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Shoto si stava per addormentare, la visita del fratello l'aveva sconvolto, ma anche aiutato a stare meglio. Aveva trovato qualcuno a cui aggrapparsi, ma purtroppo non era potuto rimanere lì con lui. Sapeva quanto fosse stato da sprovveduto andare lì all'accademia solo per poterlo vedere, ma gli era grato per quel gesto e mai si sarebbe dimenticato di Touya e del suo amore fraterno.

Si girò su un fianco e posò la mano sulla parete fresca a cui era attaccato il letto. Dall'altro lato c'era la stanza vuota di Denki e in qualche modo riusciva a percepire la mancanza di quel suo amico che di solito, in mezzo alla notte, gli bussava alla parete e cercava di comunicare con lui tramite un codice morse inventato sul momento.

Il bicolore chiuse la mano a pugno e bussò piano contro quella parete chiara, sapeva che era da stupidi sperare in una risposta che non poteva arrivare, ma bussò comunque, perché la sua voglia di comunicare con quel suo amico era tale da fargli sognare anche un miracolo.

Ovviamente non ci fu risposta dall'altra parte del muro e così decise di alzarsi e andare lui stesso in quella camera silenziosa. Quando aprì la porta venne invaso dalla nostalgia. Le lenzuola di Denki erano sfatte, effettivamente erano stati prelevati dalle loro stanze di notte e probabilmente Kaminari si era alzato dal letto, come d'altronde anche lui. Entrò e inspirò l'aria stantia che era rimasta chiusa in quelle quattro mura per fin troppo tempo. Si guardò intorno e notò che le foto, che ritraevano sempre loro tre, erano ancora ben attaccate al muro e quasi si sentì mancare quando notò sulla scrivania la lettera che quel suo amico aveva scritto il giorno precedente alla loro prima missione.

"voglio lasciare una traccia" aveva detto afferrando carta e penna. Si erano ritrovati loro tre nella camera di Kaminari per passare come al solito la serata insieme. Avevano parlato animatamente di tutto, finché la conversazione non era caduta inevitabilmente nel discorso missione. Il giorno dopo difatti avrebbero dovuto affrontare la loro prima missione e tutti e tre stavano morendo di paura.

"una traccia?" aveva chiesto il verde avvicinandosi all'amico dai capelli color canarino. Shoto li aveva visti lanciarsi sguardi interrogativi a vicenda e aveva deciso di rimanere in silenzio in attesa della risposta di Denki.

"sì, scriverò una lettera, così, nel caso dovessi morire, i miei famigliari avranno un ultimo ricordo di me" gli era sembrato calmo, più di quanto non fosse di solito. Lo aveva visto scrivere e poi aveva letto quelle parole che l'amico aveva impresso sulla carta bianca.

Cara mamma e caro papà, se state leggendo questa lettera vuol dire che purtroppo la missione si è rivelata fatale per me, ma non preoccupatevi, io sto bene perché sicuramente me ne sono andato da questo mondo con un sorriso.

Vi chiedo un favore, conservate questa lettera perché è l'ultima cosa che ho scritto per voi e per me significa molto.

Vi voglio bene e spero di rincontrarvi, magari non troppo presto.

Shoto aveva sgranato gli occhi nel leggere quelle poche righe, aveva constatato che Denki non era un grande scrittore e che il suo modo di dire addio era a dir poco strano e decisamente non delicato. Aveva sorriso inconsapevole che il biondo avesse scritto quella lettera proprio con lo scopo di alleggerire l'animo di entrambi i suoi amici.

Shoto raggiunse la scrivania e prese la lettera lì poggiata, sorrise debolmente al ricordo di quando era stata scritta anni prima e decise di rileggerla, giusto per rivivere quel momento spensierato della sua vita.

L'aprì piano, facendo passare i polpastrelli sul lato tagliente della carta e cominciò a leggere mentalmente quelle parole impregnate nella carta ruvida, ma ciò che lesse erano tutt'altre parole rispetto a quelle di tanti anni prima.

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