18. Ti piace.

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                                       Melody

<<Sei ancora in tempo>> mormora Laura, approfittando dell'assenza dei miei genitori che si sono un attimo allontanati per prendere qualcosa da bere.

<<Siamo già in aereoporto>> le faccio notare, sedendomi, per aspettare che il nostro gate si apra.

Voglio partire immediatamente.

Non ho più intenzione di rimanere qui, a fingere che dall'altra parte del mondo, i miei genitori non stanno organizzando il giorno più importante della mia vita.

<<Puoi sempre tirarti indietro>> prova a farmi a cambiare idea, non capendo il motivo per la quale sto partendo così in fretta.

L'umiliazione che lo stronzo mi ha riservato mi ha fatto capire che non posso contare su nessuno.

Se voglio risolvere un problema, devo farlo da sola.

<<Laura, sono sicura. Torneremo presto>> la rassicuro, comprendendo bene il suo disagio con i miei genitori.

Da quando ci siamo trasferite, è diventata un'altra persona più sicura di sé, più tranquilla e mille volte più simpatica.

<<Ho bisogno di conoscere il mio futuro marito. Almeno quando mi sposerò con lui, potrò dire di conoscerlo>> aggiungo, prendendo dalla borsa la rivista che ho comprato dal tabaccaio, per leggerla un po', e distrarmi con gossip piccanti.

Ho sempre amato leggere le disavventure degli altri.

<<È tutta colpa di quello stronzo pervertito. Ho fatto bene a fermarti>> borbotta, sedendosi accanto a me.

I suoi occhi mi imbarazzano.

Odio quando mi fissa, mi da l'impressione che mi stia giudicando.

<<Non sarebbe cambiato nulla. I miei genitori non avrebbero mai accettato Jeremy. È arrogante ed insopportabile>> replico, alzando gli occhi dalla rivista per guardare la mia amica che continua a fissarmi.

<<Ti piace.>> commenta, bevendo un sorso di caffè.

<<Non è vero. Che schifo!>> mento, nascondendo il rossore delle guance.

Non può essere.

Non può averlo notato.

Ho cercato di nasconderlo.

C'è l'ho scritto in faccia?

In questi casi devo negare, e fingermi schifata, anche quando in realtà bramo le sue labbra.

<<Puoi provare a negarlo quanto vuoi, ma si vede lontano un miglio.>> insiste, passandomi il bicchiere che contiene il caffè.

<<Sto dicendo la verità>> farfuglio in preda al panico, sistemandomi nervosamente i capelli, legandoli non appena una vampata di calore non mi travolge.

Ecco cosa succede quando si parla di quell'idiota.

Il mio corpo prende fuoco.

Mi alzo di scatto non appena sento la voce metallica che avvisa tutti i passeggeri che il gate che sto aspettando si sta per aprire.

<<Andiamo>> le dico, approfittando di questo momento, per cambiare argomento.

<<Parleremo più tardi>> mi avvisa, decido di ignorare le sue parole e concentrarmi sulla lunga fila che si è creata in pochissimi istanti.

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