Capitolo 25

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*GIUSEPPE*

"Vieni di là, Giuseppe." affermò lei alzandosi dal divano e camminando verso la sua camera da letto.

"Sicura?" chiesi d'istinto, senza nemmeno rendermene conto.

"Certo, mica ti faccio dormire sul divano, non arriverò mai a tanto."
Sentii la sua voce in lontananza, ormai doveva essere già arrivata nella camera matrimoniale.
La seguii, poi mi chiusi la porta alle spalle. Si tolse la felpa che stava indossando e si infilò sotto le coperte, poi mi guardò, e purtroppo i suoi occhi sembravano freddi, non più dolci come una volta. Ma mi andò bene, me lo meritavo. Mi sentivo fortunato anche solo ad essere lì, quindi non pretesi nulla di più.
Mi disse che se avessi voluto cambiarmi avrei trovato una mia maglietta nell'armadio, lasciata lì un paio di settimane prima, sapendo che prima o poi mi sarebbe tornata utile.
La indossai e mi infilai sotto le coperte, dal lato opposto del letto.
Lei si trovava all'altra estremità del materasso e mi stava dando le spalle. Sembrava non volere nessun tipo di contatto fisico, ma nemmeno semplicemente parlare o vedermi.

"Aurora, prometto che ci sarò sempre te." sussurrai, interrompendo quel fastidioso silenzio che si era creato tra noi due.
Finalmente lei si girò di schiena e rimase immobile per qualche istante a fissare il soffitto, con un piccolo sorriso poco convincente sul volto.

"Sai che fine hanno fatto gli ultimi due uomini che mi hanno fatto 'sta promessa?" chiese lanciandomi un'occhiata fugace. "Uno mi ha abbandonata ed è andato a costruirsi un'altra famiglia, l'altro è morto."

"Io non sparirò." promisi guardandola, cercando qualsiasi tipo di contatto visivo.

"Lo spero."

"Non mi credi, vero?" domandai subito. "I due uomini più importanti della tua vita ti hanno delusa, sono spariti dalla tua vita. E ora hai paura di essere abbandonata di nuovo da me, è così?"

"È così." annuì.
I suoi occhi apparvero lucidi, ricoperti da un leggero strato di lacrime. Mi dispiaceva che quel discorso avesse scaturito quella reazione in lei.
Avrei potuto fermarmi lì, forse erano troppe emozioni da sopportare in una sola serata, ma sentii il desiderio di andare fino in fondo e provare a comprenderla. Ma soprattutto, volevo disperatamente farle capire che ero dalla sua parte, che potevo capire quello che aveva passato.

"È per questo che hai sofferto così tanto per colpa mia? Perché avevo fatto quello che avevano fatto anche loro, cioè farti credere che in qualche modo non eri abbastanza?"

"Sì, è quello che mi hai fatto credere." confermò dopo essersi asciugata alcune lacrime che le erano scese agli angoli degli occhi. "Non era la prima volta che mi sentivo così. È successo con mio padre, che adesso è felicemente sposato con un'altra e ha due figli. Io e mio fratello non eravamo abbastanza per lui? Perché ci ha rimpiazzati? All'inizio ho pensato che semplicemente non fosse capace di fare il padre, ma vederlo crescere con cura e amore altri due figli mi spezza in due, ti giuro. Ha detto che non si è dimenticato di me e mio fratello, infatti ci ha pagato le spese universitarie, a me ha comprato 'sto appartamento. Ma non mi serve a nulla avere un padre ricco che ogni tanto mi compra cose. Tutto quello che volevo era una famiglia unita. Nulla di più. Però nemmeno io sono stata brava a mantenere la mia famiglia unita... Guardami ora."

"Ti guardo e vedo una madre fantastica che sta facendo di tutto per crescere bene sua figlia." dissi provando a darle conforto. "Non è colpa tua se è successo quello che è successo. Ci sono situazioni su cui non puoi avere il controllo."

"Già." sussurrò lei. Si asciugò nuovamente il viso, visto che le sue guance erano bagnate. "Provo a essere forte e a guardare avanti, ma troppo spesso ho momenti di debolezza."

I Wanna Be Yours // Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora