"Giuseppe Conte, vuole lei prendere in sposa la qui presente Sibilla Monteverdi?" chiese il sindaco di Roma, da dietro la scrivania contornata dal velluto rosso e sormontata dallo stemma di Roma; il muro in broccato rosso e gli stucchi dorati sembravano proiettare quello scenario di qualche secolo indietro, in un tempo lontano, quasi fiabesco.
"Sì" rispose lui, guardandola per un momento e sorridendo; era scontato che rispondesse così, ma Sibilla sentì comunque un sollievo al cuore, come se da quel momento fosse tutto più facile e sicuro, come se avesse atteso una vita intera solo per sentir pronunciare quel monosillabo. Il sindaco allora si rivolse a Sibilla e lei inspirò profondamente.
"Sibilla Monteverdi, vuole lei prendere in sposo il qui presente Giuseppe Conte?"
"Sì" asserì gioiosamente, senza volere nemmeno calmierare l'estensione del sorriso che le solcava il volto.
Si girarono, guardandosi negli occhi, quindi Sibilla prese la fede posata sul cuscinetto accanto a lei e la portò in prossimità dell'anulare di Giuseppe. Lo guardò, sorridente come mai nella vita, e fece la sua promessa:
"Con questo anello ti sposo e ti prometto di amarti e di esserti fedele ogni giorno della mia vita, con l'assoluta certezza osservarti ogni istante e vederti interamente come se fosse la prima volta" disse, scandendo lentamente ogni parola, conoscendo solamente lei il fremito del primo ed assoluto sguardo che si erano scambiati quasi tre anni addietro. Gli infilò l'anello al dito e lui sorrise, raddrizzandosi sulla schiena e respirando profondamente, trasudante di orgoglio in modo del tutto commovente.
Giuseppe si voltò e prese la fede, quindi si fermò in prossimità del suo anulare e le sorresse la mano con dolcezza. La guardò e Sibilla si sentì avvampare, con l'assoluta certezza di essere nel posto giusto, con l'uomo giusto a compiere il passo migliore della sua vita.
"Con questo anello ti sposo e ti prometto di amarti e di esserti fedele ogni giorno della mia vita, con la gioia e l'orgoglio nel cuore, col coraggio che solo tu mi sai dare" disse lui, infilandole l'anello al dito senza mai smettere di sorridere.
Automaticamente il mondo sembrava essere diventato più giusto, più bello e infinitamente luminoso.
"In nome della Legge, vi dichiaro marito e moglie".
L'applauso si levò da tutti gli uditori della Sala Rossa del Palazzo Senatorio del Campidoglio: dai familiari agli amici più stretti, finanche a qualche collega di lavoro.
Sibilla e Giuseppe li osservarono tutti col sorriso a solcargli i volti gioiosi, quindi si guardarono negli occhi e, con timidezza, si scambiarono un bacio fugace ma traboccante di amore e dolcezza, stringendosi vicendevolmente le mani. Era certa che mai nella vita avrebbe potuto esprimere a parole cosa significasse per lei trovarsi al fianco di quell'uomo, ad affrontare la vita insieme, con tutte le implicazioni gioiose e dolorose che potessero presentarsi.
"E ora le firme" disse il sindaco, porgendo loro l'attestato e la penna stilografica; la prima firma venne apportata da Sibilla, in seguito firmò Giuseppe, quindi si avvicinarono le testimoni che firmarono a loro volta: Arianna e Maria Pia sembravano intendersi abbastanza bene, di certo si rispettavano profondamente e in quel momento sembravano complici e custodi di quella felicità.
Sibilla e Giuseppe si voltarono definitivamente, mano nella mano, percorrendo la sala per arrivare all'uscita: i presenti erano un numero considerevole, ma non esagerato perché sarebbero aumentati ancor di più al ricevimento.
C'erano tutti i parenti più stretti di entrambe le famiglie – ad esclusione del padre di Sibilla: non che le dispiacesse troppo la sua assenza – gli amici più intimi e i colleghi più ben voluti: dagli avvocati agli attori, dai politici ai registi.
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In quei giorni felici arrivati con te
Fanfic"[...] perché ti sento ancora qui, sulla pelle che invecchia, nel cuore che palpita e nell'anima che si strugge, in quei giorni felici arrivati con te..." Sibilla è una giovane e famosissima attrice italiana e internazionale, una parvenu dal passato...