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Passato qualche giorno, Kaminari finalmente fu in grado di tornare nella propria camera. Venne accompagnato dalla donna che era rimasta al suo fianco per due settimane intere e, una volta raggiunta la porta della camera, l'aveva congedata con un sorriso e un saluto amichevole. Voleva entrare da solo in quella piccola stanza, voleva respirare di nuovo l'aria stantia che si formava facilmente tra quelle quattro mura e voleva più di ogni altra cosa lasciarsi cadere su quel letto che lo aveva accolto per così tante notti che non si potevano contare.

Afferrò la maniglia fredda e spalancò la porta, l'odore di chiuso lo invase, ma lui ne fu felice, era tornato nella sua tana, nel suo posto sicuro. Inspirò e fece un passo verso l'interno. Lanciò un'occhiata al letto disfatto, beh no che di solito fosse in ordine, e poi si girò dalla parte opposta, verso la scrivania.

Quando vide la tavola della scrivania, quella tavola porosa del colore del tramonto, non a caso l'aveva dipinta lui, realizzò l'ultimo suo gesto in quella camera. Era stato chiamato all'improvviso da Mirio, c'era stato bisogno di rinforzi da qualche parte a una base dei lupi. Lui si era alzato con foga tirando via le lenzuola e buttandosi sul pavimento alla ricerca della divisa per le missioni. Dopo essersi cambiato e preparato si era diretto alla porta, ma poi aveva realizzato, come se avesse sentito dentro di sé che quella sarebbe stata una missione particolarmente pericolosa per lui, che doveva mettere in un punto ben visibile quel suo ultimo addio. Si era avvicinato alla scrivania, aveva aperto il primo cassetto e aveva tirato fuori la lettera scritta appositamente per quei suoi due migliori amici, nonché famiglia.

Denki si avvicinò alla scrivania, ma della lettera non c'era ombra, sgranò gli occhi e posò il palmo lì dove l'aveva lasciata.

"cerchi questa?" la voce di Shoto lo fece trasalire, si girò e incontrò gli occhi spaiati dell'amico. Shoto stringeva la lettera in mano e la teneva alta, in bella mostra. Kaminari strinse le labbra e deglutì, ma non distolse l'attenzione da quello sguardo leggermente accusatorio del bicolore. Sapeva come la pensava Shoto sugli addii cartacei, non era d'accordo, perché per lui era come arrendersi ancora prima di aver provato a lottare. Avrebbe voluto chiedere scusa, ma infondo sapeva che non era ciò che doveva fare. Lui voleva salutare un'ultima volta i suoi amici e la lettera gli era sembrata la cosa più giusta da fare, non doveva scusarsi per quello.

"l'hai letta?" chiese a mezza voce. Il cuore aveva accelerato il suo ritmo, i polmoni si allargavano e restringevano rapidamente e le mani avevano cominciato a sudare. Avrebbe voluto lanciarsi in avanti, afferrare quel foglio di carta e nasconderlo alla vista del bicolore, ma sarebbe stato inutile, se ormai l'aveva letta, di certo quel suo gesto non gli avrebbe fatto dimenticare le parole scritte.

"sì" rispose Shoto con aria leggermente colpevole. Si avvicinò a Denki, ma continuò a mantenere lontana dal biondo la lettera, come se non volesse che quel suo amico se la riprendesse. Lo stava osservando, aveva due profonde occhiaie, gli occhi leggermente più spenti, le guance scavate per il periodo che aveva passato attaccato alla flebo, la pelle più chiara, quasi cerulea, e il sorriso praticamente invisibile.

"non avresti dovuto" disse severo il biondo provando a sporgersi per riprendere ciò che era suo. Ma quella lettera, indirizzata a Shoto e Izuku, poteva davvero definirsi ancora sua?

"Lo so" rispose tristemente il bicolore, che però continuava a tenere stretto quel foglio e a renderlo irraggiungibile per quel suo amico.

"allora perché l'hai letta?"

"avevo bisogno di te, avevo bisogno delle tue parole, delle tue battute, del tuo carisma..." finalmente abbassò la mano con cui teneva la lettera, ma Denki non provò a riprenderla. "...Denki, avevo bisogno del mio amico e l'unico modo per aggrapparmi alla tua voce, a te, era leggere le tue ultime parole. Non mi sento in colpa per ciò che ho fatto"

Natural enemiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora