Capitolo 17

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Le meraviglie del pianoforte di Oscar Peterson riempivano i muri di casa a Bologna; fuori c'era freddo e una leggera nebbiolina infestava le vie del centro, divenendo poi bruma ai piedi dei colli spogli.

A metà gennaio la neve non si era ancora fatta vedere, nemmeno una leggera spolveratina che potesse servire come scusante per far uscire i più affabili e gioviali a godere di qualche momento di diletto e simpatici dispetti tra amici e parenti.

Sibilla si era allontanata da Roma per incontrare alcuni docenti dell'Università di Bologna per finanziare parzialmente di tasca propria dei progetti di ricerca e di collaborazione con l'Università della Sorbonne di Parigi; sarebbe rimasta nella sua città natale per qualche giorno, incontrando anche amici e parenti.

Nonostante Giuseppe, a malincuore, le avesse comunicato di non riuscire a raggiungerla per festeggiare il loro primo anno insieme – esattamente quel giorno – era serena perché era riuscito a sistemare buona parte dei problemi di governo, e quello era di sicuro un sollievo non da poco.

D'altro canto, le malelingue e le dicerie sulle foto uscite poco più di una settimana prima continuavano a serpeggiare nei discorsi di tanti, troppi politici. Sibilla si chiedeva perché, dei rappresentanti del Parlamento e del Senato, si concentrassero sul gossip e non tentavano invece di collaborare per mandare avanti quel pesante baraccone che era l'Italia. Era tutto un tornaconto, degno dei mascalzoni più spregevoli: più loro attaccavano, più credevano di indebolire Giuseppe. Più lo screditavano e insultavano, più speravano di ledere la sua figura.

L'onta di «sgualdrina d'Italia» che i più repressi e ignoranti le affibbiavano la assaliva ancora, in quei giorni più che mai. Però a Sibilla poco importava se quel nomignolo proveniva da farabutti assenteisti, ignoranti o analfabeti; per il resto e in ampissima parte – ed era un dato di fatto – era molto apprezzata, talvolta esageratamente venerata. Non si vantava di quello, ma nei momenti di autocritica si rendeva conto di avere qualità molto apprezzabili, dal carattere al fisico.

Sibilla, nonostante tutto, era ugualmente serena perché, in quel tardo pomeriggio, le era giunto il più dolce ed estasiante dei messaggi da parte di Giuseppe.

«Ti penso, ti amo, e ti penso ancora. Questa sera ti chiamerò».

E non c'era nulla di più bello che sentire la sua voce quando erano distanti; avrebbero festeggiato qualche giorno più tardi. Non erano quel tipo di coppia che se il lavoro si faceva impellente e urgente sugli impegni personali, ne nasceva una questione personale e di litigio. No. Sapevano bene cosa implicassero i reciproci mestieri e di certo Sibilla non avrebbe mai rimproverato Giuseppe per essere dedito così fedelmente a circa sessanta milioni di persone, anche a chi lo disprezzava.

Inoltre, proprio cinque giorni prima, Giuseppe era andato ad apporre l'ultima firma per il divorzio. A proposito di quello Sibilla non sapeva esattamente cosa provare, semplicemente era consapevole che il suo compagno era un uomo libero da ogni legame ed era sinceramente felice che la ex moglie stesse realmente bene e che si fosse rifatta a sua volta una vita.

Era già buio da molto e Sibilla aveva iniziato da almeno un paio d'ore a dedicarsi a una delle pratiche che sua nonna e sua madre le avevano insegnato con amore e dedizione, insegnandole la ricetta che da molto, molto tempo si tramandava la sua famiglia, un tempo proprietari di una semplice libreria e prima ancora – e si parlava degli ultimi decenni dell'Ottocento e i primi del Novecento – proprietari di un piccolo pezzo di terra che gli permetteva un sostentamento dignitoso, a fronte di duro lavoro.

Sopra le note di Oscar Peterson, Sibilla stava chiudendo i tortellini in quella fine e precisa pratica che per lei era ormai semplice e naturale.

Si alzò per tirare la pastella, facendola sottile e scorrendo con le dita per accertarsi che non ci fossero grumi o imperfezioni, quindi con la rotella tagliò tanti quadratini, ancheggiando e dondolando lentamente al ritmo irresistibile dello swing di quell'album straordinario che era Ella and Louis, dove i più grandi nomi del Jazz si erano incontrati in un trionfo della musica.

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora