Capitolo 14

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"Oggi non avevo tanta voglia di cucinare, scusatemi, ma spero che le pizze siano andate bene." disse Aurora, alzandosi e iniziando a raccogliere tutte le posate.
I bambini esultarono in coro, felici di aver pranzato assieme e mangiato uno tra i loro piatti preferiti e Aurora sorrise, percependo tutta quella gioia nel loro tono di voce.
Non era previsto che pranzassero tutti assieme di nuovo. Aurora e Giuseppe erano andati a ritirare i loro due figli da scuola, come succedeva spesso, ma quella volta i due ragazzini avevano insistito parecchio affinché potessero passare altro tempo assieme anche a pranzo. I genitori accettarono, in fondo non avevano altri impegni, e poi desideravano rivedersi anche loro due.

"Andate a lavarvi le mani adesso." disse Giuseppe, osservando le loro manine ancora sporche di sugo.

"Non ho voglia." rispose suo figlio, iniziando a leccarsi le dita.

"Ma che schifo, smettila." affermò l'uomo, tenendogli un polso. "Il mio non era un consiglio, ma un ordine. Forza, muovetevi."
Sbuffarono entrambi, alzando gli occhi al cielo, e si incamminarono controvoglia verso il bagno.
Una volta rimasti soli, l'uomo finì di bere il suo bicchiere d'acqua e si alzò, avvicinandosi ad Aurora, che era in piedi davanti al lavandino.

"Vuoi una mano?" le sussurrò all'orecchio, abbracciandola da dietro e avvolgendo le sue braccia attorno alla vita della donna.

"N-no... Devo solo finire di lavare un paio di forchette e basta..." rispose lei, sussultando alla percezione del respiro dell'uomo contro la pelle del suo collo. Ripensò alla loro prima volta e a tutte le sensazioni che l'uomo era stato capace di darle alcune sere prima. Ne aveva bisogno nuovamente, ma purtroppo quello non era il momento adatto.

"Fallo dopo." affermò lui, baciandole il collo. Poi continuò a darle piccoli baci delicati lungo tutta la mandibola, intanto che continuava ad accarezzarle il corpo.
Aurora si girò di scatto, per poterlo guardare negli occhi.

"Giuseppe..." sussurrò lei, appoggiando le mani sulle sue spalle.
Lui la zittì, premendo le sue labbra contro quelle della ragazza e la baciò delicatamente. Quel bacio, però, durò solo pochi istanti perché la ragazza si staccò, imbarazzata. "Non mi sembra il caso, avvocato." disse accarezzandogli il labbro inferiore con il pollice.

"I bimbi probabilmente si sono fermati a giocare..." sospirò lui.

"Preferisco non rischiare, Giuseppe." disse lei, sorridendogli, per poi baciarlo sulla guancia, all'angolo della bocca.

"Mh, va bene." rispose lui, dopo averle dato un bacio a stampo sulle labbra. Si staccò da lei e si girò, osservando il tavolo della cucina, ancora in disordine. "Occupiamoci di questi cartoni delle pizze, dai."

"Papà, vieni che ti devo mostrare una cosa!" urlò il figlio di Giuseppe, correndo il cucina e aggrappandosi al braccio del padre.
Aurora rimase in silenzio a guardare la scena e lanciò un'occhiata a Giuseppe, sorridendo compiaciuta, come se volesse dirgli "Te l'avevo detto." L'uomo notò quello sguardo e scoppiò a ridere, lasciando che le fossette prendessero vita sulle sue guance.

"Vai, tranquillo. Finisco io." disse lei, accarezzandogli un braccio e percependo la durezza del suo bicipite attraverso il delicato tessuto di cui era fatta la sua camicia bianca.
L'uomo la guardò con aria confusa, non sapendo cosa fare. "Giuseppe, stai tranquillo, finisco io, non c'è problema." aggiunse poi, mostrandogli un sorriso rassicurante.

L'uomo seguì suo figlio, anche se con una certa esitazione, che lo portò nel soggiorno dell'appartamento della giovane donna.

"Ti piace? L'ho fatto io!" disse il bimbo, mostrandogli una piccola casetta fatta di pezzi di Lego.

I Wanna Be Yours // Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora