Finalmente è arrivato l'intervallo fra una lezione e l'altra, non sarei riuscita a sopportare ancora la professoressa di matematica che ha proseguito a blaterare per due lunghe ore. Non ho voglia di parlare con nessuno questa mattina, decido di fare un giro nel giardino situato sul retro della scuola per passare un po' di tempo in tranquillità.
Cammino con lo sguardo fisso sui miei piedi finché non vado a sbattere addosso a qualcosa, o meglio contro qualcuno con il petto particolarmente sodo e muscoloso.
Anche meno Charlie, dico a me stessa.
"Che ci fai qui?" domando cercando di non sembrare troppo brusca con il mio tono di voce, è che a volte parlo in modo impulsivo e rischio di sembrare scontrosa.
"Potrei farti la stessa domanda" replica Zack squadrandomi dall'alto verso il passo, torna poi a concentrare il suo sguardo sul mio viso.
Passa una mano fra i suoi capelli scuri, li scompiglia leggermente aggiungendo del volume alla radice.
"Volevo starmene un po' per conto mio" aggiunge facendo spallucce, mi metto seduta sul muretto sul quale è poggiato lui.
"Anche io, però possiamo stare da soli insieme dai" ridacchio per smorzare l'aria un po' strana e tesa che sta aleggiando fra di noi, lui sembra accennare un lieve sorriso sulle sue labbra.
"Vuoi?" mi porge la sua sigaretta.
"Grazie" afferro la cartina fra le mani e inspiro a pieni polmoni, capisco subito dall'odore che non si tratta di una semplice sigaretta che contiene soltanto del tabacco.
"Anche a scuola eh" faccio un altro tiro, poi un altro e un altro ancora. Non ho mezze misure, ecco quale è il mio problema più grave.
Ho saputo che stasera torneranno a casa i miei genitori, ho scoperto ieri notte che Blake si è fidanzato e io mi sento nel bel mezzo di una crisi esistenziale. So cosa voglio e so bene che non potrà mai essere mio, tutto questo fa schifo. Mi focalizzo sulle cose, più sono irraggiungibili e più mi fisso su esse.
"Mi serve" mi giustifico senza fornirgli ulteriori spiegazioni al mio comportamento.
"L'hai finita" Zack sfila dalle mie mani e spegne il mozzicone contro il muretto, poi lo lancia facendo centro nel cestino dell'immondizia posizionato contro la parete della scuola.
"Potresti fare basket, direi proprio che hai un talento Zack" ridacchio, sento i miei muscoli che si rilassano progressivamente per via di ciò che ho fumato.
"Ho fatto anche quello quando ero piccolo" Zack si stringe nelle sue spalle muscolose, mi rendo conto che non indossa la sua solita giacca in pelle nera.
Mi soffermo un po' troppo tempo con gli occhi sul suo corpo, indossa un semplice paio di jeans neri e una camicia un po' oversize in flanella a quadri ampi rossi e neri.
Mi piace il suo stile.
"Chi è?" mi coglie di sorpresa, non riesco a capire a che cosa si stia riferendo.
"Non ti seguo" replico confusa.
"Il ragazzo per cui hai bisogno di questa roba, ti prego non dirmi che è Topper perché non ci credo" indica con un cenno del mento il secchio nel quale ha appena gettato la cartina consumata, una smorfia si cala sulla sua bocca non appena nomina il biondo. Non sono mai andati particolarmente d'accordo, al di là del bacio che c'è stato fra me e Zack.
"Non ti sta simpatico eh" ghigno.
"Gia, non mi piace il fatto che cerchi sempre di attaccare briga con chiunque e soprattutto con me. Credo che sia piuttosto insicuro e che sfoghi in questo modo i suoi problemi" fa spallucce Zack in modo schivo, giocherella con l'orlo della camicia che tiene aperta sul torace lasciando intravedere la t-shirt rigorosamente nera che indossa al di sotto.
"E allora chi è?" insiste il moro.
Si chiama Blake ed è uno stronzo, non ho idea del perché io continui ad andargli dietro nonostante abbia messo in chiaro innumerevoli volte di come stanno le cose fra me e lui. Sono idiota, ecco qual é l'unica spiegazione al mio comportamento.
"Nessuno" mento cercando di sembrare il più convincente possibile.
"Farò finta di crederti" Zack estrae un'altra cartina e un filtro dalla sua tasca, inizia a metterci dentro del tabacco mischiato a dei sottili fili verdognoli.
"Questo è perché hai rubato la mia" solleva le mani in segno di resa poi torna a concentrarsi sul suo lavoro, estrae dalla tasca anche un accendino nero con delle fiamme arancioni e rosse dipinte sopra.
"Non è vero" faccio sporgere leggermente il labbro inferiore, osservo la fiamma che va a bruciare una delle due estremità della cartina.
"Ti rubo un altro tiro va, non guardarmi così" ridacchio e afferro la sigaretta dalle sue mani, la porto alle mie labbra e poi inspiro per poi buttare fuori tutto il fumo grigiastro.
"Ora basta" se la riprende ridendo.
"Non ho voglia di tornare dentro" sbuffo sonoramente al pensiero di dover seguire la lezione di geometria, non ho intenzione di mettermi a prendere appunti e men che meno di ascoltare qualcosa.
"Neanche io" concorda Zack.
"Andiamo a farci un giro, poi quando è ora di tornare ti porto a casa. Nessuno sospetterà nulla" fa spallucce.
"Come spieghiamo la nostra improvvisa sparizione dalla classe? La professoressa di geometria manderà qualcuno a cercarci e poi avviserà la presidenza, non è da lei lasciare correre queste cose" sollevo un sopracciglio, non che io non lo abbia già fatto, ma ogni volta i miei genitori hanno ricevuto una tempestiva chiamata dalla segretaria della scuola.
"Lascia fare a me" afferra il suo cellulare e inizia a digitare qualcosa sulla tastiera, non ho idea di che cosa abbia in mente.
"A chi scrivi?" chiedo curiosa.
"A mio cugino, è all'ultimo anno e va a letto con la segretaria trentenne" fa spallucce lui, storco la bocca di fronte a questa informazione che ho appena appreso.
Fantastico.
"Le dirà di comunicare alla professoressa che abbiamo entrambi il permesso di uscita, mio cugino ne ha un centinaio da compilare e lo consegnerà in segreteria per noi" sembra un piano perfetto.
"Sei un genio" ridacchio soddisfatta.
"Modestamente" fa spallucce lui.
"Andiamo con la mia moto" mi fa segno di seguirlo in direzione del parcheggio, cerco di individuare il suo veicolo fra le tante che sono parcheggiate qui fuori.
"Questo è tuo" lancia uno dei due caschi nella mia direzione, non ho la minima idea di dove abbia in mente di andare.
"Vuoi guidare?" propone.
"Non sono capace" ammetto, se devo essere onesta i veicoli a due ruote non sono mai stati proprio il mio forte.
"Dai prova" mi esorta.
Non mi tiro mai indietro di fronte a una sfida, perciò decido di montare sulla moto e mi rendo conto di toccare a malapena con i piedi per terra. Zack prende posto subito dietro di me, sento il suo petto che preme contro i mio dorso e le sue gambe che sfiorano le mie.
"Come si fa?" borbotto.
"Gira la chiave e metti in moto" sembra così facile a dirsi, ma non credo proprio che sia tanto semplice anche soltanto partire. Appoggio entrambe le mani sul manubrio seguendo le indicazioni che Zack mi ha appena dato, giro il polso cercando di dare gas senza esagerare. La moto comincia a muoversi in avanti, premo il freno non appena mi rendo conto che sto andando troppo veloce.
"Può bastare, adesso guidi tu e mi porti in qualche posto divertente" ridacchio.
"Vediamo cosa posso fare" accenna un mezzo sorriso, montiamo entrambi giù dalla moto in modo tale che possa essere lui a guidare."Grazie" ringrazio Zack non appena mi lascia di fronte alla mia villa, noto subito che c'è un'auto che non riconosco parcheggiata qui fuori. Ora che ci penso sembra quella di Noah, ma magari mi sto sbagliando e comunque centinaia di persone avranno la stessa macchina.
Sto diventando paranoica.
"A domani" mi saluta lui in modo distaccato, ormai mi sono abituata a questo suo atteggiamento così freddo e non ci faccio più di tanto caso. È fatto così.
Rivolgo un cenno di saluto nella sua direzione, poi mi avvio in direzione del portone e estraggo le chiavi dalla tasca posteriore dei miei jeans. Le infilo nella toppa e le giro, resto quasi impietrita non appena metto piede nel salone.
Che sta succedendo qui?
Mia sorella Lauren, Noah, Anthony, Kio, Clary, Blake e perfino Amelie sono seduti attorno al tavolo intenti a pranzare.
"Ciao" rivolgo un saluto generale e un'occhiata storta a mia sorella, gradirei essere avvertita la prossima volta che ha intenzione di organizzare un festino in casa mia.
"Ho preso il pranzo anche per te, ma come mai sei arrivata così tardi a casa?" domanda Lauren con un tono inquisitore, in effetti ho sforato di parecchio l'orario di uscita da scuola.
"Ho fatto un giro con un amico, comunque grazie fra poco torno di sotto" senza aggiungere altro mi avvio per scale e mi precipito nella mia stanza, non le lascio neanche il tempo di formulare una risposta. Era proprio necessario che Amelie venisse a casa mia senza che io fossi stata avvisata? Forse sto facendo un dramma per nulla, ma la presenza di quella ragazza non fa altro che urtare il mio sistema nervoso.
"Hai fatto un giro con un amico eh" qualcuno ripete le mie parole facendomi sobbalzare, non potrei non riconoscere la sua voce.
"Sì, qualche problema?" mi acciglio.
"No, certo" risponde in modo schivo.
"Comunque non puoi entrare nella mia camera quando ti pare e piace, la tua fidanzatina ti starà già cercando" gli faccio notare con una nota evidentemente sarcastica nel mio tono di voce. Lui scuote la testa divertito, ma subito dopo cerca di ricomporsi e un'espressione seria cala sul suo viso.
"Perché mi guardi così?" sbotto.
"Lo sai" replica soltanto.
"No, non lo so" incrocio le braccia al petto e mi appoggio con la schiena contro una delle ante del mio guardaroba, lui si avvicina di colpo pericolosamente al mio corpo.
"Che cosa vuoi?" sbuffo ostentando di essere infastidita dalla sua presenza, ma in realtà non so neanche io come mi sento.
"Hai gli occhi rossi" borbotta riducendo ulteriormente la poca distanza fra di noi, in risposta, mi mordicchio nervosamente l'interno della mia guancia.
"Ho pianto perché ho litigato con Topper" decido di mentirgli per non dover subire le sue inutili ramanzine, non ha nessuna voce in capitolo per quanto riguarda la mia vita.
"Non piangeresti per lui, ti conosco. Anzi, credo proprio che tu non piangeresti mai per un ragazzo o comunque non lo ammetteresti mai. So bene a cosa è dovuto, perciò risparmiati di rifilarmi le tue solite bugie" sbuffa sprezzante, mi da quasi fastidio che sia riuscito, in così poco tempo, a conoscere così bene il mio carattere.
"In ogni caso non è un tuo problema" replico decisa, tento di mostrarmi più forte di quello che in realtà sono in questo momento. È come se le mie gambe fossero diventate di gelatina, avverto uno strano nodo alla bocca del mio stomaco.
"No, hai ragione non è un mio problema" scuote la testa facendo su e giù, un sorrisetto amaro si fa strada sulle sue labbra portando proprio lì il mio sguardo.
"Puoi tornare da Amelie" replico distrattamente forzandomi di distogliere i miei occhi dalla sua bocca, non vorrei continuare a dargli l'impressione che io sia fissata con lui.
"Adesso non mi va" borbotta.
"A me non va che tu stia qui" obietto.
"È colpa mia?" indica con un cenno del mento i miei occhi che sono piuttosto arrossati, le mie iridi color nocciola sono circondate da un leggero alone rossastro.
"Attribuisci troppa importanza a te stesso, te lo hanno mai detto?" chiedo in risposta, lo vedo serrare di scatto la sua mascella.
"Può darsi" soffia quasi contro le mie labbra, non mi sono neanche accorta che si fosse accostato così tanto alla mia bocca. Se mi sporgessi, anche solo di poco, potrei arrivare a sfiorare le sue labbra con le mie.
No, non pensarci e soprattuto non farlo.Vi ho lasciate in sospeso, perdonatemi🙃
Ecco qua un nuovo capitolo, spero tanto che la storia vi stia piacendo. So che è complicata, che Charlie è tremendamente incasinata e forse Blake lo è ancora più di lei, ma vedrete che a breve vi regalerò delle soddisfazioni.
Intanto cosa ne pensate di questo? Ci tengo a ringraziarvi di nuovo per tutto il supporto che mi avete dato e mi state ancora dando, grazie mille per tutto 🤍
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WHY ME?
ФанфикCharlie, una ragazza di 16 anni che abita a Los Angeles, è una ragazza particolarmente ribelle che non ama sottostare a nessun tipo di regola. I suoi genitori sono preoccupati per lei, la ragazza continua a frequentare un gruppo di ragazzi ricchi e...