Capitolo 41

486 32 15
                                    

Attenzione: scene sessualmente esplicite.
Ho deciso di isolare completamente questa scena in questo capitolo, quindi se qualcuno non volesse leggere, può tranquillamente saltare e passare al prossimo (che arriverà domani), perché in questo capitolo non c'è nessuno svolgimento di trama, c'è solo ed esclusivamente la scena esplicita. Buona lettura!

*GIUSEPPE*

"Allora andiamoci, forza." mi disse, ancora con il fiato corto.

La guardai e le sorrisi con malizia, era evidente che fosse impaziente almeno quanto me, lo potevo leggere nei suoi occhi. Non vedevo l'ora di averla tutta per me quella sera.
In quei giorni avevo pensato spesso a quanto avrei voluto abbracciarla, baciarle e accarezzarle il corpo nudo, stringerla a me.
E in quel momento, finalmente, i miei desideri stavano diventando realtà. Mi ritrovavo con lei, mano nella mano, a salire velocemente le scale che portavano al piano di sopra, diretti verso l'appartamento.
Aprii la porta molto velocemente e non appena entrammo dentro, si attaccò immediatamente al mio collo.
Leccò la mia pelle, la baciò e lasciò numerosi piccoli morsi qua e là.
Mi stava facendo impazzire, l'eccitazione in me cresceva sempre più.
Chiusi la porta con un calcio, sbattendola con noncuranza, anche se non era da me.

"Giuseppe, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo." disse sospirando, ancora attaccata alla mia pelle.

"Anche io ti amo, non puoi immaginare quanto." le risposi.
Appoggiai immediatamente le mani sui suoi fianchi, poi lentamente scesi fino al sedere. La presi in braccio per portarla verso la camera da letto, e lei cinse le gambe attorno alla mia vita.
Intanto sentii i suoi baci caldi e delicati percorrermi tutto il viso: la fronte, le guance, il naso, le labbra. Era come se non riuscisse a staccarsi da me.
Ma nemmeno io potevo, né volevo, staccarmi da lei. Ero impaziente di ricambiare tutti quei baci, tutte quelle carezze.
La appoggiai più o meno delicatamente sul materasso, poi rimasi in piedi davanti al letto e mi tolsi prima la giacca, poi le scarpe.
Non smisi di guardarla per nemmeno un istante, era come se mi tenesse incollato a lei come una calamita.
Era bellissima.

"Dai, quanto ci metti?" domandò, ridendo.

"Quanta fretta!"

"Presidente, muova il culo."

Scoppiai a ridere.
Era impaziente e non si faceva problemi nel farmelo capire.
Lo ero anche io, certamente, però mi spogliai più lentamente perché volevo godermi anche l'attesa, ogni singolo istante trascorso lì con lei.
Avevamo tutta la notte davanti, perché affrettare le cose?

Anche lei aveva iniziato a spogliarsi, prima si era tolta i tacchi, poi aveva aperto i primi due bottoni della camicetta. Però volevo essere io a farlo, volevo essere io a toglierle lentamente gli indumenti di dosso, ammirare il suo corpo nudo.

"Stai ferma, ci penso io." le dissi a bassa voce, ma con un tono più severo e autoritario.

Smise di sbottonarsi la camicia, ma mantenne una mano sul petto e iniziò a massaggiarsi un seno. Mi leccai un labbro, era una scena sensuale, che mi fece eccitare enormemente.
Mi piegai su di lei, arrivai all'altezza del suo viso, e toccò a me riempirla di baci. Mi soffermai sulle sue labbra per abbastanza tempo, baciandole con insistenza, mordendole anche di tanto in tanto.
Poi, arrivato al suo orecchio, ne leccai e succhiai il lobo, sussurrandole intanto le cose più perverse che mi erano passate per la testa. Le avevo detto di quanto, soprattutto di come, avessi pensato a lei nei giorni in cui ero all'estero, e soprattutto cosa avrei voluto farle quella sera.
Intanto, però, le avevo completamente sbottonato la camicia. Finalmente il suo busto era libero da quell'indumento così ingombrante e fastidioso. Riuscii a vedere il suo reggiseno, era bianco e ricoperto da uno strato sottile di pizzo. Appoggiai la fronte tra i suoi seni, riempii quella zona di baci e di piccoli morsi, e intanto le aprii la cerniera dei pantaloni. Alzò il bacino, permettendomi di sfilarglieli, quindi finirono a terra assieme alle nostre scarpe e alla mia giacca.
Le ordinai di mettersi a sedere, in quel modo sarei riuscito a toglierle del tutto la camicia e poi il reggiseno. Obbedì, e mantenne gli occhi fissi su di me intanto che la spogliavo, lasciandole solo gli slip addosso.
Non riuscivo a decifrare il suo sguardo, sembrava dolce, innocente, ma allo stesso tempo perverso e malizioso.

I Wanna Be Yours // Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora