Finale alternativo (parte seconda)

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"Presidente, sua moglie è morta".

Giuseppe sentì investirsi come da un'onda tremenda, scura, prosciugante, irreale. Ogni forza ed energia gli defluì fuori dal corpo in una doccia fredda e mortale. Sentì la vita stessa abbandonarlo.

"D-dov'è Sibilla?" chiese, forse ponendo la domanda a se stesso. Si sporse oltre la spalla del dottore, superandolo e facendo qualche passo verso il corridoio dal quale erano arrivato insieme all'inserviente.

"Presidente-"

"Dov'è Sibilla?" chiese ancora, sentendo un moto di nausea assalirlo e il panico togliergli il fiato. Il peso in mezzo al petto era così opprimente che sembrava scaraventarlo a terra, aprendo una voragine e trascinandolo all'inferno.

Sibilla non era morta. Quel tizio stava dicendo una marea di idiozie.

Il dottore e l'inserviente si guardarono negli occhi, parandosi davanti a lui e coprendolo agli sguardi delle persone lì presenti.

"Dov'è Sibilla?" chiese con più veemenza, avvicinandosi "Dobbiamo andare a vedere nostra figlia"

"Presidente-"

"Portatemi da mia moglie. Adesso!" alzò la voce e la guardia del corpo lo prese per le braccia con forza, sospingendolo dietro un muro; lui fece resistenza.

Stavano cercando di portarlo via di lì, volevano distogliere la sua attenzione per quello scherzo inappropriato, erano tutti dei gran bastardi a spaventarlo in quel modo e indubbiamente Sibilla era allo scuro di tutto. Lei era così premurosa che non avrebbe mai concesso una messa in scena di quella portata; lo conosceva troppo bene per lasciare che certi brutti ceffi lo spaventassero in quel modo per uno stupido scherzo.

"Lasciami" disse, senza forza, sentendo la sua guardia del corpo spingerlo contro il muro "Lasciami!"

"Giuseppe-"

"Mi devi lasciare adesso!" ringhiò minaccioso, lottando contro di lui e superandolo in forza, ma in suo aiuto accorse anche il collaboratore che lo braccò. Erano codardi ad affrontarlo in due "Lasciatemi, lasciatemi!"

"Giuseppe!" la guardia più fidata lo spinse con violenza contro il muro, bloccandolo insieme all'altro con gli arti, senza lasciargli la possibilità di muoversi "Giuseppe, devi riprenderti"

"Devo andare da Sibilla" biascicò senza fiato, insistendo ancora.

"Giuseppe, Sibilla è morta. È morta!" gli diede un lievissimo schiaffo in faccia e Giuseppe lo guardò indignato, notando come gli occhi si stessero lentamente arrossando e gonfiando di lacrime, senza lasciare che tracimassero.

"No... lei..." sospirò, guardandosi intorno e realizzando progressivamente tutto quello che gli avevano detto, processando ogni dettaglio "Sibilla non... Sibilla..."

"È morta, Giuseppe" lo scosse rudemente, tirando su col naso "Morta".

Dischiuse le labbra per lasciare che entrasse un poco di ossigeno, quindi iniziò a respirare gravemente, metabolizzando e concretizzando la situazione.

"Ma lei-" s'interruppe, facendo un profondo respiro e cercando nuovamente gli occhi scuri dell'agente per orientarsi in quella realtà terribile.

"È morta, Giuseppe. Sibilla è morta".

Si sentì ancora mancare le forze e le gambe gli cedettero: premette la schiena contro il muro e l'agente lo tenne per le spalle.

Sibilla era morta? Impossibile.

Il mondo continuava a seguire indaffarato una meta mai posta, tutto continuava a defluire nel tempo che passava inesorabile; ogni singolo dettaglio dell'universo continuava il suo corso. Senza Sibilla quello non era possibile e immaginabile.

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora