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Due anni prima sotto le costellazioni

Il ragazzo dal ciuffo biondo girava per i vicoli, gli era stato ordinato di tenere la situazione sotto controllo, ma fino a quel momento non era successo nulla. Sentì un rumore alle sue spalle e si voltò di scatto, la mano già serrata intorno al manico del pugnale e lo sguardo attento, pronto a cogliere un qualsiasi movimento.

I polpastrelli avevano memorizzato alla perfezione ogni graffio e imperfezione del manico del pugnale. Negli anni passati ad addestrarsi, quelle armi erano diventate le sue migliori amiche, sempre al suo fianco, infilate nel fodero attaccato alla cintura. Quelle lame avevano reciso poca carne, era ancora giovane per delle missioni serie, ma aveva già provato sulla propria pelle la terribile sensazione dell'uccidere qualcuno e anche in quell'occasione, le sue fidate amiche erano state al suo fianco.

Poco dopo uscì dall'ombra un ragazzo, doveva avere la sua età, era magro e poco più basso di lui. Da quella distanza non poteva vederlo in viso, indossava una felpa larga, nera, il cappuccio tirato su a coprirgli la testa, ma due ciocche di capelli fuoriuscivano, ribellandosi al ragazzo, che evidentemente aveva provato a tenerle a bada con poco successo. Gli occhi erano luminosi, forse restituivano la luce lunare o brillavano di luce propria, Togata questo non lo sapeva, ma poteva dire con certezza che fossero ammalianti. Tolse la mano dal pugnale, i polpastrelli scivolarono lungo l'elsa fino a non percepirne più il freddo, lasciò andare una delle due fidate amiche come se sentisse di non correre alcun pericolo in presenza di quel ragazzo dai capelli scuri come la pece.

C'era qualcosa che lo attirava e nello stesso tempo lo acquietava.

Si avvicinò allo sconosciuto e quello rimase immobile, lo guardava con occhi sgranati e mani tremanti. Quella figura assunse un aspetto più curioso.

"ti sei perso?" chiese Togata avvicinandosi ancora di un paio di passi. Il corvino era visibilmente scosso, non voleva spaventarlo, ma sembrava che nulla di ciò che facesse riuscisse a metterlo a suo agio. Il ragazzo sconosciuto scosse la testa e deglutì talmente rumorosamente che il biondo poté sentirlo a metri di distanza. Quella felpa larga poteva nascondere il tremore del corpo, ma non delle dita che sporgevano oltre le maniche.

"hai bisogno di aiuto?" il corvino scosse ancora una volta il capo in negazione e fece un passo indietro. La scarpa da ginnastica increspò il velo d'acqua di una pozzanghera e il riflesso perfetto della luna ondeggiò sotto il piede instabile del corvino.

"non aver paura, sono un hunter, ti proteggerò io se dovesse arrivare un l..."

"lupo?" finalmente il ragazzo parlò e il biondo non poté non sorridere. Quella voce aveva scaturito in lui ulteriore interesse. Il piede dello sconosciuto, che fino a poco prima muoveva l'acqua lurida della pozzanghera, tornò stabile a reggere il peso del corvino.

"sì" disse con sicurezza Togata, voleva che quel ragazzo si fidasse di lui, che gli permettesse di avvicinarsi e di farsi vedere da più vicino. Si sentiva come un bambino in presenza di un gatto randagio impaurito. Lui voleva raggiungere quel gatto e voleva accarezzarlo, farlo smettere di tremare e, magari chissà, conoscerlo e diventarci amico.

"allora devo aver paura" il ragazzo sconosciuto smise di tremare e divenne serio. Lui conosceva la propria specie, sapeva cosa voleva dire imbattersi in un hunter da solo. Lui aveva paura e allo stesso tempo non ne aveva. Era consapevole del rischio che stava correndo nel rimanere così nelle vicinanze di un hunter, potevano essercene degli altri, ma, per quanto gli riguardasse, lui in quel momento aveva occhi solo per quel biondo muscoloso e dal sorriso quasi rassicurante.

"perché?" Togata alzò un sopracciglio e fece un passo in direzione del corvino, il quale, con suo stupore, rimase fermo permettendogli di accorciare la distanza che li separava.

Natural enemiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora