Capitolo 22

539 40 13
                                    

"Ragazzi siete stati meravigliosi!" disse Sibilla, rivolgendosi a tutti gli studenti dinanzi a lei; dovevano essere almeno una cinquantina. Alzò le mani e gli fece un grande applauso, al quale seguì quello dei ragazzi, così roboante e vigoroso da riempire tutto il Teatro Municipale di Piacenza.

Aver preso parte a quel progetto teatrale nelle principali città dell'Emilia-Romagna era stato quanto di più bello avesse fatto negli ultimi tempi. Lavorare con i giovani le dava tantissime soddisfazioni, era elettrizzante potergli trasmettere qualcosa di proprio, che fossero da conoscenze tecniche a semplici esperienze di vita che potessero dargli modo di riflettere, ponderare e se possibile trovare un rinnovato coraggio accompagnato dall'animo infuocato degli adolescenti.

"Ci vediamo domani pomeriggio, alle 15. Mi raccomando, un pranzo non troppo pesante perché faremo alcuni esercizi in movimento, quindi sarebbe meglio essere leggeri"

"A domani, Sibilla!" esultarono, passando uno ad uno a salutarla con una gran bella stretta di mano. Vedere i sorrisi e volti felici di quella generazione sempre più spaesata e disorientata in quel mondo che chiedeva troppo e dove arrivare primi era la prerogativa tanto quanto essere i migliori, era qualcosa del tutto impagabile che andava ben oltre il successo e tutto ciò che ne derivava.

In quell'angolo teatrale non c'era spazio per l'assurdo mondo chiuso fuori dai portoni, e Sibilla lo adorava anche per quello.

Dopo aver raccattato le sue cose nel camerino si diresse fuori dal teatro; c'era freddo, l'umidità entrava dentro le ossa e qualche nuvola bassa transitava nel cielo color inchiostro.

Tutti i ragazzi sostavano e parlottavano tra loro e Sibilla gli passò accanto:

"Riposate bene questa sera che domani vi voglio belli freschi!" risero un po' e un giovanotto si fece avanti, stringendosi nel piumino:

"Signora Monteverdi, dove andrà adesso?" le chiese, sorridendo timidamente.

"Guarda, avevo intenzione di tornare a casa e mangiare qualcosa, ma se non me la smettete di darmi del «lei» so bene dove andrete voi tra poco..." sorrise, scherzando con tutta l'ovvietà della situazione, e gli posò una mano sulla spalla amichevolmente "Perché? Mi volete seguire?" strappò qualche risata, osservando tutti i loro volti sorridenti, poi tornò al ragazzo.

"No, no... non vogliamo seguirti..." disse lui, sommessamente, arrossendo un po'.

"Domani sera mi hanno messo la cena con gli altri attori, quindi sarò occupata. Sapete cosa? Siccome nelle altre città l'ultima sera uscivo a prendere un aperitivo con gli studenti, vi chiedo se vi va di venire con me questa sera, così rimediamo"

"Sì!" asserirono energicamente alcuni, senza nemmeno pensarci sopra. Progressivamente si aggiunsero anche gli altri e nel giro di una manciata di minuti decisero di andare in un bar lì vicino, sempre nel centro di Piacenza. I gestori del locale probabilmente li accettarono in così folto numero perché c'era lei, stava di fatto che li sistemarono un poco strettamente e li servirono man mano.

Sibilla si era messa al centro, ad ascoltare i sogni di tutti, i desideri, le preoccupazioni, le passioni e le considerazioni di veramente ogni giovane lì presente. E loro le chiedevano tante di quelle curiosità sul mondo del cinema e del teatro che ben presto si ritrovò a parlare solo lei, come voleva non accadesse, seppure fosse spesso inevitabile.

Fu una serata estremamente piacevole e, come presagiva da sempre, scavare un po' più a fondo nelle vite dei ragazzi si scoprivano cose interessantissime, aspetti così geniali e ispiratori che gli adulti potevano davvero solo imparare.

Si alzò da tavola con la scusa di andare in bagno e pagò di tasca propria tutto ciò che era stato consumato quella sera; per lei una somma pressoché indifferente. I ragazzi protestarono un po', ma riuscì a convincerli con qualche uscita divertente, parlandogli di curiosità appetibile.

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora