminata di piccole cose. E la carineria del signor Conte era di certo una di quelle piacevolissime piccole cose.

Stavano serpeggiando abilmente tra la gente; la sciarpa e il basco che Sibilla indossava adempivano perfettamente al loro scopo: nasconderla agli occhi delle persone, renderla del tutto anonima.

"Come può la sua vita non è interessante?" l'uomo rincarò la dose, quasi ridendo stupefatto "Lei è un'attrice straordinaria e la conoscono in tutto il mondo. Ha girato dei capolavori, dei film meravigliosi che tra qualche anno saranno senza dubbio nei libri di storia del cinema e non... davvero, come può dire che la sua non è una vita interessante?"

"Lo dico e lo confermo perché appena si esce un poco da quella realtà «plastica» – mi passi il termine – rimane poco e niente tra le mani. Sono stata maledettamente fortunata e privilegiata"

"Non è vero!" protestò lui "Lei ha talento"

"Sì, credo di avere talento a sufficienza da poter competere e collaborare con molti miei colleghi e colleghe, ma qui fuori ci saranno innumerevoli giovani pieni di talento, ben più di me. Vede, sono stata fortunata perché il giorno in cui fuggii di casa e non mi presentai al Liceo per andare a fare quel provino, capitai nel posto giusto e al momento giusto. Senza contare la clemenza di Arrigo Gualtieri, il regista, che nonostante non fossi ancora maggiorenne mi lasciò provare la scena... poi ancora la fortuna di essere nata in un determinato corpo e con un viso ben preciso. Sì, il talento è arrivato dopo e ho lavorato duramente per affinare la tecnica, ci lavoro continuamente, ma se non avessi avuto tutte queste fortune non sarei mai arrivata dove sono oggi. Però il prezzo da pagare c'è, anche se non posso assolutamente lamentarmi della mia vita"

"È un prezzo che riesce a sostenere?" le chiese, guardandola.

"Sì, direi di sì... almeno per ora. Quando firmai il contratto per La babilonia umana sapevo che stavo per «vendere» il mio copro, la mia esistenza... recitare è la mia vita, ma tutto ciò che c'è intorno – tra interviste, set fotografici, sponsor e gossip – li alimento solo per intascare sempre di più e donare quanto più possibile. Col mercato e i canoni estetici attuali, vedo e sento il mio corpo come una fonte di guadagno per chi ha poco e nulla. Non mi interessa di ciò che pensa la gente... sto facendo del bene e ne vado fiera. Non mi interessa di fare determinate foto – che onestamente non sono mai state volgari e troppo esplicite – ciò che mi preoccupa è che mi diano i quattrini affinché possa donarli a chi a mala pena può portare il pane in tavola tutti i giorni o chi ha bisogno di cure e assistenza, andare a trovare e stare con chi ha bisogno di un semplice aiuto o di un sorriso. Purtroppo ho conosciuto fin troppo bene la povertà, la tristezza e la violenza..."

"Mi spiace, non volevo farle ricordare dei brutti momenti"

"Non si preoccupi" gli sorrise bonariamente, sperando di non averlo scocciato "E lei? La sua vita?"

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora