Capitolo 31

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La mattina di quel 2 giugno il sole splendeva nel cielo terso, splendidamente azzurro e pulito; alle prime ore del mattino l'aria era tiepida, il che voleva dire che non avrebbe fatto altro che scaldarsi nel corso della giornata, raggiungendo temperature forse un pelo fuori dalla norma rispetto la media stagionale.

Sibilla stava andando in camera per arieggiare la stanza quando una fitta al basso ventre la colse, lasciandola quasi senza fiato. Appoggiò una mano allo stipite della porta e si resse per qualche istante, toccando il pancione: era confusa, la sera prima al ristorante aveva avuto un insolito mal di schiena e ora la fitta.

"Tutto bene?" le chiese Giuseppe, dall'altra parte del soggiorno.

"Sì..." il dolore della fitta stava scemando poco a poco, dandole tregua "tutto okay"

"Ha tirato un calcio?"

"No, non esattamente" si voltò nella sua direzione "Ho avuto una fitta"

"Una fitta? Oddio..." la raggiunse in pochi passi.

"Stai tranquillo, è già passato"

"Chiamiamo per un controllo?"

"No, sto bene, dico davvero. E poi è normale..." sorrise, stringendogli la mano e strattonandola piano "Tu vai alla parata, ci vediamo dopo a pranzo"

"Ne sei sicura?"

"Assolutamente certa. Vai pure".

Giuseppe tentennò qualche momento, scrutandola con attenzione, muovendo nervosamente tra le dita la piccola coccarda tricolore; Sibilla gliela sfilò di mano e la sistemò sul risvolto della giaccia, lisciando infine il tessuto.

"Avanti, va'... i ragazzi ti aspettano giù" gli disse sorridendo, riferendosi agli uomini della scorta che lo stavano attendendo.

"Ci vediamo più tardi" Giuseppe si allungò e le lasciò un bacio delicato sulle labbra, quindi si chinò quasi in ginocchio e posò simpaticamente il volto al pancione, come se fosse la cornetta di un vecchio telefono "Hai capito, Isotta? Ci vediamo più tardi".

Uscì di casa e Sibilla proseguì nelle sue attività con tutta la calma del mondo: da qualche mese le piaceva soffermarsi qualche istante in più davanti allo specchio per osservare come il suo corpo fosse cambiato e come la gravidanza l'avesse resa più raggiante – e ancora più bella, a detta di Giuseppe. I capelli erano più folti di quanto già non lo fossero e la pelle così morbida e luminosa che avrebbe dato tutto per averla così per il resto della vita; gli occhi eterocromi, invece, sembravano essere più grandi e penetranti del solito.

Si recò in bagno e nel farlo passò dinanzi la nuova cameretta di Isotta: l'arredamento era già tutto pronto, dovevano solo montare la culla e il fasciatoio, nonché alcuni giochi che avrebbe utilizzato nei mesi a venire. Dio solo sapeva quanto si erano divertiti ad assemblare e creare quell'ambiente; Sibilla era andata da un artigiano per preparare i meccanismi del carillon della giostrina per la culla con alcuni tra i più bei temi musicali della tradizione eurocolta e delle colonne sonore dei film più belle.

In quei mesi di stop dal lavoro sui set si era dedicata – insieme a un grande regista italiano e un eminente professore universitario di critica cinematografica – ad alcuni brevi scritti sul tema onirico nella filmografia di Federico Fellini. Con tutta probabilità sarebbero stati pubblicati entro la fine dell'anno, al massimo con l'inizio di quello nuovo: in ogni caso Isotta sarebbe stata già li con lei, con loro.

L'unica nota un poco dolente erano stati gli scontri violenti avvenuti nelle settimane precedenti che avevano assorbito completamente Giuseppe: la proposta dell'inasprimento della legge Scelba e Mancino sembrava riuscire ad andare avanti, nonostante il blocco delle opposizioni: si stavano smascherando da soli e nemmeno se ne vergognavano. Ad ogni modo, la risposta dei gruppi più estremi si era fatta sentire e numerose erano state le contestazioni che avevano sfiorato degli epiloghi violenti e sanguinosi.

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora