Capitolo 24

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Afferro il mio cellulare per controllare che ore siano, fra un gioco e qualche bevuta ormai si è fatta quasi l'alba.
"Forse dovrei tornare a casa" biascico con un tono di voce appena udibile, non ho molta voglia di arrivare a piedi fino alla mia villa. Non dista molto da casa di Rafe, ma non ho proprio voglia di mettermi a camminare a quest'ora e in queste condizioni. Finirei per sbandare e non voglio rischiare di incontrare qualche malintenzionato per strada, o forse sono semplicemente eccessivamente paranoica.
"Ti accompagno" si propone Zack.
Il suo tono di voce è sempre freddo e distaccato, perfettamente in contraddizione con i suoi gesti.
"Non c'è bisogno" faccio spallucce, sembra piuttosto scocciato e odio sentirmi un peso per le altre persone.
"Andiamo" insiste e mi fa segno di seguirlo dopo essersi alzato dalla poltrona, esito per qualche istante prima di rimettermi in piedi anche io.
"E va bene" accetto storcendo la bocca.
Tutto l'alcool che ho assunto purtroppo è ancora in circolo nel mio corpo e penso proprio che potrei finire per perdermi per strada, ancora continua a girarmi la testa.
Meglio accettare la sua proposta.
"Ci vediamo a scuola" saluto velocemente il resto dei ragazzi, il pensiero che, fra poco più di due ore, dovrò cominciare a seguire le lezioni quasi mi spaventa. Sono stanchissima, sicuro finirò per addormentarmi ancora una volta con la testa appoggiata contro il banco.
"Ti muovi?" mi esorta Zack distogliendomi dai miei pensieri, scuoto la testa per ritornare alla realtà e lo seguo fino alla sua moto.
"Che modi" borbotto a bassa voce, non credo che sia riuscito a sentire le mie parole perché continua a camminare in avanti con passo deciso e senza voltarsi.
Monto in sella sul veicolo, proprio dietro a lui, cerco di non appiccarmi troppo con il petto al suo dorso. Lui mette in modo d'improvviso, mi trovo costretta ad appoggiare per un attimo le mie mani sul suo torace. Le tolgo sospirando e osservo il paesaggio che scorre veloce al mio fianco, il cielo comincia a tingersi di sfumature di un celestino chiarissimo e un rosa quasi pastello.
"Abbiamo superato casa mia" lo faccio notare a Zack non appena vedo il profilo della mia villa che viene sorpassato dalla moto di lui, possibile che abbia sbagliato strada?
"Lo so" risponde semplicemente, non penso di aver compreso a pieno le sue intenzioni.
"Non ti seguo" ammetto.
"Andiamo a fare colazione" replica distaccato, in effetti non mi dispiace come idea. Il mio stomaco non smette di brontolare, ubriacarmi mi mette sempre molta fame.
"Perché sei sempre così acido?" sbuffo.
"Sono fatto così e non lo faccio di proposito, ma ti abituerai" ribatte con il suo solito tono ovvio, osservo il suo volto quasi inespressivo dallo specchietto retrovisore. Un sorrisetto compiaciuto si accenna sulle sue labbra non appena si rende conto del fatto che io lo stia praticamente fissando.
Grande Charlie, ti piace particolarmente fare figuracce con i bei ragazzi.

"Andiamo lì" indica un piccolo chiosco situato proprio a due passi dalla spiaggia chiamata 'The pocket beach'. Non ci sono stata tantissime volte, ma è davvero carina nonostante sia piuttosto piccola di estensione. La sabbia è così chiara da sembrare bianca, l'acqua del mare é piuttosto calma e si presenta come un'enorme distesa blu cobalto racchiusa da una serie di scogli posizionati al limite fra la riva e la sottile ghiaia asciutta.
"Va bene" lo seguo fino al bar, entriamo e mi rendo conto che, nonostante sia davvero presto, il locale è praticamente pieno. Per lo più ci sono gruppi di ragazzi e ragazze, penso che avranno fatto nottata proprio come noi.
Ci mettiamo seduti a uno dei tanti tavoli in legno chiaro, in attesa che qualcuno del personale venga a prendere le nostre ordinazioni.
"Posso farti una domanda?" me ne esco.
"Dipende" si acciglia lui.
"Perché ti sei trasferito nella mia scuola? Se non erro hai sempre giocato nella squadra di football avversaria alla nostra" questo dubbio assilla da qualche tempo la mia testa, ma, quel giorno che l'ho trovato nella mia stessa classe, ero troppo scossa per prestare attenzione a questo dettaglio. Fra la litigata con la professoressa e quella con Topper, la mia lingua è riuscita a stare a freno quel giorno.
"Mi hanno espulso dal mio vecchio liceo" replica con una tranquillità quasi inquietante, che cosa avrà mai combinato per meritare una tale punizione?
Decido di non fare ulteriori domande, se avrà voglia di parlarmene sarà lui a farlo.
Non riuscirai a non irritare anche lui con le tue domande assillanti Charlie, penso fra me e me ridacchiando appena.
"Ho scatenato una rissa" ammette, un sorriso amaro si dipinge sulle sue labbra rosee come se quel ricordo riuscisse a scalfire appena la corazza che si è posto attorno.
"Perché?" è la mia sfrenata curiosità a parlare al posto mio.
"Premetto che la mia ex è sempre fatta, un tipo della squadra l'ha trascinata in bagno con evidenti doppi fini" inizia a raccontare.
"Non che mi importi qualcosa di lei, anzi non la posso più vedere perché è troppo ossessionata da me, ma non potevo permettere che accadesse una cosa simile" sospira, l'ho sempre detto che in fondo è un ragazzo buono.
"Perché mai avrebbero dovuto espellerti se non hai fatto altro che difenderla?" chiedo confusa, tutto ciò non ha il minimo senso.
"Perché il tipo che l'ha portata in bagno è il nipote del preside, lui ha preferito insabbiare tutto invece che punirlo" fa spallucce lui.
"Mi dispiace" mordicchio pensierosa il mio labbro inferiore, ma a lui sembra non toccare particolarmente la situazione.
"A me no, a dire il vero preferisco di gran lunga la tua scuola" ghigna, sistema meglio il colletto della sua giacca in pelle nera.
"Io non vedo l'ora di andare al college, quel posto inizia a starmi stretto invece" ammetto, purtroppo dovrò aspettare ancora un anno.
"Vuoi spostarti in un altro stato o resterai qui a LA?" domanda lui curioso, appoggia i gomiti sul tavolo e fa incastrare i suoi occhi scuri nei miei.
"Vorrei entrare alla UCLA, ma il mio piano sarebbe quello di prendere lì un appartamento perché non sopporto i miei genitori e non ho intenzione di vivere con loro per tutta la durata del college" mi pacerebbe, ma non penso proprio se riuscirò a farlo con la media bassa che mi ritrovo.
"Tu?" sposto l'attenzione su di lui.
"Aspiro a Yale, c'è una squadra di football nella quale sogno di giocare come quarterback fin da quando sono piccolo. Non mi dispiacerebbe neanche la NYU come alternativa, a volte ho pensato di studiare legge" la sua risposta mi sorprende, entrambe queste università sono localizzate piuttosto lontane da qui.
"Voli basso eh" ridacchio, sono due fra i college più prestigiosi del nostro paese.
"Non è da me restare con i piedi per terra" un accenno di sorriso fa capolino sul suo viso, alliscia la piccola piega che si è formata sulla sua t-shirt in cotone nero.
"Mio padre abita a New Haven, in Connecticut, quindi avrei un appoggio lì, mentre qui a Los Angeles abito con mia madre e mio fratello. I miei hanno divorziato sette anni fa, io ho seguito mia mamma fin qui" mi spiega.
"I miei sono divorziati" aggiunge.
"Siete pronti per ordinare?" una ragazza, avrà più o meno la nostra età, si avvicina con un taccuino e una penna rosa fra le mani. Ha i capelli raccolti in una mezza coda abbastanza spettinata e indossa una t-shirt azzurra con impresso il logo del locale.
"Sì" interviene Zack.
"Tu cosa prendi?" la ragazza lo guarda con aria sognante, mi viene da ridacchiare di fronte allo sguardo inespressivo e disinteressato che lui si limita a rivolgerle. Gli piace comportarsi da belloccio senza sentimenti, ma sono più che sicura che non sia questa la sua natura.
"Un waffle al pistacchio" Zack da uno sguardo veloce al menù prima di scegliere, faccio lo stesso in cerca di qualcosa che mi piaccia.
"Io vorrei un pancake al burro di arachidi e marmellata alle more" decido alla fine, il moro seduto di fronte a me scuote la testa divertito.
"Arrivano" la ragazza se ne va ancheggiando e agitando i suoi fianchi, Zack non la degna neanche di una fugace occhiata.
"Questo è il tuo modo di provarci con le ragazze? Le ignori?" lo punzecchio un po', il suo carattere mi incuriosisce.
"Io non cerco mai di rimorchiare nessuna, sono loro che vengono da me" fa spallucce, passa una mano fra i suoi capelli scuri per conferire al suo ciuffo un aspetto perfettamente scompigliato.
Ci risiamo.
"Secondo me la tua è tutta apparenza" ridacchio divertita, secondo me si tratta di un personaggio che si è costruito nel tempo e ne sono fermamente convinta.
"Prova a scoprirlo" ammicca per poi tornare alla sua solita espressione seria e impassibile, pressa fra loro le sue labbra fino a ridurle a una sorta di linea sottile.
"Ecco le vostre ordinazioni" la cameriera interrompe questo momento quasi scherzoso fra di noi, posa di fronte a ciascuno di noi un piatto bianco contenente ciò che che le abbiamo ordinato poco fa.
"Posso chiederti il nome e il numero di telefono? Dobbiamo annotarne almeno uno per tavolo, è per una sorta di indagine di mercato" la ragazza si dondola nervosamente sui piedi, ha usato una scusa davvero banale e idiota per provarci con Zack. Mi rincuora sapere che c'è qualcuno che fa delle figuracce peggiori delle mie, non pensavo fosse possibile.
"Mi piacciono i ragazzi" fa spallucce lui, la ragazza arrossisce violentemente e se ne va biascicando qualche scusa incomprensibile.
"Poverina" commento.
"Ho detto la prima cosa che mi è passata per la mente per levarmela di torno" lui fa spallucce e comincia a tagliare un pezzo del suo waffle, lo solleva lentamente con la forchetta e lo porta alle sue labbra.
"Che stronzo" ridacchio.
"Grazie" risponde fiero.
"Non è un complimento" mi acciglio.
"Per me sì" obietta.

"Ci vediamo fra poco a scuola" ridacchio non appena Zack mi accompagna di fronte casa mia, sfilo il casco dalla mia testa.
Sto per andare a lezione con neanche un'ora di sonno alle mie spalle, so già che non seguirò neanche mezza parola di ciò che diranno i professori questa mattina.
"A dopo" fa spallucce lui, si rimette il casco e sfreccia via a bordo della sua amata moto. Mi avvio verso la porta d'ingresso, noto subito che la macchina di mia sorella é parcheggiata proprio qui fuori. Pensavo che avesse passato fuori la notte, ma meglio così. Le chiederò di lasciarmela per andare a scuola, mi sono stufata di dover sempre chiedere dei passaggi.
Infilo la chiave nella toppa e la giro, entro in salone e mi avvio subito per la rampa di scale che porta al piano superiore. Passo di fronte alla stanza di Lauren e noto che ha lasciato la porta socchiusa, mi sporgo e noto che è sdraiata a letto immersa in un sonno profondo ed è ranicchiata in una posizione improbabile.
Mi do una mossa a entrare in camera mia, mi stendo per qualche istante sul letto buttandomi di pancia sul materasso.
"Se hai intenzione di chiamarmi anche stanotte perché sarai completamente fatta, sappi che non verrò" aggiunge Blake evidentemente piccato.
"Ciao Blake" sbotto e cerco di divincolarmi dalle sue dita strette attorno al mio polso, ma lui rende la sua presa ancora più salda.
Ripenso alle parole di Blake di ieri sera e mi viene in mente un'idea stupida, molto stupirà.
Sono più che consapevole che il mio sia davvero un pessimo piano, ma pensò che farò lo stesso ciò che sta passando in questo momento per la mia testa. Afferro il mio cellulare e inizio a digitare un messaggio sulla tastiera. Charlie non è una buona idea, cerco di ripeterlo a me stessa.
'Hey'
L'ho già inviato, l'ho fatto senza riflettere. Deve essere l'alcol che è ancora in circolo nel mio corpo, non credo proprio che gli effetti che causa su di me siano riusciti a svanire in queste poche ore.
'Tutto bene?'
La risposta di Blake arriva dopo qualche istante, a dire il vero non credevo proprio che fosse già sveglio.
Ha fatto nottata con Amelie? Scuoto la testa come se potesse servire a eliminare questo fastidioso pensiero dalla mia mente.
'Sì, volevo soltanto vedere se tu fossi un tipo di parola o meno Blake. Hai detto che non mi avresti risposto se ti avessi provato a contattare e invece lo hai fatto'
Ridacchio mentre digito questa risposta, posso immaginare la sua reazione non appena leggerà questo messaggio. Starà scuotendo la testa con un'espressione contrariata dipinta in volto, magari starà tentando di sopprimere il sorriso che cercherà di fare capolino sulle sue labbra. O magari sarà soltanto irritato.
'Sei un'idiota. Comunque come è andata la serata? Non ci credo che non hai toccato alcool, se non altre cose'
Scrive semplicemente, a quanto pare non ripone alcuna fiducia in me.
'Poi ti racconto, mi sono divertita parecchio'
Decido di stuzzicarlo un po', ma so già che non riceverò alcuna reazione da parte sua. In effetti non so perché l'ho fatto, forse ha ragione nel dire che sono un'idiota.

Che ne pensate del nuovo capitolo? Vi è piaciuto? Preferite Zack o Blake? Sono molto curiosa di conoscere le vostre opinioni.
Grazie per tutto il supporto🤍

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