Capitolo 9

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Il sole splendeva in cielo, più alto, lucente e torrido che mai; l'estate a Bologna era sempre una sfida contro la resistenza di chiunque, ma la bellezza dei colori e la spensieratezza delle serate per le vie del centro storico ripagavano sempre la grande sofferenza per l'afa della Pianura Padana.

Sibilla uscì dal portone della facoltà di Lettere e Filosofia e quei pazzi dei suoi amici e delle sue amiche le spararono addosso tanti di quei coriandoli che per qualche momento non ci vide più.

Le urla gioiose e in festa riempirono tutta la strada, i passanti si avvicinavano incuriositi al suon di «Ehi, ma quella è l'attrice!» per partecipare a quella celebrazione festosa.

Alessandro, un suo amico del Liceo, si fece avanti con la sua solita storica goliardia e allargò le braccia: era un segnale bello chiaro e Sibilla si preparò al peggio.

"Pronti?!" urlò lui e tutti esultarono, comprese Arianna, Giulia – la migliore amica di Sibilla – con il suo fidanzato Mattia "Dottore! Dottore! Dottore del-"

Sibilla abbassò il capo e si mise le mani davanti la faccia, sentendo il resto della volgarissima e divertentissima canzoncina per i laureati.

"Mo sol che't schers" commentò in dialetto sua nonna, senza peli sulla lingua: si reggeva sul suo fedele bastone seppur arzilla come una bersagliera e molti – compresa Sibilla – si piegarono in due dal ridere per la sua «uscita». Nonna Cesarina aveva sempre avuto dei modi straordinari e pepati di commentare le situazioni intorno a lei; nonno Luigi se ne stava a braccetto accanto, forse un po' confuso.

"Ah nonna, nonna" sospirò Sibilla, abbracciandola forte, lo stesso fece col nonno e guardando tutti i presenti intorno a lei col cuore colmo di gioia "Dai mo, andommia à magnèr" arringò lei e tutti esultarono.

Si diressero insieme verso il ristorante, un luogo ordinario e tradizionale locale, ma molto peculiare e intimo. A Sibilla non interessava in alcuna maniera fare delle feste alla moda o dal budget strampalato, degne da trafiletto nelle riviste di gossip, desiderava solamente che tutte le persone che le stavano a cuore fossero lì presenti a condividere con lei la gioia di quel traguardo tanto agognato.

Tutte le persone della sua vita erano lì, tranne Giuseppe.

Era impegnato nelle sedute di Laurea del suo Ateneo e, sebbene la cosa le avesse spezzato il cuore, non riusciva e non voleva reprimere la spontanea gioia che tracimava dal petto per fuoriuscire sotto forma di sorrisi, abbracci, baci e un tripudio di fibrillazioni di diverso tipo alle quali si abituò in fretta.

Il pranzo passò tranquillo, tra qualche battuta e i bei ricordi scambiati tra tutti i commensali: Sibilla era felicissima di essere lì, con quelle persone, in quella città del mondo che amava così tanto.

Verso sera si ritirarono, quindi Sibilla e Arianna portarono a casa i nonni, sistemandoli amorevolmente, poi andarono a casa in via Rolandino.

L'afa e il caldo non demordevano nemmeno col sole ormai calato del tutto all'orizzonte, quindi Sibilla decise di mettere le gambe ammollo nella sua piscina in terrazza; i fari in acqua e le lucine sospese sopra la testa creavano un'atmosfera rilassante e accogliente.

"Mi spiace che Leonardo non sia riuscito a venire alla festa" disse Sibilla riferendosi al compagno della sorella, muovendo le gambe in acqua.

"Fidati, dispiace più a lui, ma purtroppo non riesce a rientrare in Italia prima di domani sera: ti verrà comunque a salutare nei prossimi giorni! Piuttosto che peccato per il tuo bel professore..." disse sua sorella, distesa sul materassino che guardava il cielo stellato. La guardò e, come ogni volta, la vide bellissima: i lineamenti del volto erano ben più caratteristici dei suoi e gli occhioni da cerbiatta color nocciola da capogiro.

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora