26. L'unico che puó regalarmi felicità

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                                      Melody

Finalmente a casa, nella mia amata città, libera dai miei doveri, libera di essere me stessa e di fare ciò che voglio.

Mi è mancata Miami.

Mi è mancata come l'aria.

Mi è mancato persino il mio lavoro e le mie fan.

Non vedo l'ora di riabbracciare i miei colleghi ed il mio capo.

Mi butto sul divano, poggiando entrambi i piedi sul bracciolo, ignorando lo sguardo di rimprovero della mia amica, che prova a schiarirsi la voce per attirare la mia attenzione.

Durante il mio soggiorno in Spagna, ho desiderato ardentemente di buttarmi sul divano e fammi un bel pisolino.

Con mia madre in giro è stato impossibile anche riposare, non mi ha mai dato un attimo di tregua, mi ha sempre riempito la testa di regole e di ordini.

<<Melody>> cerca nuovamente di attirare la mia attenzione, battendo le mani per riportarmi alla realtà.

<<Togliti almeno le scarpe>> aggiunge, indicando le mie amate sneakers, che ho indossato durante il volo.

<<Laura, mollati>> mugolo, dandole le spalle, chiudendo entrambe le palpebre, per poter finalmente dormire.

<<Ti ricordo che Nathe, verrà a farci visita tra un paio d'ore. Cerca di farti bella>> mormora scocciata, obbligandomi a girarmi dalla sua parte.

<<A lui piaccio così>> borbotto, alzandomi dal divano quando capisco che con la presenza di Laura in soggiorno non potrò mai schiacciare un pisolino.

<<Sai che ti dico, vado a cambiarmi. Ci vediamo dopo>> mento spudoratamente, voltandole subito le spalle per entrare  in camera mia, e chiudere la porta a chiave.

Tiro un sospiro di sollievo, quando mi ritrovo sola nelle quattro mura della mia stanza.

Un ricordo si fa spazio nella  mia mente, facendomi diventare subito rossa in viso.

Qui io e Jeremy, ci siamo baciati.

Entrambi eravamo nudi.

Ciò nonostante non ho provato nessuna vergogna.

Mi sono sentita bene, troppo bene, per i miei gusti.

Mi butto subito sul mio amato letto, sorridendo quando sento il profumo di lavanda invadere le mie narici.

La mia testa nonostante la stanchezza non smette di pensare, continuo a ricordare la chiacchierata di ieri ed i messaggi che ci siamo scambiati durante il volo.

Sembrava un'altra persona.

Mi ha trattata fin troppo bene per i miei gusti.

La mia assenza a quanto pare l'ha reso più docile. Dovrei tornare spesso in Spagna, solo per il gusto ed il piacere di vedere Jeremy trattarmi con un po' più di gentilezza.

Non l'ha mai fatto da quando l'ho conosciuto, ha sempre cercato di insinuarsi nel mio letto per rubarmi la verginità. Non si è mai degnato di cercare un dialogo con me, quelle poche volte in cui ha aperto bocca, ha solo rovinato le cose.

Nonostante il suo caratteraccio, lo penso in continuazione.

E questa non è una cosa bella dal momento in cui sto uscendo con Nathe.

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