Capitolo 29

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Quella settimana di metà novembre si era abbattuto un gran tempaccio a Roma, tra nuvoloni carichi di pioggia e vento furioso. Sibilla amava sempre la sua città adottiva, ma se era illuminata dai bagliori del sole ancora di più; Bologna invece aveva un autunno tutto suo, immerso nella nebbia e nell'odore delle caldarroste misto a quello della terra umida, tinteggiato da pennellate fiammeggianti delle foglie degli alberi sulle colline a ridosso della città – quando visibili.

Sibilla girò le chiavi nella serratura ed entrò in casa, aprendo frettolosamente perché la bretella della custodia della chitarra le stava scivolando dalla spalla.

"Oddio, oddio, oddio, oddio" gambettò in fretta al muro più vicino e la posò, salvando lo strumento musicale. Si voltò e vide Angela – la signora delle pulizie – che stava radunando le sue cose "Ciao Angela!"

"Ciao Sibilla! Tutto bene? Ti ho sentita entrare in fretta"

"Eh sì..." indicò distrattamente la custodia dietro di sé, grattandosi poi dietro la nuca "Mi stava cadendo la chitarra. Stai bene?"

"Tutto bene, grazie! Sei stata dai bambini?"

"Sì, al Gemelli" si tolse il cappotto e mise la sciarpa dentro la manica, appendendo il tutto all'attaccapanni, poi si tolse le scarpe, muovendosi quindi su due tappetini appositi "Guarda qui" tirò su le maniche del dolcevita e mostrò i segni dei pennarelli che le avevano lasciato i bambini durante i giochi, facendo sorridere Angela.

"Io avrei finito, stavo per andare"

"Si vede! Guarda che splendore! Grazie!" si guardò intorno, con le mani sui fianchi, osservando casa tutta pulita "Devi andare da un'altra parte o vai a casa?"

"A casa, per oggi basta così"

"Allora vieni..." le fece cenno di seguirla; si lavò le mani nel lavello, aprì il frigo, estrasse ciò che cercava e alzò il coperchio dell'alzata per dolci "Sono circa due settimane che ho sempre una voglia matta di dolci, quindi me li cucino. Tanto per ora di film non ne ho in programma, quindi posso anche permettermi di sgarrare un po', no?"

"Ma certo che puoi, sei perfetta!"

"Solo perché mi bacchettano, e poi non lo sono!" tagliò due fette generose della ciambella al cocco con ganache al cioccolato e gliene porse una, allungandosi a prendere qualcosa da bere e facendole cenno di sedersi un momento "Dovessi contare sulle mie forze non ce la farei... infatti un anno fa stavo impazzendo, sembravo una belva".

Disquisirono un po', Sibilla ascoltava sempre molto volentieri le storie e le vicende di Angela; si metteva un po' da parte senza voler parlare di sé, capendo perfettamente alcune dinamiche di vita complesse e ammatassate perché lei stessa le aveva vissute sulla sua pelle fin da bambina, capendo quindi perfettamente cosa si provasse. Non lo faceva per farsi gli affari degli altri, ma piuttosto per «toccare con mano» l'attualità e cercare di poter fare qualcosa laddove la sua influenza e le sue disponibilità potevano migliorare – e possibilmente cambiare – qualcosa.

Angela stava per andarsene quando Sibilla la fermò:

"Sbaglio o tuo figlio tra due giorni compie gli anni?"

"Non sbagli" sorrise, abbassando la testa e congiungendo le mani.

"Quanti ne fa? Erano quindici?" si allungò nel cassetto di un mobiletto sotto la finestra ed estrasse una busta bianca sigillata la sera prima con la ceralacca.

"Sì, quindici. Sta diventando grande ormai"

"Ti fa tribolare?" le chiese bonariamente.

"Ogni tanto... però è un bravo ragazzo, solo un po' scalmanato, lui e quel pallone" scosse la testa e Sibilla sorrise, avvicinandosi e prendendole le mani, immaginando cosa si dovesse provare a seguire le passioni, i tormenti, le gioie e i dolori di un figlio.

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora