Capitolo 24

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Una settimana dopo.

"Allora che mi dici? Bella, Firenze?" chiese Paolo, sorseggiando del caffè.
Erano quasi le otto di mattina, lui e Giuseppe stavano facendo colazione in un bar che si trovava vicino al loro studio legale.

"Sì, come sempre. Ma Roma mi è mancata." sorrise Giuseppe. "Tu? Novità?"

"No, solite cose." rispose Paolo, facendo spallucce.

"Aurora?" chiese Giuseppe tornando serio, dopo aver finito il suo espresso.

"Ho fatto come mi hai detto, ti ho sostituito e l'ho vista ogni tanto per lavorare con lei. Sta andando bene, è una ragazza molto sveglia, ma lo sai già." rispose l'uomo, sorridendo con gentilezza.

"Eh, sì." sospirò Giuseppe. "Come sta?"

"Non lo so, penso bene. Dovresti saperlo tu meglio di me."

"Non proprio. Non la sento da quando sono partito... L'ultima volta che l'ho vista abbiamo litigato. Il nostro primo vero litigio, tra l'altro." bisbigliò Giuseppe, come se si vergognasse di quello che era successo. "Mia moglie ha saputo di me e Aurora, non so chi gliel'abbia detto. So che non sei stato tu... Ma invece penso sia stata un'amica di Aurora, anche se lei la difende a ogni costo. Però non mi sono fidato, e lei se n'è accorta."

"Cazzo. Mi dispiace, amico." disse Paolo, dandogli una pacca sulla spalla per provare a rassicurarlo. "Falle sapere che io non c'entro nulla, non vi farei mai una cosa del genere."

"Penso lo sappia già, a dire il vero. Non ha dubitato di te, o almeno credo."

"Ah, sì? Ecco perché sembrava tranquilla in mia presenza... Comunque, io con lei non ho parlato di sta cosa. Quindi se non dubita di me, è perché si fida della tua parola." affermò l'uomo, incrociando le braccia al petto e osservando Giuseppe con sospetto. "E allora mi viene spontanea una domanda: se lei si è fidata così tanto di te, tu perché non sei riuscito a fare lo stesso? Cosa faresti se scoprissi che non è stata quella sua amica? Non dovresti accusarla se non ne sei sicuro pienamente. E se la vostra è una relazione seria, dovreste stare entrambi sullo stesso piano. Non trattarla come una bambina, perché non lo è. E poi in questa settimana ho avuto modo di osservare meglio il suo carattere e penso sia una persona forte solo all'apparenza. Ho notato che ha un bisogno costante di essere rassicurata, di sentirsi dire che va tutto bene. Le hai tirato una bella mazzata dicendole che non ti fidi di lei."

"Hai ragione... Sono stato uno stronzo, non merita di essere trattata così." sussurrò Giuseppe con amarezza.
Aveva passato una settimana molto dura, soprattutto perché era la prima volta che trascorreva così tanto tempo senza vederla o sentirla.
Nemmeno un messaggio, nemmeno una chiamata.
Spettava sicuramente a lui farsi vivo, magari per chiederle scusa, visto che si era comportato male con lei. Ma non aveva trovato il coraggio per cercarla, si era convinto che sarebbe stato meglio parlarne di persona.
Realizzò troppo tardi che era stato aggressivo, le aveva urlato contro e aveva scaricato tutta la colpa su di lei.
L'aveva ferita, era scappata via da lui in lacrime.
Temeva che non sarebbe riuscita a perdonarlo per non essersi fidato e per essere stato così scortese.
Appoggiò il viso sulle mani, poi inspirò profondamente. "Pensi possa essere stato qualcun altro?"

"Beh, tutto è possibile. Qui pure i muri hanno gli occhi. Basta uno sguardo o una carezza di troppo, e vedrai che certa gente avrà di cosa spettegolare per una settimana intera." affermò Paolo, tenendo lo sguardo fisso su Giuseppe. "Pensi che qualcuno abbia qualche tipo di interesse nel vederti litigare con tua moglie o Aurora?"

Giuseppe rimase in silenzio per qualche istante, riflettendo su quelle parole. Un nome apparve nella sua mente, ma abbandonò subito l'idea perché gli sembrava assurda. Si morse un labbro, poi iniziò a parlare.

I Wanna Be Yours // Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora