Capitolo 33

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Sentiva le gambe molli e le mani gli tremavano mentre si appoggiava al muro dietro di lui. Aveva tenuto testa a suo padre, lo aveva fatto veramente. Respirò profondamente un paio di volte e poi un sorriso gli nacque spontaneo sul suo volto. Guardò l'ora: era stato via circa un quarto d'ora, quindi tutti si trovavano ancora in Sala Grande per il pranzo.
Si scostò dalla parete e scese in fretta le scale dirigendosi a pranzo. Quel pomeriggio aveva un'ora di Incantesimi con i Corvonero e una di Trasfigurazione con i Grifondoro, quindi avrebbe dovuto aspettare almeno un'ora e mezza prima di poter parlare con Hermione.
Quando entrò si diresse senza esitare verso il suo tavolo, sedendosi vicino a Daniel e Astoria e di fronte a Blaise. Si sistemò in modo tale da poter osservare tranquillamente il tavolo di Grifondoro. Hermione stava mangiando una mela e sembrava preoccupata. Non appena si era accorta dell'entrata del ragazzo, aveva iniziato a seguirlo con lo sguardo. Draco incontrò gli occhi castano scuro di lei e ci lesse chiaramente la domanda che lei avrebbe tanto voluto porgli.
"Quindi? Cos'è successo?" gli stavano domandando. Sarebbe stato complicato risponderle in modo esaustivo senza parlargli, quindi si limitò a guardarla e a sorriderle annuendo. Hermione trasse un profondo sospiro di sollievo, senza dubbio dopo gli avrebbe chiesto di raggiungerla nella Stanza delle Necessità.
-Quindi? Che è successo con tuo padre?- chiese Astoria voltandosi a guardare il ragazzo distraendolo dal tavolo di Grifondoro.
-Quello che ci aspettavamo già, in realtà. Ha detto che i tuoi genitori sono sconvolti e che lo sei anche tu a causa del mio comportamente sconsiderato. Poi mi ha detto che disonoro il nome della nostra famiglia.- disse velocemente mentre prendeva un po' di arrosto avanzato.
-Cosa? E tu?- chiese Astoria mentre prendeva delle patate.
-Gli ho risposto che dubitavo che tu fossi rimasta tanto sconvolta dato che lo avevi sempre saputo e che è stato ad infangare il nome della nostra famiglia negli anni. E poi gli ho detto che da lui non ricevuto che una pessima educazione e che frequentare Hermione mi fa onore. Credo di non averlo mai fatto arrabbiare tanto.- disse ridacchiando. I suoi amici tirarono un sospiro di sollievo.
-Grazie a Dio... quindi anche questa è finita?- chiese Astoria, ma Draco non rispose, troppo occupato a ricevere pacche sulle spalle dai suoi due migliori amici.
-Cavolo, se gli hai davvero detto quelle cose sei stato grande! Avrei voluto vedere la sua faccia.- rise Daniel. Draco guardò Blaise, l'unico che sapeva ogni cosa di lui, l'unico che conosceva ogni sua paura e preoccupazione, l'unico che sapeva quando in realtà suo padre lo terrorizzasse.
-Ben fatto amico.- gli disse e Draco, finalmente sperò che tutto sarebbe andato per il meglio.

***

Tuttavia, la gioia di Draco durò ben poco. Infatti, non appena ne aveva avuto l'opportunità, si era messo d'accordo con Hermione per incontrarsi al solito posto subito dopo le lezioni. Per quell'incontro, la stanza aveva fornito a Draco un semplice divano con un tavolino e una finestra. Piuttosto spoglia e deludente.
Era stato proprio uno stupido, si disse, a rispondere a suo padre in quel modo. Ci sarebbero sicuramente state delle ripercussioni e temeva che Hermione venisse tirata in mezzo.
-Draco!-
Si girò velocemente verso la porta da cui era appena entrata la ragazza e andò verso di lei per abbracciarla.
-Quindi?- chiese Hermione mentre era ancora fra le sue braccia. Draco, dopo aver fatto un respiro profondo, la fece accomodare sul divano e le raccontò filo e per segno ogni singolo particolare di ciò che era avvenuto nell'ufficio della preside. Hermione gli sorrise.
-Sei stato magnifico, lo sai vero?- gli disse orgogliosa. Ma Draco scosse la testa.
-No, sono stato un grandissimo idiota, Hermione. Non ho fatto altro che farlo infuriare ancora di più, e ora metterà in atto le sue minacce. Se solo fossi stato zitto, ora non saresti nel suo mirino.- disse sconsolato. Hermione lo guardò.
-Ti sbagli, sono nel suo mirino da quando questa faccenda è iniziata. E anche se magari lo hai fatto arrabbiare, gli hai dimostrato che non sei più disposto a stare al suo gioco ed a sottostare alle sue regole. Gli hai fatto vedere che sei pronto a dargli contro, cosa che lui non ha mai neanche lontanamente preso in considerazione. Sinceramente, non credo che il tuo comportamento lo abbia fatto arrabbiare. Non solo almeno.- disse Hermione.
-E cos'altro?- chiese Draco.
-Credo che il pensiero di non poterti più comandare a bacchetta, la consapevolezza che tu stai iniziando a pensare con la tua testa e a ribellarti alla sua autorità, lo abbiano spaventato.- gli disse semplicemente.
Che fosse vero? Suo padre era davvero spaventato da quanto era successo? Hermione era sempre riuscita a capire le altre persone meglio di lui, su questo non c'erano dubbi, ma era riuscita a comprendere anche Lucius Malfoy? E se era davvero così, cosa c'era da aspettarsi?

***

Lucius rientrò in casa sbattendo la porta dietro di sé. Come osava quel piccolo e ingrato ragazzino rispondergli in quel modo, per giunta davanti alla preside?
-Va tutto bene?- chiese Narcissa quando vide entrare il marito con il viso contratto e rosso.
-Zitta.- sibilò Lucius adirato. Decisamente non andava tutto bene.
-Hai parlato con Draco?- provò ad insistere la donna. L'uomo si abbandonò sul divano.
-Ha osato rispondermi, davanti a quella mezzosangue della McGranitt come se non bastasse. Ha osato insultarmi.- disse. Narcissa strabuzzò gli occhi: non era assolutamente un comportamente da Draco.
-Cosa è successo?- chiese cauta. Sbuffando, Lucius Malfoy raccontò filo e per segno ogni singola parola, esattamente con suo figlio aveva fatto con i suoi amici poco prima.
Per un attimo, Narcissa non disse nulla. Seppure il suo cuore traboccasse d'orgoglio verso il figlio, non poteva certo dirlo al marito, o avrebbe rischiato di essere affatturata.
-Hai davvero intenzione di punirlo, Lucius? Perché non so quanto ti convenga.- disse mentre prendeva una tazza di the dal tavolino davanti a lei.
-Non lo so. Se lo meriterebbe, ma peggiorerei solo la situazione se me la prendessi con quella sporca e patetica sanguemarcio. Ho le mani legate dopo quel dannato processo dell'anno scorso.- disse adirato. La donna annuì.
-Non ti dico di accettarla, perché sarebbe impensabile, ma prova a lasciargli vivere la sua vita.- provò a suggerire guardando di sottecchi il marito.
-Vivere la sua vita... sta commettendo un grandissimo errore.- rispose lui.
-E tu lascia che lo capisca da solo. Non ti darà mai ragione, Lucius. Quando capirà il suo errore, allora tornerà da noi e ammetterà che avevi ragione.- insistette. Sapeva bene che era inutile cercare di convincere l'altro che questa amicizia avrebbe potuto essere un bene per il ragazzo, quindi tanto valeva convincerlo a lasciar perdere tutto e ad aspettare qualcosa che, Narcissa lo sapeva bene, non sarebbe mai arrivato.
-Vado a farmi un giro.-
Narcissa guardò il marito allontanarsi e seppe che, finalmente, tutta quella situazione era terminata.

Forgive me - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora