Capitolo 6

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Giuseppe si voltò scattando e sul suo volto si dipinse un'espressione imperscrutabile, in bilico tra lo stupore e la felicità.

"Buon pomeriggio, Sibilla" si avvicinò, allungando la mano: lei la strinse immediatamente e quel contatto le conferì un'energia tale che, all'improvviso, le sembrò di non aver avuto le forze di vivere per tutti quei mesi.

"Che piacere rivederla... e con una nuovissima acconciatura!" sorrise, alzandole la mano e portandola vicino alle labbra, senza toccarla.

Giuseppe non solo si faceva garante di buone maniere e galateo, ma lo conosceva sul serio, sapeva metterlo in pratica, sembrava districarsi bene nelle minuzie nelle quali tutti «cascavano». Non si doveva mai baciare la mano di una donna, sebbene Sibilla, in quel momento, non avrebbe desiderato nient'altro che quello. Ben più di quello...

"È un piacere anche per me, Giuseppe" sentì ribollire qualcosa di indecifrabile nel petto e in gola, come un diritto e una necessità che a gran voce supplicavano di uscire, e lei non le fermò "Ma ormai è passato così tanto tempo che le chiedo di darmi pure del «tu», se le va".

Giuseppe sorrise, accompagnandole e lasciandole la mano delicatamente, quindi raddrizzandosi sulla schiena. Sibilla lo guardò complessivamente in una manciata di millesimi di secondo: indossava un meraviglioso completo blu scuro con la cravatta e il gilet – indumento per il quale Sibilla ammattava, soprattutto sugli uomini – in pendant. Dal taschino sul petto usciva la pochette piegata raffinatamente in quattro punte.

Era stupendo, di una complessiva e integrale bellezza ineffabile.

"Be'..." sospirò lui "Continuerò a darti del «tu» solo se lo farai anche tu nei miei riguardi".

Sibilla fece un sorriso sghembo e alzò il mento:

"Consideralo fatto" disse, sorridendo furbamente.

Giuseppe, con un gesto elegante del braccio le fece strada e quindi si affiancò a lei, tenendosi a poca distanza.

"Allora, Sibilla... come mai questo taglio così drastico?" chiese curiosamente.

"Ah" sospirò lei, toccandosi le punte corte dei capelli che, tutto sommato, stavano ricrescendo in fretta "L'ho dovuto fare per un film".

Giuseppe rise, portando le braccia dietro la schiena:

"Lo sospettavo... e chi hai dovuto interpretare? Un'eroina moderna o altro? Nelle tue mail mi sei sembrata un po' provata" infittì lo sguardo su di lei, portandola quasi alla follia. Sperò di non aver fatto una brutta impressione.

"Ho interpretato un uomo" rispose lei, semplicemente, e Giuseppe, dopo essere rimasto di stucco per qualche istante, rise ancora. Sibilla notò che quando lo faceva tendeva a socchiudere molto gli occhi: era indescrivibilmente stupendo.

"Fantastica, veramente fantastica... è straordinario quello che fai, quello a cui ti sottoponi."

"È stato un ruolo abbastanza complesso... forse il più arduo fino ad oggi. Psicologicamente ed emotivamente mi ha impegnata molto" spiegò, abbassando lo sguardo e osservando la strada scorrere sotto i suoi passi.

Giuseppe la guardò ancora, inclinandosi quasi impercettibilmente su di lei, come se cercasse una qualche traccia e risposta sul suo volto, quindi sorrise lievemente.

"E adesso stai meglio?" le chiese sommessamente e contemporaneamente con baldanza, ma una sottile e penetrante premura si sentì nel fremito della sua voce, nei suoi occhi e nel modo in cui tenne lo sguardo fisso su di lei.

"Sì, sto meglio..." sorrise timidamente, senza riuscire a guardarlo negli occhi "grazie".

Giuseppe si raddrizzò nuovamente sulla schiena; inspirò profondamente a tal punto da far gonfiare il petto, poi si rilassò:

In quei giorni felici arrivati con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora