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Correva per le strade buie, correva e cercava di non inciampare o perdere tempo, lui voleva arrivare il prima possibile all'accademia. La voce di Mirio al telefono era stata strana, allarmata e dopo aver sentito il nome di Denki era caduta la linea. Izuku si era sentito morire dall'interno, non sapeva cosa aspettarsi una volta giunto all'accademia, ma una cosa la sapeva doveva correre come non aveva mai fatto prima di allora.

Girò l'angolo e quasi si scontrò con un gruppo di ragazzi, non si fermò nemmeno a chiedere scusa che riprese a correre con solo una frase in mente

-Kaminari, ti prego-

Si sentì la guancia inumidirsi per le lacrime che avevano cominciato a scendere. Si asciugò al volo con la manica della felpa e non rallentò nemmeno in quel caso.

Quando finalmente raggiunse il cancello in ferro battuto, arrestò il proprio passo. Guardò quello sbarramento e urlò a pieni polmoni, cosa che forse avrebbe dovuto evitare essendo piena notte.

"SONO IZUKU MIDORIYA, APRITE" sorprendendolo, il cancello si aprì cigolando e lui entrò. Fece strusciare il tesserino nella fessura accanto alla porta a vetri e riprese a correre. Evitò l'ascensore perché troppo lento per i suoi gusti e arrivò davanti all'infermeria. La porta era già aperta e dentro poteva riconoscere l'inconfondibile chioma di due colori diversi di Shoto.

Entrò, fu in quel momento che si rese conto di quanta fatica aveva fatto per sbrigarsi a tornare. I muscoli delle gambe si paralizzarono per l'assenza di ossigeno in circolo, i polmoni cominciarono a bruciare, o forse già bruciavano da prima, ma lui non se ne era accorto, e il cuore aveva raggiunto una velocità nello scandire i battiti quasi patologica.

"l-lui" nemmeno la voce funzionava a dovere, quello che uscì dalla sua bocca, impastata per l'assenza di saliva, fu un sussurro. Vide Shoto girarsi e mostrare un sorriso tirato, di quelli che si fingono quando si incontra una persona che non si sopporta, ma non si vuole darlo a vedere.

Il bicolore non rispose, si scansò solo per mostrare a lui una scena che non si sarebbe mai aspettato. Lì, in quel letto di ospedale, stava Denki, ma a differenza dei giorni precedenti era seduto e gli occhi, quegli occhi color ambra, erano aperti e si guardavano intorno confusi.

"si è svegliato" disse a bassa voce Shoto. Non riusciva a muoversi, non riusciva a smettere di tremare, non credeva ai suoi occhi eppure quel suo amico dal carattere elettrizzante gli aveva rivolto un sorriso non appena l'aveva visto entrare in infermeria. Il bicolore si era strofinato gli occhi con la mano chiusa a pugno, ma non era stato un sogno, Denki si era davvero risvegliato dal coma.

Izuku si fece travolgere dalla fatica e cadde con le ginocchia sul pavimento lucido dell'infermeria. Poggiò entrambi i palmi su quel pavimento freddo e lasciò uscire un urlo liberatorio, quell'urlo che aveva trattenuto infondo alla gola per fin troppo tempo.

[...]

Bakugou era rimasto in quella casa impolverata. Il verde gli aveva detto chiaramente che poteva restare per tutto il tempo che gli occorreva per riprendersi e lui si era deciso a non muoversi da quel luogo apparentemente sicuro.

Kirishima era rimasto con lui, lo aveva dovuto calmare perché era entrato nel panico per la notizia dell'amico di Izuku, ma finalmente, dopo qualche minuto, il rosso era tornato in sé.

Kirishima si guardò intorno curioso, quella casetta aveva proprio l'aria di un posticino sicuro per una famigliola poco numerosa.

"quindi..." cominciò a parlare, ma lo sguardo furioso del biondo lo zittì all'istante. Entrambi avevano migliaia di domande che gli correvano nella mente, ma nessuno dei due era davvero pronto a sentire le risposte. Il rosso si grattò dietro la nuca e sorrise, forzò un po' l'espressione, ma fece del proprio meglio per risultare naturale.

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