Capitolo 8

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I caldi raggi del sole di maggio filtravano insidiosamente dalla finestra, importunando il sonno beato di Sibilla.

Si stiracchiò lentamente, sgranchendosi gli arti e rigirandosi con lentezza tra le lenzuola; quando la sua mente processò di essere finita nella camera e nella metà del letto di Giuseppe le prese un colpo, tuttavia un potente pensiero le martellò la mente: allungò le braccia e afferrò il cuscino di lui, affondando il volto su di esso e inspirando a pieni polmoni. Il profumo di Giuseppe stava realmente assaltando quel lento risveglio con palpiti di voluttà pericolosi e irresistibili.

Sibilla si costrinse ad uscire dalle lenzuola e sistemarsi prima che Giuseppe potesse precederla, quindi raccattò le sue cose, andò in bagnò e si sistemò nel migliore dei modi possibili, dopodiché tornò in camera e sistemò il letto.

Tutto taceva in casa, gli unici rumori presenti erano quelli del traffico provenienti dalla strada sottostante.

Sibilla si fece coraggio e si diresse in sala con passo felpato, incedendo più lentamente possibile; guardò da dietro lo stipite della porta e vide Giuseppe che ancora dormiva tranquillamente. Si era cambiato ed indossava una maglia a maniche corte color tortora.

Il suo volto era rilassato e completamente abbandonato sopra il braccio sinistro, un poco piegato sopra il poggiolo arrotondato del divano. Il petto, messo in risalto dalla maglietta, si alzava e abbassava lentamente e complessivamente, col corpo disteso, era un trionfo di sensualità e virilità allo stesso tempo, così affascinante e attraente per Sibilla che sarebbe rimasta ad osservarlo in adorazione per ore e ore, ininterrottamente.

Lo lasciò in pace e tornò in camera, dove attese pazientemente e nel frattempo controllò le varie mail e messaggi.

Passò a mala pena un quarto d'ora quando Sibilla sentì dei rumori provenire dalla sala: Giuseppe si era indubbiamente svegliato, quindi lo raggiunse, rimanendo sullo stipite della porta.

"Buongiorno Giuseppe" disse timidamente, senza accorgersi di stare torturando la manica della maglietta.

"Oh, buongiorno Sibilla" la salutò dalla cucina, dove stava estraendo alcune stoviglie dal mobile "Dormito bene?"

"Molto bene, grazie" gli rispose e lui sorrise ampiamente, mentre posava una tazza sul ripiano della cucina. Sibilla lo guardò ancora, così sorridente e raggiante nonostante il volto ancora impastato nel sonno; tutto arruffato e con un lembo della maglia che inavvertitamente gli usciva dal pantalone.

Sibilla si commosse internamente, senza darlo a vedere, poiché in quel preciso istante c'era una sola cosa che desiderava: svegliarsi ogni mattina del resto della sua vita e vedere Giuseppe, esattamente imperfetto come era in quel momento.

Avrebbe dato qualsiasi cosa, avrebbe rinunciato a tutto ciò che aveva e ciò che rappresentava pur di avere Giuseppe al suo fianco.

Lo avrebbe amato con ogni fibra del suo corpo, ogni dimensione del suo spirito.

Realizzare concretamente e ammettere completamente a se stessa di essere innamorata di quell'uomo le portò una tale gioia che se ne sentì sopraffatta.
Lo guardò e le sembrò che tutta la felicità, la gioia e il bene del mondo fossero ridotti a lui, esattamente in quel corpo mortale di quarantatré anni; proprio in quell'anima così ineffabile che l'aveva stregata fin dal principio, fin dal primo sguardo.

"Vado a darmi una sistemata, arrivo subito" le sorrise, passandole accanto e dirigendosi in bagno. Uscì poco dopo, tutto pronto e incamiciato: le chiese di attenderlo, quindi uscì dalla porta d'ingresso e ritornò dopo nemmeno dieci minuti con due giornali sottobraccio e un sacchetto di carta in mano.

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora