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Dabi, un vecchio hunter alleato con i lupi solo per cercare una pace che in pochi ambivano, vagava per le strade con la mente altrove. Con un dito seguiva i bordi frastagliati di una cicatrice che percorreva il suo avambraccio sinistro. Quel segno era stato uno dei doni dei lupi prima che lo accettassero nel loro branco esclusivo. Aveva sofferto dopo aver lasciato gli hunters, su quello non c'era dubbio, ma fu nulla in confronto a ciò che aveva dovuto patire negli anni in cui era stato un hunter sotto il controllo del padre.

Sollevò lo sguardo verso le stelle e attese che i palazzi stretti e alti si allargassero per dare spazio alla grande proprietà privata dell'accademia degli hunters. Non si recava in quel luogo ormai da anni, ma ricordava benissimo dove fosse collocata e come fossero intrecciati i vari corridoi al suo interno, quasi a ricordare un labirinto di pareti chiare. Quel labirinto dal quale aveva sognato di fuggire ogni singola notte, ma che solo dopo aver perso il suo ultimo amico in uno scontro riuscì a lasciare e a fuggirgli per non tornarci mai più, mai più fino a quel giorno.

Si fermò di fronte ad un grande cancello di ferro battuto e sbuffò, odiava l'idea di doversi intrufolare in quel luogo, ma era l'unico modo per incontrare di nuovo suo fratello. Dopo averci parlato due settimane prima, non era riuscito a togliersi dalla testa la voglia di rivederlo. Afferrò con entrambe le mani le sbarre in ferro battuto del cancello e fece leva per cominciare ad arrampicarvisi. Arrivò in cima e si guardò intorno, individuò le telecamere e ne studiò i movimenti e gli angoli ciechi, non era del tutto impossibile passare inosservato. Rimase ad osservare quella tecnologia di alto spionaggio per diversi minuti e poi finalmente saltò oltre il cancello e atterrò con un tonfo sordo nella proprietà privata dell'accademia, della quale aveva fatto parte per fin troppi anni.

Si abbassò e superò le prime tre telecamere fino ad arrivare ad un altro sbarramento, la porta a vetri che dava sull'ingresso del grande edificio. Se le cose non erano cambiate in quegli anni, quella porta doveva avere l'apertura a scansione e ciò che gli serviva quindi era un tesserino identificativo. Tirò fuori il suo vecchio tesserino sul quale era stampata una sua foto in cui ancora aveva i capelli color della neve. Lo guardò con espressione schifata, ma anche leggermente malinconica, e lo fece strusciare nella fessura di fianco alla porta. A quel punto erano due le possibilità o gli hunters erano stati così sprovveduti da non disattivare il suo tesserino e quindi la porta si sarebbe aperta, oppure sarebbe scattato l'allarme facendolo scoprire in flagrante e condannandolo a morte sia per tradimento che per tentato accesso non autorizzato. Chiuse gli occhi mentre attendeva che la sorte si divertisse con lui, ma un suono familiare gli fece riaprire un solo occhio, come se aprirne due contemporaneamente lo potesse far beccare. La porta scattò e bastò una leggera spinta con il palmo della mano per farla spalancare.

Sorrise ed esultò alzando il pugno chiuso non appena mise piede dentro quell'edificio. Aveva ancora una volta vinto contro gli hunters. Ora doveva trovare la stanza di suo fratello e sperare che Shoto non lo denunciasse.

Quando si guardò intorno provò una leggera nostalgia, effettivamente lì dentro non aveva solo sofferto, aveva anche trovato degli amici con cui condividere avventure e disavventure, più le seconde che le prime, ma proprio per questo aveva legato così tanto con quei ragazzi. Abbassò lo sguardo e sospirò, di quei ragazzi non ne era sopravvissuto nemmeno uno e lui, l'unico ancora in vita, aveva lasciato gli hunters per seguire i propri ideali.

Cominciò a camminare in direzione del corridoio che portava alle stanze, se non ricordava male le camere dei beta dovevano essere al secondo piano. L'ascensore lo scartò, era a conoscenza delle telecamere fisse al suo interno, ma sapeva anche che le scale di servizio ne erano prive.

Iniziò a salire velocemente, doveva accelerare il passo se voleva incontrare il fratello e avere un po' di tempo per parlarci.

Dopo qualche minuto, raggiunse il corridoio, vide il ragazzo dalla chioma verde andarsene, probabilmente aveva il giro di perlustrazione in qualche vicolo. Controllò i numeri sulle stanze, non aveva idea quale potesse appartenere al suo fratellino, ma provò ad indovinare. Infondo Shoto aveva provato sempre stima nei suoi confronti e quel suo modo di fare probabilmente l'aveva portato a scegliere la stanza che era appartenuta proprio a lui.

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