Capitolo 24

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Tutto. Questa era la parola che aveva fermato il tempo per Draco. Hermione ora sapeva tutto. Sapeva ogni cosa che lui aveva fatto in quei mesi e, anche se era tutto per proteggerla, sapeva bene di meritare il dolore che ora sentiva su tutta la sua guancia. Davanti a lui, gli occhi bruni che amava tanto erano velati da uno sottile strato di lacrime. Era vestita in modo semplice, con solo il mantello di Grifondoro a tenerle caldo. I capelli erano scompigliati dalla recente corsa e le guance erano rosse dalla rabbia. Era bellissima.
-Quattro mesi. Quattro dannatissimi mesi. E in questi mesi, mai una volta che tu abbia pensato di dirmi di tuo padre?- chiese in un sussurro. Draco non rispose.
-Avresti potuto dirmelo, avresti potuto semplicemente dirmi che non voleva che ti vedessi, e mi sarei fatta da parte con la consapevolezza che non era ciò che volevi tu. Ma no, mi inviti al ballo, mi tratti da regina, mi baci, e poi mi fai intendere di essere stata solo uno stra maledetto gioco per te. Sei un codardo. Ho fatto qualsiasi cosa per te Draco, qualsiasi. Bastava che mi chiedessi aiuto e ti avrei dato tutto. E tu non hai avuto il fegato di dirmi che ti importavo davvero?- disse. Sapeva di doverlo ringraziare per le sue motivazioni da un certo punto di vista nobili, ma proprio non ci riusciva. Gli occhi di Draco erano spenti, tristi, come dopo la guerra. Era terribilmente doloroso vederli così. Hermione si allontanò da lui e si sedette con la schiena al muro, le ginocchia al petto e la testa tra essa. Una lacrima iniziò a solcare il suo viso roseo, seguita subito dopo da un'altra. Sentì Draco muovere qualche passo nella sua direzione.
-Perdonami.- disse in un sussurro dopo essersi seduto accanto a lei. Voleva abbracciarla, consolarla, premere le sue labbra su quelle di lei. Ma non lo fece.
-Perdonami: non sapevo cosa fare. Ho scoperto quello che provavi per me poco dopo aver scoperto che avrei potuto condividere con te ancora cinque giorni. Non volevo farti soffrire, ma non avevo altre idee.- spiegò piano. Hermione alzò la testa, senza dire nulla.
-Mi sono meritato quello schiaffo Hermione.- continuò il ragazzo.
-Vattene.- disse Hermione fredda.
-Cosa?- domandò Draco, ferito da quella sentenza.
-Ho detto vattene, Malfoy. E per la cronaca: io per te sono Granger. Azzardati ancora a pronunciare il mio nome, e giuro su Merlino che ti pentirai di avermi mai rivolto la parola.- disse guardandolo con una delusione e un disprezzo che non sapeva neanche di avere.
Draco si alzò lentamente, mentre si sentiva rifiutato proprio come mesi prima di era sentita gettata via lei. Si avvicinò alla porta e, con un ultimo sguardo, se ne andò.
Non appena fu uscito, Hermione poggiò la testa sul muro dietro di lei e si lasciò andare alle lacrime. Quanto aveva desiderato che Draco la abbracciasse, che le dicesse di essere stato uno stupido ma che lo aveva fatto per lei? Tanto, forse troppo vista la delusione che provava in quel momento. Voleva odiarlo, detestarlo per tutto il male che le aveva fatto. Ma, nel profondo, sapeva di non poterlo fare e sapeva di aver già perdonato il biondo. Immaginò tutte le persone che al piano di sotto aspettavano di vederla per poter capire cosa era successo. Pensò ad Astoria che, sebbene le avesse appena calpestato i poveri frammenti del suo cuore che aveva precedentemente spezzato, le aveva fatto un favore enorme raccontandole tutto. E infine, pensò a Narcissa, che non aveva battuto ciglio quando le aveva sgarbatamente chiesto di uscire. Sospirò quando sentì i primi gradini della scala scricchiolare e si affrettò ad uscire dalla stanza e a dirigersi dalla parte opposta, decisa a non farsi trovare.

***

Hermione non parlò con nessuno per circa quattro giorni. Non aveva voglia di spiegare tutto quello che era successo. A lezione si sedeva sempre vicino a Dean così da evitare sia le sue compagne di stanza sia Draco. L'unica che riusciva a sedersi con lei era Agnes, che le aveva chiaramente detto che non avrebbe posto alcuna domanda. Andava a dormire dopo che le altre di erano già addormentate e lascava la camerata prima che si risvegliassero. Mangiava fuori pasto, e quasi sempre trascorreva il suo tempo nella Stanza delle Necessità.
Un pomeriggio, mentre si stava dirigendo verso il bagno del terzo piano prima di una lezione, incontrò Agnes che si stava lavando le mani.
-Ehi 'Mione, com'è?- chiese tranquillamente.
-Ciao.- disse Hermione. Voleva così tanto aprirsi con qualcuno. Ginny era da escludere. Per quanto fossero amiche, a volte diventava troppo insistente e non parlava d'altro. E in quel momento lei aveva bisogno di qualcuno che la ascoltasse e basta.
-... male...- sospirò poi. Agnes si girò verso di lei appoggiandosi al lavandino.
-Ne vuoi parlare?- chiese. Hermione annuì. In pochi minuti le raccontò tutto quello che Astoria le aveva detto e le riferì del suo ultimo incontro con Draco.
-Wow.- sussurrò Agnes dopo aver ascoltato tutto. -Questo si che è un casino.-
-Già... e ora non so cosa fare. Ignorare te e le altre è più complicato di quanto sembri, è una settimana che praticamente vivo nella Stanza delle Necessità. Aspettare che voi quattro andiate a dormire per stendermi e svegliarmi prima sta diventando sempre più difficile, ormai mangio direttamente nelle cucine. E in più, Draco e Astoria mi fissano sempre. Più Draco che Astoria, in realtà.- sospirò mentre apriva la porta di un gabinetto e abbassava il coperchio per sedersi sopra. Si portò le gambe al petto e le circondò con le braccia.
-Io... so che lo ha fatto per me, e gliene sono infinitamente grata. Ha cercato di proteggermi dalla furia di suo padre. Però non riesco a non essere arrabbiata per il modo in cui lo ha fatto. E mi sento in colpa.-
Agnes scosse la testa.
-Non devi, nessuno può biasimarti! Andare a chiedere un favore del genere ad Astoria non è esattamente stato il suo più alto colpo d'ingegno. Hai tutto il diritto di essere arrabbiata con lui, e lui se lo merita.- disse guardando l'amica.
-No invece. Non lo merita. Tu non lo hai guardato negli occhi, non hai visto il suo volto quando l'ho colpito. Non aveva quello sguardo neanche subito dopo la guerra. Tutta questa situazione lo fa stare molto peggio di quanto non abbia fatto stare me.- disse.
-Non ci stai più male?- chiese, un pelo sorpresa, Agnes.
-No, cioè sì, un po'... ci sto male per come ha gestito la cosa, ma non per quello che mi ha fatto perché so che non era vero. Non credo di essermi spiegata molto.- disse.
-Farò uno sforzo per capire.- disse Agnes ridacchiando. -Ma ora dobbiamo andare a lezione, altrimenti ci espellono.-

***

Agnes non era quel tipo di ragazza da passare ore ed ore ed ore sui libri, ma quella che per un amico si sarebbe amputata un braccio e una gamba. Dopo la conversazione avuta con Hermione, passò la bellezza di due settimane, tre giorni e quattordici ore sui libri per cercare di capire come funzionasse lo Specchio d'Acqua. Aveva esaminato la biblioteca da capo a fondo, chiedendo a Madama Pince se sapesse di qualche libro che potesse aiutarla. Una notte era addirittura uscita di nascosto e aveva esplorato i meandri della Sezione Proibita. E, dopo aver trovato poco e niente, era tranquillamente andata al settimo piano ed era entrata nella Stanza delle Necessità. Una volta dentro, la stanza le aveva regalato un piccolo salottino accogliente con un divano e due poltrone di stoffa rossa, un tappeto bordeaux, un tavolino in mogano, una scrivania e due librerie stracolme di libri anch'esse in mogano. Il pavimento, di legno scuro, rendeva la stanza magnificamente accogliente. Per non parlare del grazioso caminetto che riscaldava piacevolmente la stanza.
Un giorno, mentre comodamente sdraiata sul divano sfogliava Oggetti magici oscuri e antichi, si imbatté in un curioso paragrafo che accennava agli Specchi Magici.

Nonostante ai giorni nostri siano molto poco conosciuti, alcuni dei maggiori reperti magici sono gli Specchi Magici. Essi, solitamente forgiati in preziosi metalli e minerali, venivano solitamente prodotti secoli or sono in onore alle più grandi famiglie nobiliari e reali magiche (per maggiori informazioni consultare Genealogia e Nomenclatura degli Specchi di Mark Khorz). Si pensi solo a...

Agnes chiuse il volume e, dopo averlo posato sul tavolino di mogano, si diresse verso la libreria alla sua destra. Ignorò i libri fino ad arrivare alla lettera G. Trovò quello che cercava in pochi minuti. Lo sfilò dalla libreria e lo osservò: era un manuale molto bello e ben curato, con la copertina nera e le rilegature dorate. Lo aprì e andò a osservare l'indice

• presentazioni 3
• introduzione all'autore 8
• bibliografia 16
• introduzione 29
• capitolo primo 33
• capitolo secondo 87
• capitolo terzo 136
• capitolo quarto 207
• ringraziamenti 261

Sperò con tutta sé stessa che nell'introduzione le venisse svelato qualcosa di utile per evitare di leggere quel mattone. Sapeva tuttavia di non avere scelta, se voleva scoprire quanto più possibile su quel magico artefatto. Cercò pagina 16 e, con un sospiro, incominciò a leggere.
Passarono circa due ore e, dopo l'ennesimo bicchiere di caffè per rimanere sveglia, Agnes si imbatté in qualcosa di realmente interessante.

"... tuttavia, come ogni altro oggetto magico, anche gli Specchi d'Acqua hanno una magia limitata. Per lungo tempo maghi e streghe di estrema potenza (si ricorda l'italiana Elisabetta De Guisa e il francese George Joly) hanno cercato di estendere i poteri di questi oggetti anche alle aree magiche che essi non raggiungevano. Infatti, se qualcuno desiderasse osservare una persona che si trova in un luogo indisegnabile e protetto da potenti incantesimi di rintracciabilità e invisibilità, i poteri degli Specchi verrebbero annullati. ..."

Rilesse qualche volta il paragrafo, giusto per essere sicura di quello che aveva letto. Quindi, un modo per eludere il signor Malfoy esisteva. Ora il problema era trovarlo.

Forgive me - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora