Base dei lupi
"NON MI DEVI ROMPERE LE PALLE" il ragazzo dai capelli color paglierino urlò e si girò per uscire dalla grande stanza.
Si trovava in un vecchio bar, era in legno sia l'interno che l'esterno. Il bancone tirato a lucido presentava i bordi scheggiati per tutte le volte che vi erano state sbattute le bottiglie, dietro al bancone c'erano le mensole, anche quelle in legno, dove erano poggiati i boccali e le bottiglie di ogni genere. I tavoli erano circondati da panche rovinate, ma comunque stabili, e le finestre presentavano una patina giallognola che non permetteva di vedere cosa ci fosse fuori.
Quel locale prendeva il nome di covo, era conosciuto da tutti e aveva accolto generazioni su generazioni di lupi. Aveva visto scontri nascere, amori finire e sbocciare, aveva conosciuto i gloriosi spiriti, coloro che avevano guidato la grande battaglia di cinquant'anni prima. Battaglia che aveva visto i lupi vincitori.
Quel luogo era sacro per quei lupi, era un posto pieno di ricordi e di speranze. Da fuori poteva sembrare anche una casa in legno abbandonata, ma dentro si vivevano le migliori serate possibili.
Come al solito il biondo aveva litigato con uno dei ragazzi più grandi, non era uno che amava sentirsi dire cosa fare e come agire, figuriamoci quando a farlo era un ragazzo di appena due anni più grande. Aveva perso le staffe subito, non appena il lupo maggiore aveva provato a dirgli in che modo comportarsi in mezzo al campo di battaglia. Che poi quello che avevano visto quel giorno non si poteva certo definire campo di battaglia.
Aveva iniziato ad urlare all'istante, nemmeno il tempo di far rendere conto agli altri che aveva preso la parola.
Voleva uscire da quel covo puzzolente il prima possibile, non sopportava più quell'odore acre di sudore misto a birra e vino scadente, aveva bisogno di aria e così, dopo aver urlato ciò che voleva, si era girato verso l'uscita e aveva cominciato a camminare sbattendo i piedi sul lurido parquet, ma il suo amico l'aveva richiamato più volte e gli aveva fatto saltare ancora di più i nervi se possibile.
Aprì la porta con un calcio e uscì ringhiando contro i commenti delle persone che lo stavano osservando da lontano. L'aria della sera era fredda e a contatto con il fiato caldo del ragazzo creava le nuvolette chiare che si disperdevano nei colori scuri dell'imminente notte. Si mise le mani in tasca e sollevò lo sguardo verso il cielo. Odiava tutto di quella vita, il fatto che gli venisse data la caccia perché lupo, il dover vedere amici morire per mano degli esseri umani e il dover combattere contro la propria volontà. Nonostante il suo fosse un carattere esplosivo, odiava dover battersi con degli sconosciuti.
"Bakugou, ti devi dare una calmata"
"NON MI FREGA UN CAZZO DI QUELLO CHE DICE QUEL TIZIO"
"questo l'abbiamo capito, ma tu devi comprendere la situazione"
"che situazione? Dobbiamo combattere, stava dicendo quello. Sempre le stesse cose ci vengono a dire. Possibile che nessuno sappia escogitare altro modo?"
"mi stupisci"
"perché? Anche se rispondo male non vuol dire che mi piaccia uccidere"
"no, certo che no, ma Bakugou, anche loro uccidono"
"non è una giustificazione" strinse le mani, le dita segnarono i palmi con le unghie e le nocche divennero bianche, ma l'amico non se ne accorse perché continuava a tenerle nascoste nelle tasche.
Loro due erano cresciuti insieme, vicini di casa che avevano scoperto l'uno l'esistenza dell'altro in un pomeriggio afoso di metà estate. Due lupacchiotti che andavano in cerca di avventure nei boschi e tornavano sempre sporchi di fango. Sembravano gli opposti, uno biondo e uno con i capelli rosso fuoco, uno sempre allegro e l'altro sempre furioso, l'uno amico di tutti e l'altro era già tanto se ne aveva uno. Bakugou non l'avrebbe mai ammesso, ma voleva bene a quel ragazzo dai denti appuntiti e gli occhi rossi, unica cosa che avevano in comune, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, anche rischiare la vita.
Il biondo sapeva che in 700 anni nessuno era riuscito a ricucire i rapporti tra uomini e lupi e di certo non sarebbe stato lui la persona che avrebbe portato la pace, ma non voleva nemmeno essere uno di quelli che faceva aumentare la spaccatura tra le due fazioni.
Sospirò e il suo fiato si condensò creando un'onda bianca nell'aria fredda. Quando si girò incontrò gli occhi dolci e pieni di compassione di Kirishima, l'unico che era sempre stato al suo fianco, l'unico con cui riusciva a parlare senza urlare.
"lo so Bakugou, è orribile quello che facciamo" Kirishima si avvicinò all'amico e gli posò una mano sulla spalla. Sentì i muscoli tesi dell'altro e si rattristò ulteriormente.
Quel giorno si erano scontrati con un piccolo gruppo di hunters, pochi, deboli, per lo più inesperti alle prime armi e di loro non ne era rimasto nemmeno uno vivo, i lupi avevano vinto su tutti i fronti. Bakugou si era sporcato ancora una volta le mani di sangue, sangue che per quanto poteva riguardargli era innocente, lui infondo non conosceva quelle persone.
Tirò fuori le mani dalle tasche e se le guardò con occhi tristi e pieni di quelle immagini atroci che avevano accompagnato la sua giornata.
"Kirishima, secondo te esiste un paradiso per quelli come noi?"
"non esiste per nessuno un paradiso. Non si può risalire dall'inferno e noi già ci siamo all'inferno" il rosso si mise di fronte all'amico e gli prese le mani, aveva i palmi caldi ed era consapevole che Bakugou se ne sarebbe accorto subito. Voleva interrompere il biondo dallo scrutare le pieghe delle dita, come se stesse cercando tracce del sangue che aveva versato quel giorno.
"come ci riesci?" chiese Bakugou trattenendo un singhiozzo.
"urlo"
"urli?"
"sì, urlo" Kirishima sorrise, tirò indietro la testa e urlò, tirò fuori tutta la voce che aveva e urlò contro il cielo che si faceva sempre più scuro. Sembrò uno di quegli urli che squarciano la notte, di quelli che si tirano fuori quando si trova un cadavere steso a terra, putrefatto e che manda odore cattivo. Urlò, sembrò un urlo di disperazione, ma era liberatorio e comunque tornò a sorridere, forse anche più di prima.
"avanti Bakugou, ora tocca a te"
Bakugou fece una smorfia, fece scivolare via le proprie mani da quelle calde del rosso e fece un paio di passi avanti, cercando di distanziarsi un po' da quel ragazzo. Inspirò, portando dentro i polmoni più aria possibile, sentì la cassa toracica allargarsi e le coste stendere i muscoli intercostali. Urlò, buttò fuori il proprio odio, il proprio dolore, la propria frustrazione. Tirò fuori tutto ciò che aveva dentro e poi si girò verso l'amico e lo guardò leggermente sorpreso, si sentiva meglio ed aveva solo urlato.
Di colpo uscirono tutti quelli che si erano radunati nel covo. Le voci si confondevano e si espandevano nella notte. Bakugou si voltò di scatto e guardò con un sopracciglio alzato uno di loro, quello che sopportava di più, perché più silenzioso e tranquillo.
"che succede, Tamaki?"
Un ragazzo dalla chioma nera come l'inchiostro lo guardò, non mostrava un'espressione eccessivamente spaventata, ma, dalla luce che illuminava le sue iridi scure, si capiva che qualcosa lo stesse turbando.
"hanno attaccato la base C"
La base C, una delle sette basi principali dei lupi. Si trovava ai confini della città e ci vivevano per lo più giovani lupi in fase di addestramento.
Il biondo sgranò gli occhi, lui conosceva un bambino di quella base, Kota, un corvino dai modi duri, che gli ricordava se stesso da piccolo. Non aveva più i genitori, uccisi dagli hunters, e così si era occupato Bakugou di allenarlo nel tempo libero, non poteva ammettere di essercisi affezionato, ma nemmeno dire che lo odiava, lo tollerava.
Il gruppo di lupi cominciò a correre in soccorso di coloro che vivevano nella base C. I loro occhi furiosi illuminati dalla luce lunare e i denti già esposti.
Ed eccoci alla base dei lupi... Cosa ne pensate di ciò che si sono detti Bakugou e Kirishima??
Se la storia vi sta piacendo fatemelo sapere con un commento o una stellina!
Buon proseguimento di lettura e buon tuffo nelle emozioni^^
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Natural enemies
FanfictionIl mondo è diviso in due, ci sono i lupi mannari e gli hunters destinati a combattersi da centinaia di anni. Cosa succederebbe però se un lupo e un hunter si innamorassero? Destinati a uccidersi, ma anche ad amarsi, cosa decideranno di fare? Ship pr...