Capitolo 19

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La mattina dopo aver parlato con la moglie, Giuseppe si svegliò un po' stanco per le poche ore di sonno, ma sereno perché si sentiva come se si fosse tolto un enorme peso dal cuore.
Salutò la moglie, già in cucina intenta a preparare la colazione per sé e per il figlio, poi andò in bagno a farsi una doccia veloce e riflessiva.
Non si sentiva così rilassato e spensierato da parecchio tempo e quella sensazione gli era certamente mancata. Non sapeva esattamente cosa ne sarebbe stato del suo futuro, ma era speranzoso, anche se intimorito perché quello per lui sarebbe stato un nuovo inizio.
Si vestì velocemente perchè temeva di essere già in ritardo e uscì di casa dopo aver salutato la moglie e il figlio con un sorriso sincero. Quella mattina a casa sua c'era un'insolita aria tranquilla e ciò contribuì a metterlo di buon umore.
Anche il viaggio in auto per andare al lavoro fu piacevole, non solo grazie alla musica che ascoltava alla radio, ma anche grazie alla bellissima atmosfera invernale di Roma, che ormai considerava la sua seconda casa.
Una volta parcheggiata l'auto, uscì frettolosamente dalla vettura e si avviò verso l'edificio in cui lavorava. Non vedeva l'ora di incontrare Paolo e Aurora e comunicare loro le novità che riguardavano la sua vita sentimentale.
Entrò nel suo ufficio e si tolse il cappotto, poi lo appoggiò con cura sull'appendiabiti. Infine si sedette alla scrivania e iniziò a tirare fuori dalla sua borsa ventiquattrore alcuni documenti che gli sarebbero serviti quel giorno.
Proprio in quel momento, sentì qualcuno bussare alla porta. Sperava fosse Aurora, ma invece era la sua segretaria Monica che entrò nel suo ufficio a passo svelto, camminando verso di lui. In una mano teneva una tazzina di espresso con una bustina di zucchero, che appoggiò subito sulla scrivania, mentre nell'altra teneva la sua piccola agenda.

"Buongiorno." disse la donna mostrandogli uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti. "Prima sono passata nella zona ristoro, quindi ho pensato di portarti un caffè."

"Grazie mille, cara." rispose lui mentre stava mettendo lo zucchero nel caffè.

"Ma figurati!" rispose Monica facendogli l'occhiolino. Poi rimase in silenzio per alcuni secondi, non sapendo se e come continuare la conversazione. "Beh, adesso vado. Ho un po' di telefonate da fare..." disse allontanandosi verso la porta.

"Aspetta un attimo!" esclamò Giuseppe, attirando l'attenzione della donna. "Aurora è qui?"

"Sì, l'ho vista entrare nel suo ufficio poco fa. Che succede?"

"Dille di venire qui il prima possibile."

"Oh, okay..." rispose lei, un po' insicura. "Ma va tutto bene?" insistette, desiderosa di sapere perché il suo capo avesse tanta fretta di vedere la giovane ragazza.

"Sì, certo che sì. Piuttosto cos'hai tu?" domandò Giuseppe, aggrottando un sopracciglio.

"Non lo so. Da quando lavora qui, quasi non mi parli più. Stai solo con lei, rinchiuso nel tuo ufficio fino a tarda sera." disse lei tutto d'un fiato, guardandolo con aria interrogativa.

"Abbiamo tanto lavoro da svolgere." rispose lui sfacciatamente, sorridendo.
Ormai a Monica era chiaro che ci fosse qualcosa di più, ma a Giuseppe non importava più di tanto.
Non le doveva dare nessun tipo di spiegazione, perché ciò che li univa era un semplice rapporto lavorativo. Lei comunque era la sua segretaria da parecchi anni, quindi tra loro c'era anche dell'affetto ovviamente, ma nulla di più, almeno da parte di Giuseppe. Però in quel momento iniziò a dubitare di Monica, perché aveva interpretato quella conversazione come una piccola scenata di gelosia e la cosa non gli fece affatto piacere, non voleva complicarsi la vita ulteriormente.

"Come no." sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo. Lo conosceva bene e sapeva che non avrebbe aperto bocca sulla questione e la cosa la infastidiva, perché sperava che lui fosse cosciente del fatto che potesse parlarle liberamente di qualsiasi cosa.
Si girò e uscì dalla stanza sbattendo la porta, lasciandolo lì solo e confuso e forse anche un po' allibito perché non si aspettava una reazione così esagerata da parte della donna.
Alcuni minuti dopo qualcuno bussò alla porta, poi sentì oltre la porta una voce femminile flebile che riconobbe subito, quindi le disse di entrare.

I Wanna Be Yours // Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora